Il territorio della Franciacorta, situato in Lombardia tra il Lago d’Iseo e le prime propaggini della pianura padana in provincia di Brescia, è uno dei distretti vitivinicoli più prestigiosi d’Italia. Soprattutto è un territorio che è stato in grado di crescere esponenzialmente in poco tempo grazie a una visione precisa e a una progettualità che spesso manca ad altre zone.
L’identità enologica della Franciacorta si radica in una conformazione geologica di origine glaciale: il grande ghiacciaio che scendeva dalla Val Camonica ha modellato colline, pendenze e depressioni, depositando una complessa stratificazione di suoli morenici, fluvio-glaciali e alluvionali. Questa eterogeneità del sottosuolo, ricco di scheletro e ben drenato nelle zone più alte, più profondo e fertile nelle aree vallive, si riflette direttamente sulla diversità espressiva dei vini, offrendo le condizioni ideali per la coltivazione di varietà come lo chardonnay e il pinot nero, i due pilastri del Metodo Classico locale, cui si affiancano il pinot bianco, e da qualche anno, anche il riscoperto erbamat.
Generalmente siamo abituati a pensare a un Franciacorta come a uno spumante bianco. Il che, se andiamo a guardare i numeri produttivi, risponde alla realtà. Sempre di più però i produttori franciacortini stanno lavorando nel mettere appunto anche la tipologia Rosé. Stando ai dati del Consorzio Franciacorta, nel 2023, sono state commercializzate circa 19,5 milioni di bottiglie di Franciacorta, con un incremento del 6,4% nel prezzo medio a bottiglia, ora attestato attorno ai 24,4 euro. Il Franciacorta Rosé ha contribuito in modo sostanziale a questa performance, con una quota di produzione pari al 10,2% del totale, corrispondente a circa 2 milioni di bottiglie.
Nel corso degli anni il disciplinare del Franciacorta Rosé ha subito diverse modifiche, segno del fatto che la tipologia non vuole essere un semplice completamento di gamma, ma un prodotto attraverso il quale le aziende esprimono un’altra faccia della loro identità. Andando a ricercare tra i vecchi disciplinari, balza subito all’occhio come siano state aumentate le quote del pinot nero: prima il 15%, poi il 25%, per giungere all’attuale 35%, completato da un massimo del 65% di chardonnay, un massimo del 50% di pinot bianco e fino al 10% di erbamat.
La sosta sui lieviti deve essere di almeno 24 mesi, che sale a 30 mesi per i millesimati e a 60 mesi per le riserve. Uno degli sviluppi più rilevanti degli ultimi anni è l’introduzione nel disciplinare della colorimetria tristimolo, un metodo scientifico per determinare in modo oggettivo il colore del Franciacorta Rosé. Questa tecnica consente di superare l’approccio soggettivo della valutazione visiva, standardizzando i requisiti cromatici minimi e conferendo una coerenza stilistica a tutta la categoria.
Se avete voglia di esplorare il lato rosa di questa denominazione, potete partire dalla lista che vi proponiamo qui sotto. Sono i migliori Franciacorta Rosé (nelle tipologie Rosé, Rosé millesimato e Rosé Riserva) valutati con Tre Bicchieri e Due Bicchieri Rossi nella guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso.
Franciacorta Extra Brut Rosé Lucrezia Ris. 2011 – Castello Bonomi
Il Lucrezia Riserva ’11 di Castello Bonomi ci ha davvero stupito. Si tratta di un Rosé di grande fascino ed eleganza dall’ampio profilo olfattivo: unisce note di melograno, anguria insieme a una nuance speziata raffinatissima. La bocca è grintosa, ben profilata e ritmata da una freschezza vivida e luminosa. Una grande annata raccontata in una finissima cuvée. La famiglia Paladin, dopo aver acquisito l’azienda nel 2008, ha deciso di continuare ad affidarsi allo chef de cave Luigi Bersini, presente in cantina dal 1985. Scelta più che azzeccata, visti i risultati nel bicchiere: i vini di Castello Bonomi, ottenuti dalle vigne di proprietà sulle pendici del Monte Orfano, continuano ad avere negli anni un’identità chiara e ben definita. Lo stile è ricco e gastronomico, mantenendo tuttavia un’ottima freschezza, espressione del terroir calcareo-gessoso di questa sottozona. Ottima prestazione complessiva per l’azienda.
Franciacorta Nature Rosé 61 2017 – Berlucchi Franciacorta
Il Nature Rosé 61 ’17 di Berlucchi Franciacorta è davvero notevole: invitante nei suoi toni morbidi di lampone, melograno, caffè e pan brioche. Il palato è avvolgente e progressivo, dotato di nerbo e profondità: regala sensazioni tattili ricamate e una chiusura precisa e lunga.
Se oggi possiamo godere di una delle migliori bollicine d’Italia lo dobbiamo in buona parte al visionario Franco Ziliani e a Guido Berlucchi, che insieme hanno per primi creduto nella Franciacorta come terra di grandi spumanti. Dopo più di sessant’anni l’azienda, sotto l’attenta guida della nuova generazione composta da Arturo, Cristina e Paolo, continua a essere il capostipite di questa regione vinicola.
Franciacorta Brut Rosé Bokè 2020 – Villa Franciacorta
La famiglia Bianchi dispone di una gamma di Franciacorta di sicuro interesse. Spicca tra gli assaggi, il Boké ’20, che arriva alle finali. Un Franciacorta Rosé teso e scattante dagli aromi di anguria e caffè. La bocca è golosa, ricca e sapida con un finale lungo e nitidissimo.
Franciacorta Brut Rosé 2016 – Bersi Serlini
Nella convincente tornata di assaggi di quest’anno dei vini di Bersi Serlini spicca una cuvée spicca: il Franciacorta Brut Rosè ’16, blend di pinot nero e chardonnay. Profuma di ciliegie e fiori rossi, con una bocca armonica e delicatamente speziata che chiude su un finale di menta e pepe bianco.
La Bersi Serlini è un’azienda a gestione familiare con profonde radici nella Franciacorta. Precisamente dal 1886, quando venne acquistato lo storico Palazzo già adibito a produzione vinicola dai monaci di Cluny. Cantina e vigneti godono di una posizione invidiabile. Affacciati sullo spettacolare parco naturale delle Torbiere, creano un connubio unico tra la qualità dei vini prodotti e la bellezza della location, pronta a ospitare gli appassionati nel proprio ristorante o in cantina per diverse wine experience.
Franciacorta Dosaggio Zero Rosé 2020 – 1701
Originale e pregevole il Rosé ’20 dell’azienda 1701: fragrante e delineato da toni di lampone e un ricordo di caffè; chiude con un finale di bocca pulito e disteso. L’azienda è una realtà giovane nel panorama della Franciacorta, anagraficamente e nella filosofia produttiva. Questo è chiaramente tangibile nell’interpretazione che Federico e Silvia Stefini danno di questo territorio: in vigna le pratiche seguite sono quelle della biodinamica, che si riflettono in cantina con un’espressione fedele e pertinente dei diversi terroir e annate. Il risultato sono vini di grande identità e carattere, che rendono intrigante la scoperta dei loro metodi classici.
Franciacorta Extra Brut Annamaria Clementi Rosé Ris. 2015 – Ca’ del Bosco
L’Annamaria Clementi Rosé ’15 di Ca’ del Bosco è intensissimo nei suoi richiami di caffè e lamponi, dotato di polpa e perlage cremoso. Ha complessità e fragranza, con una piacevole nota tostata sul finale a conferire profondità e fascino.
Senza ombra di dubbio Ca’ del Bosco è oggi una delle realtà più rappresentative del panorama enologico italiano. La svolta fondamentale è stata l’ingresso in società del Gruppo Santa Margherita, che ha permesso a Maurizio Zanella e all’imprescindibile enologo Stefano Capelli di consolidare i risultati straordinari già ottenuti a livello nazionale e internazionale, frutto anche di un’incessante ricerca tecnologica che non ha eguali in Italia. La cifra stilistica è unica, di grande ricchezza e complessità su tutta la linea.
Franciacorta Extra Brut Rosé Edizione 2020 – Barone Pizzini
Il Rosé ’20 di Barone Pizzini, da uve pinot nero, è ricco di polpa e ritmo gustativo. In questo momento storico, durante il quale il tema della sostenibilità è di centrale importanza, non si può che ammirare come la realtà di Barone Pizzini si sia fregiata della certificazione biologica sin dal 1997. Questo tuttavia è solo uno dei tanti pezzi del puzzle del successo dell’azienda. Insieme a una visione olistica del territorio, infatti, si unisce una cifra stilistica di vini di grande riconoscibilità che hanno permesso a questa cantina di diventare un punto di riferimento in Franciacorta.
Franciacorta Pas Dosé Parosé 2018 – Mosnel
Sottile e da ricercare nel bicchiere il Pas Dosé Parosé ’18 di Mosnel, con la tipica veste speziata fine e articolata e una bocca giocata su toni scorza d’arancia e melograno. Darà il meglio di sé tra qualche anno. Negli ultimi anni questa azienda gestita da Lucia e Giulio Barzanò, quinta generazione della famiglia, è diventata sinonimo e garanzia di qualità. I circa 40 ettari aziendali sono coltivati a regime biologico e situati nelle migliori posizioni di Passirano, Camignone e paesi limitrofi. Assolutamente da visitare la villa cinquecentesca di rara bellezza ospitante la cantina. La produzione dei vini è improntata sul ritrovare nel bicchiere e al palato, finezza, sapidità e cremosità.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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