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I nostri assaggi

I 6 migliori Fiano di Avellino sotto i 20 euro scelti dal Gambero Rosso

Tra Fiano di Avellino DOCG e Fiano di Avellino DOCG Riserva ecco le migliori etichette dal miglior rapporto qualità-prezzo di questo grande vino bianco che ben si presta all'invecchiamento

  • 24 Giugno, 2025

Il Fiano di Avellino ci porta in Irpinia, nell’entroterra della Campania, dove dominano le colline che si alzano verso l’Appennino e dove vengono prodotti alcuni grandi vini bianchi e rosati che si esprimono al meglio dopo alcuni anni, regalando parabole gustative davvero sorprendenti nel tempo, un fattore che non troviamo ancora valorizzato del tutto sia dai parte dei produttori che dei consumatori.

Parliamo principalmente del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino, che – insieme alla Falanghina del Sannio – sono i protagonisti tra le etichette della Campania premiate con i Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso

Qui ci concentriamo sul  Fiano di Avellino, Docg dal 2003, denominazione in grado di regalare alcuni dei bianchi più sfaccettati, profondi e longevi dello Stivale. La zona di produzione comprende 26 comuni tra la Valle del Sabato e quella del Calore. Il vitigno, appunto il fiano, è un’uva antica, presente in Campania probabilmente già in epoca romana, il cui nome viene ufficialmente attestato per la prima volta in alcuni documenti di vendita risalenti alla prima metà del XIII secolo. Tornando a oggi, possiamo dire che andare alla scoperta dei Fiano di Avellino è un viaggio sicuramente molto interessante, in cui il vitigno diventa materia plastica per le diverse letture, date dal territorio e dai produttori..

La Campania del vino. Storia e vitigni della regione

“Campania Felix”: è così che i Romani parlavano di questa regione, lodandone la straordinaria fertilità, il clima mite e le bellezze paesaggistiche che ristoravano gli occhi e gli animi dei ricchi aristocratici (e di più di un imperatore) che trascorrevano qui le loro vacanze, lasciando a Roma le preoccupazioni e gli affanni. “Felix” anche perché in grado di produrre grandi vini, alcuni dei quali ricordati nelle maggiori opere letterarie latine a noi pervenute.

La Campania è una delle regioni italiane più composite sia sul piano geo-morfologico sia su quello ampelografico. La superficie vitata supera di poco i 25mila ettari, che abbracciano una miriade di territori differenti, ognuno con una propria cultura produttiva, esposizioni e formazioni geologiche diverse: aree vulcaniche come Roccamonfina, il Vesuvio, la zona dei Campi Flegrei; poi le isole; i vigneti d’alta quota dell’Irpinia (che arrivano anche oltre i 700 metri); le vigne a strapiombo sul mare della Costiera Amalfitana.

Questi territori sono la culla di vitigni autoctoni quali fiano, greco, falanghina, aglianico, piedirosso, casavecchia, pallagrello (bianco e nero), pepella, biancolella e tanti altri, dai quali si ottengono vini sempre più contemporanei e comunque quasi sempre in grado di restituire il territorio.

I Fiano di Avellino dal miglior rapporto qualità-prezzo

In attesa di conoscere i risultati delle degustazioni in corso per la nuova guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso, ecco i Fiano di Avellino che ci sono piaciuti di più tra quelli recensiti nelle guide Berebene 2025 Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. e che in enoteca e negli shop on line costano meno di 20 euro. 

 

Fiano di Avellino Le Grade 2023  – Vinosia

Era il 2004 quando Luciano Ercolino, raccogliendo una lunga eredità di famiglia, fondò a Paternopoli, la sua azienda vitivinicola. Siamo in una delle aree più vocate e storiche dell’Irpinia, dove insistono i 50 ettari coltivati con le varietà autoctone, fiano, greco, aglianico. Queste fungono da solida base per un progetto che si propone di valorizzare la tradizione vinicola irpina tramite una lettura tecnica contemporanea.  Come avviene nel Fiano di Avellino Le Grade ’23: belle sensazioni erbacee, fiori di campo, pesca bianca, basilico, un profilo aromatico che si riverbera in una bocca molto saporita e precisa, armonica, equilibrata dove tutto è al posto giusto.

Fiano di Avellino 2023 – Di Meo

Molto buono il Fiano ’23 di Di Meo, piacevolmente intrigante. La cantina dei fratelli Roberto e Generoso Di Meo è ospitata in un affascinante casale settecentesco, già casino di caccia dei Principi Caracciolo. È questo il centro nevralgico di una realtà attiva già negli anni ’80 che da Salza Irpina, una delle patrie del Fiano di Avellino, si è poi estesa alle altre denominazioni irpine. E quindi da Montemarano proviene l’aglianico mentre da Santa Paolina e Montefusco il greco. La gamma proposta si è dimostrata ineccepibile, impreziosita dalle Riserve di Greco e Fiano che escono dopo molti anni dalla vendemmia.


Fiano di Avellino 2022  – Vigne Guadagno

L’azienda dei fratelli Guadagno nasce una quindicina di anni fa. Il territorio è quello di Montefredane, uno degli areali considerati come una sorta di “grand cru” del Fiano di Avellino. E infatti, tra le proposte dell’azienda abbiamo apprezzato proprio il fiano. La versione 2022 profuma di susina e pesca bianca, fieno appena falciato, mandorla fresca; insieme a uno sbuffo mentolato, queste note si riverberano in una bocca solida, compatta, agrumata, sottile senza essere scarna.


Fiano di Avellino Montelapio  2023 – Villa Matilde Avallone

Il progetto vitivinicolo, avviato da Francesco Paolo Avallone negli anni ’60 in quello che i Romani chiamavano “ager falernus”, nel tempo è cresciuto: alle vigne di Cellole e Sessa Aurunca si sono aggiunte le tenute nel Sannio Beneventano e in Irpinia, dove prendono vita i vini della linea Pietrafusa. A portare avanti l’azienda, che ormai conta su un vigneto di ben 130 ettari, ci sono Maria Ida e Salvatore, i figli di Francesco Paolo. Dalla Tenuta di Pietrafusa arriva un Fiano Montelapio generoso negli aromi di fiori di campo, polpa di limone e mandorla fresca. Una sfumatura golosa di pesca bianca apre la strada a un sorso concreto e di ottima nitidezza gustativa.

Fiano di Avellino Paladino Ris. 2022 – Colli di Castelfranci

Alla guida di questa realtà immersa nel verde dell’Alta Irpinia, battezzata dal borgo di Castelfranci, sede dell’azienda, ci sono Luciano Gregorio e Gerardo Colucci. Insieme avviano l’attività nel 2002 per iniziare a produrre i vini tipici della zona. Quindi spazio soprattutto all’aglianico, lavorato con varie soluzioni a seconda delle etichette, ma anche ai bianchi, segmento comunque importante nello scacchiere produttivo aziendale. Tutte le etichette dimostrano una buona fibra e aderenza territoriale. Poche aziende sono in grado di avere risultati cosi soddisfacenti su tutte le etichette proposte. Prato fiorito e fieno appena falciato nel profilo del Paladino Riserva ’22, cui si aggiungono eleganti sfumature agrumate e iodate. La bocca è giocata sull’eleganza e sulla tensione; finale lungo e infiltrante.

Fiano di Avellino Pietracalda Ris. 2022 – Feudi di San Gregorio

Teso e molto fine il Fiano Ris.Pietracalda ’22 di Feudi di San Gregorio. Quando si racconta il vino campano, non si può tralasciare di parlare dell’azienda, fondata nel 1986, oggi nelle mani di Antonio Capaldo che, con la collaborazione di Pierpaolo Sirch,  uno dei punti di riferimento del vino italiano. La produzione si concentra sull’Irpinia ma spazia all’interno delle principali denominazioni regionali. L’attività viene impreziosita da alcuni importanti progetti paralleli come FeudiStudi o il marchio spumantistico Dubl.

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