Notizie / Vino / “Distillazione, estirpi e blocco degli impianti”. Federdoc chiede un mix ragionato di interventi per uscire dalla crisi del vino

Strategie

"Distillazione, estirpi e blocco degli impianti". Federdoc chiede un mix ragionato di interventi per uscire dalla crisi del vino

Oltre al Piemonte, in difficoltà ci sono anche Abruzzo, Veneto, Toscana e Puglia. Il presidente Gallarati Scotti Bonaldi punta a potenziare il ruolo dei consorzi e chiede l'urgente applicazione del regolamento Ue sulle Ig

  • 26 Giugno, 2025

La crisi di sovrapproduzione di vino in questo 2025 si può evitare con un mix intelligente di misure, comprese la distillazione, l’eradicazione degli impianti e il blocco delle autorizzazioni, ma a patto che tutto sia inserito in un piano coerente a livello nazionale. Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi non ha paura a usare termini che fino a poco tempo fa sembravano dei tabù. In tempi come quelli attuali, in cui l’instabilità internazionale sta contribuendo a dare un’ulteriore spallata al calo dei consumi (come nel caso degli ultimi dati sul mercato Usa), bisogna affrontare i problemi in maniera laica, valutando ogni possibile soluzione. E il presidente della Federdoc non nasconde le difficoltà che stanno vivendo gli enti di tutela e le denominazioni italiane (e non solo il Piemonte che una settimana fa ha lanciato l’allarme).

In questa intervista al settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, il presidente Scotti Bonaldi ribadisce la centralità dei Consorzi di tutela nella gestione delle Dop e ritiene «più che mai impellente dare attuazione a livello nazionale al Regolamento (Ue) n. 1143/2024 sulle Indicazioni geografiche», che contiene tutti gli strumenti per affrontare la crisi. L’Italia del vino, in altre parole, dovrà mettersi necessariamente sotto i ferri ma, se vorrà prevenire mali peggiori, dovrà eseguire interventi chirurgici affidandosi alla robotica di precisione piuttosto che a operazioni altamente invasive, che potrebbero creare complicazioni al sistema.

||||

 

Ci avviciniamo alla vendemmia 2025 con giacenze alte, in modo particolare per alcune Dop. Siete preoccupati, alla luce di un mercato in cui i consumi sono in calo?

Indubbiamente, ci sono preoccupazioni, amplificate da un contesto geopolitico e sociale tutt’altro che positivo. Sappiamo bene che il trend globale dei consumi è in continua discesa, con flessioni importanti proprio nel 2024 (-3,3% a 214 milioni di ettolitri – dati Oiv). L’Italia sta riuscendo a preservare il livello dei consumi stabili (+0,1% nel 2024 – dati Area Mediobanca) seppur con un calo dei quantitativi venduti (-2,5% nel 2024 – dati Area Mediobanca). L’attenzione rimane però molto alta. Considerando che il nostro è export oriented, dobbiamo intervenire partendo dall’assunto che il calo dei consumi è ormai un trend consolidato.

Di cosa ha bisogno il vino italiano?

Di un piano strutturato e di ampio respiro basato su interventi molteplici, che vadano da una più efficiente gestione delle produzioni a livello territoriale a delle politiche di marketing e promozione diversificate. I Consorzi rivestono un ruolo centrale nella gestione della congiuntura di mercato e della crisi produttiva: le iniziative sicuramente non tardano ad arrivare, ognuna cucita su misura in base alla diversa situazione territoriale.

In che modo potrebbero agire?

Mettendo, urgentemente, a loro disposizione strumenti più efficaci, che permettano interventi mirati e pluriennali, con cui dare valore alle Dop ed evitare una saturazione di mercato. Per questo, è più che mai impellente dare attuazione a livello nazionale al Regolamento (UE) n. 1143/2024 sulle Indicazioni Geografiche. Al suo interno, c’è il giusto mix di strumenti con cui i Consorzi potranno declinare strategie coordinate e funzionali al mercato, di lungo respiro, con cui garantire una crescita costante delle nostre eccellenze, dalle quali dipende il reddito di molte realtà rurali e la competitività del nostro Paese.

vigneti Piemonte – Asti Docg

 

I Consorzi del Piemonte hanno chiesto la distillazione per Doc e Docg per affrontare la prossima campagna. Un provvedimento utile?

In Piemonte, è stata già da tempo denunciata la difficile condizione in cui stanno operando denominazioni storiche e importanti (come Asti, Dolcetto d’Alba, Barbera d’Asti, Gavi). La richiesta dei Consorzi è dare vita a una strategia territoriale, anche in questo caso multi-intervento. Tra le misure proposte, c’è l’attivazione di una distillazione selettiva di crisi per porre un rimedio immediato al problema delle scorte di cantina. Sappiamo, però, che i Consorzi vogliono intervenire contestualmente con altre misure, discutendo di sospensione degli impianti di nuovi vigneti, per evitare un incremento ulteriore delle scorte, e di riduzione delle rese e lavorando a piani promozionali per aprire nuovi mercati.

In quali altre aree viticole si registrano criticità?

Stiamo registrando difficoltà anche in Abruzzo, Veneto, Toscana e Puglia. E, a conferma di quanto detto, ognuno di questi territori sta procedendo differentemente attivando riserve vendemmiali, riducendo rese produttive, stoccaggio o bloccando le nuove iscrizioni a schedario. La Federdoc ha da sempre ritenuto preferibile dare spazio a interventi che non sviliscano le nostre denominazioni e preservino il loro valore. Tutti i Consorzi associati agiscono nella piena condivisione di questo principio. Ciò non esclude che si possa presentare la necessità di attivare misure impattanti come la distillazione, purché in modo selettivo e nel quadro di misure più strategiche e, soprattutto, coerenti.

Abruzzo – vigneti montepulciano d’Abruzzo

 

È recente la presa di posizione di Unione italiana vini, che chiede lo stop temporaneo delle nuove autorizzazioni per gli impianti viticoli. Condividete?

Non avrebbe senso parlare di misure come l’estirpazione senza vincolare la loro attuazione a strategie più ampie e coerenti. La sospensione della crescita delle autorizzazioni di nuovo impianto è una decisione coerente, in tutti quei casi in cui la riduzione del potenziale vitivinicolo del singolo Stato si è resa necessaria attivando misure proprio come l’estirpazione. Come Federdoc, riteniamo che l’attuale condizione in cui versa il settore vino europeo richieda interventi mirati e flessibili, adatti alle diverse situazioni territoriali europee e nazionali, ma ogni intervento va adottato in modo ragionato. Le misure vanno messe a sistema. Solo così attueremo strategie efficaci, per superare le difficoltà e scongiurare definitivamente il loro ritorno.

Vigneto Conero

 

Quali altre misure l’Italia dovrebbe applicare per limitare il rischio sovrapproduzione?

Da tempo, sottolineiamo l’importanza che il nuovo Regolamento sulle Ig riceva applicazione anche a livello nazionale. Proprio perché all’interno della nuova disciplina troviamo quel pacchetto di strumenti utili a limitare i rischi di sovrapproduzione dei vini a Do che, al momento, rappresentano più di metà delle giacenze accumulate nel 2025 (Dop 55,6%, Igp 25,9%, varietali 1,4%, altri 17,2%, secondo il Report Icqrf di maggio). I piani di gestione dell’offerta adottabili potranno consentire una gestione più oculata e specifica delle singole Dop, con interventi aggiornabili triennalmente sulla base del mutare del contesto economico e sociale, tenendo conto delle fluttuazioni del mercato.

Dopo il record del 2024, i dati sull’export italiano nel 2025 presentano segni meno. Dobbiamo preoccuparci?

Negli ultimi anni, l’Italia ha mantenuto ritmi di crescita molto sostenuti. Il record del 2024 è certamente frutto della capacità degli operatori del settore. La competitività è rimasta sempre alta ed ancora lo è, ma non possiamo sottovalutare la complessità dello scenario. La situazione geopolitica è estremamente instabile, definire strategie di medio periodo risulta più che mai arduo ed è fisiologico che ci siano fluttuazioni al ribasso. Il settore, però, ha sempre dimostrato forte dinamismo e grande capacità di cambiare pelle e adattarsi.

 

Pensa che l’apertura di nuovi fronti bellici in Medio oriente possa avere effetti sul vino?

Una nuova guerra renderebbe lo scenario mondiale più incerto. Non possiamo prevedere, nello specifico, le ripercussioni dirette per il vino, ma l’inasprimento della situazione geopolitica non sarà di aiuto riportando i costi di trasporto e di logistica in rialzo e una nuova instabilità dei tassi di cambio, che potrebbe alla lunga rendere i vini europei più costosi nei mercati dollaro-dipendenti, impattando sulla competitività del nostro export. Non va dimenticato, inoltre, che un’instabilità macroeconomica può intaccare la fiducia dei consumatori e i trend d’acquisto.

La promozione, in questo contesto, è fondamentale. Il bando Ocm vino 2025/26 sembra essere stato semplificato. Ritenete che potenziare la promozione possa aprire nuovi mercati rispetto a quelli storici? Dove deve guardare l’Italia?

Lo scenario geopolitico ci impone di ripensare le nostre strategie commerciali e di rielaborare i nostri piani promozionali. La stessa Commissione Ue nella sua Visione per l’agricoltura e l’alimentazione ha annoverato tra gli obiettivi da raggiungere lo sviluppo della resistenza ai cambiamenti geopolitici, da attuare proprio attraverso la creazione di nuove opportunità di esportazione. I fondi Ocm vino dovrebbero essere utilizzati solcando questo tracciato: diversificare e aprire nuovi mercati per creare nuovi sbocchi per l’export. Abbiamo molti Paesi su cui possiamo iniziare a lavorare: pensiamo al Sud–Est Asiatico e al Sud America ma anche al Sud Africa. Ciò non significa assolutamente smettere di presidiare i mercati in cui siamo presenti, come gli Stati Uniti.

 

Veniamo al “pacchetto vino” della Commissione europea, su cui recentemente il Consiglio dell’Ue ha chiesto delle modifiche. Dove si potrebbe migliorare, a vostro avviso?

Siamo soddisfatti, in generale, dei risultati ottenuti col pacchetto vino grazie al lavoro delle istituzioni e del Gruppo di alto livello. L’unico aspetto della proposta che abbiamo ritenuto poco coerente è stato il mancato riferimento ai Gruppi di produttori riconosciuti (Consorzi di tutela in Italia) tra gli interlocutori che lo Stato membro dovrebbe consultare nella definizione di regole idonee a stabilizzare il funzionamento del mercato comune dei prodotti vitivinicoli e la loro offerta.

 

Quali rischi può generare tale mancanza?

L’esclusione, oltre a differire dalle conclusioni del Gruppo di alto livello, è incoerente, considerando che lo stesso legislatore europeo, prendendo atto della posizione centrale dei gruppi di produttori, ha affidato proprio ai Consorzi dei poteri regolatori dell’offerta e gestione delle Ig nel nuovo Regolamento del 2024. Non usufruire della loro conoscenza e delle loro informazioni, in quanto osservatori e gestori concreti delle Ig, porterebbe alla definizione di azioni poco congrue con le realtà delle diverse denominazioni e, conseguentemente, ad azioni scarsamente efficaci.

Una domanda sui vini no-low alcol. In Italia, permane il ritardo per le imprese che vogliono investire. Che ne pensa?

Le tendenze di mercato ci mostrano nuove preferenze tra i consumatori, tra cui l’acquisto dei prodotti low–alcol o no-alcol. Il settore deve mettersi in ascolto della società e cogliere le opportunità che, sotto il profilo commerciale, potrebbero derivare dalle nuove esigenze dei consumatori. Tale processo deve svolgersi, però, sempre nel rispetto delle nostre tradizioni e peculiarità, che poi rappresentano i fattori determinanti per cui un vino italiano viene preferito sullo scaffale rispetto a un altro. Gli ostacoli all’apertura di questo mercato stanno via via venendo meno. Quanto alle tempistiche, sappiamo bene che il nostro Paese ha le sue, ma ciò non ci ha mai impedito di raggiungere la meta.

cocktail – foto timothe-durand-by-unsplash

 

Il rilancio dei consumi passa anche per la comunicazione. Mercoledì 11 giugno, un parterre di esperti ha presentato a Milano Envisioning2035, e ha parlato di svecchiare l’immagine del settore. Dove dobbiamo agire?

A dover essere svecchiato non è tanto il prodotto, quanto il modo con cui lo presentiamo e lo facciamo conoscere. C’è bisogno di un nuovo modo di comunicare il vino. Dovremmo investire di più su questo. Le statistiche a disposizione ci mostrano una distanza dei giovani dal nostro mondo, non tanto per mancato apprezzamento del vino, quanto per scarsa conoscenza o per associazione al prodotto di immagini elitarie e di nicchia, che poco hanno in comune con le nuove generazioni. Dobbiamo creare piani di comunicazione più traversali e adatti a un pubblico non si è mai avvicinato al prodotto. Dovremmo, insomma, abbattere quei muri che noi stessi abbiamo creato, al di là dei quali troveremo un grande bacino di consumatori. Per farlo, dovremmo utilizzare strumenti di comunicazione diversi, dando preferenza alle piattaforme social, ma anche creare campagne promozionali con toni più idonei alle nuove leve, che potranno certamente diventare così degli appassionati delle nostre eccellenze.

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE...

<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri,
il settimanale economico di Gambero Rosso

Corsi per Appassionati

Corsi per Professionisti

University

Master

© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma

Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati