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L'appello

“La crisi del vino è arrivata ad un livello drammatico. Bisogna ridurre la produzione”. Gregory Perrucci lancia l’idea di un manifesto dal basso

Il produttore pugliese descrive questa fase come l'ora più buia del settore vitivinicolo e chiama a raccolta i produttori volenterosi per proporre le misure da indicare alle istituzioni. Parola d'ordine: ridimensionamento

  • 12 Giugno, 2025

«La crisi del settore è ormai giunta ad un livello assai grave, direi drammatico». Non ci gira attorno il produttore Gregory Perrucci dell’azienda Agricola Felline di Manduria che, senza paura di usare la parola crisi, lancia l’allarme e riassume con lucidità la situazione attuale: «Caduta verticale dei consumi, aumento vertiginoso dei costi di produzione, violente narrazioni contro il vino: dannoso per la salute, pericoloso per la guida, spropositamente ricaricato dai ristoratori, maldestramente comunicato ai giovani dai produttori, autoreferenziato da sommelier e giornalisti, banalizzato da influencer e blogger, penalizzato dalla politica, dai dazi di Trump, dalle idiozie burocratiche nazionali ed europee, dalle pressioni verso i low e no alcol».

La crisi del mercato americano

Perrucci, che il mercato statunitense lo conosce bene, prova ad analizzare la situazione Oltreoceano, con e senza i dazi di Trump. «Mi giunge la notizia che RNDC, colosso della distribuzione Usa annuncia la chiusura delle sue attività in California – scrive in un lungo post sui suoi social – Intanto un amico importatore di New York mi spiega che il drammatico crollo dei consumi in America è dovuto anche all’esplosione delle bevande a base di cannabis, all’incredibile aumento dei ricarichi applicati dai ristoratori e degli interessi sulle carte di credito applicati dalle banche, alla quasi estinzione della professionalità dei retailer, gran parte dei quali sono immigrati provenienti da paesi lontanissimi dalla cultura del vino. Mi rappresenta insomma un quadro di assoluta turbolenza strutturale che rende impossibile delineare gli sviluppi e l’evoluzione del settore: l’unica certezza attuale è il ridimensionamento».

Il vino nella sua ora più buia

Un ridimensionamento che riguarda il mercato americano, ma che finisce inevitabilmente per riguardare tutto il mondo vitivinicolo. Spiega, infatti, Perrucci che lo stesso stato d’animo di incertezza lo ritrova tra tutti i colleghi produttori, italiani ed esteri, con i quali le comunicazioni si sono recentemente intensificate. «Sembriamo tutti alla ricerca di conferme di fronte a situazioni paradossali: “sta capitando anche a te?” è la frase più ricorrente che sento», confessa – Siamo dentro “L’ora più buia” per usare una parafrasi cinematografica. Uno sbando totale e globale che – come giustamente reclamava il mio amico da New York – non può essere imputato esclusivamente ai dazi di Trump, come i media sembrano fare».

Il grande silenzio di aziende e politica

Il produttore pugliese, però, denuncia il vero problema attuale: «Il silenzio profondo. Quello dei protagonisti, del nostro esercito di produttori che percossi ed attoniti, muti aspettano il Churchill che indichi la via, assuma il comando, chiami a raccolta, mentre si disperdono dietro ai mea culpa, alle flebili soluzioni di rappresentanti e associazioni di categorie». Peccato che di Churchill in giro se ne vedano pochi e chi ci governa è ancora troppo occupato a dire che va tutto bene e che il 2024 si è chiuso con un nuovo record dell’export.
«Ricordo l’invocazione della wine bag in risposta alla riforma del codice della strada, le raccomandazioni di moderazione nel ricarico di vendita ai ristoranti, l’auspicata conversione dei produttori da vini rossi a bianchi, da fermi a spumanti, da alcolici a non alcolici, in una disordinata fiera di varie amenità», aggiunge il produttore, commentando le recenti vicende e i tentativi di risposta messi in atto nella speranza di limitare i danni.

La necessità di ridurre la produzione

Lo sfogo di Perrucci, però, non è fine a sé stesso, ma è un tentativo di avviare una riflessione che parta dal basso. «Per me – dice – è giunto il momento di una seria riflessione e discussione su cosa debba essere il vino italiano nel prossimo futuro, e parlo del vino quale prodotto agricolo territoriale, come finora lo abbiamo inteso, non delle derive no e low alcol che appartengono all’industria. Occorre una convergenza del mondo vitivinicolo su un primo punto fondamentale: chi deve ridurre o abbandonare la produzione. Negli ultimi anni si è piantato troppo e ovunque, si sono lasciate correre le rese e si è consentito un accesso assai disinvolto alle denominazioni col risultato di banalizzare vitigni, territori e vini. Siamo pronti ad affrontare e pianificare strategicamente questo ridimensionamento?».

L’appello per un Manifesto da presentare alle istituzioni

Infine, l’appello a quelli che Perrucci chiama i “volenterosi” per mettere nero su bianco delle linee guida che possano dare un futuro al settore. «Convergiamo assieme verso un Manifesto che indichi chiaramente gli obiettivi e le misure prioritarie da indicare alle istituzioni per riformare seriamente un settore che contribuisce in maniera importante all’economia dell’intero Paese».

Si attendono adesioni.

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