Come abbiamo già avuto modo di sottolineare parlando dei migliori vini della Sicilia, la zona dell’Etna ha ormai catalizzato l’attenzione di appassionati ed esperti – molto recente la notizia che Lamberto Frescobaldi e Marco De Grazia di Tenuta delle Terre Nere faranno vino insieme – per via di una crescita qualitativa esponenziale e di un dinamismo che ha trainato poi tutta la vitivinicoltura regionale.
La Doc Etna, il cui successo è stato trainato dai rossi (a base di nerello mascalese e nerello cappuccio), si è ormai imposta anche con i bianchi (a base di grillo e catarratto). La versione rosata rappresenta una terza via che si sta facendo strada e di cui abbiamo assaggiato etichette di grande livello che hanno sfiorato i Tre Bicchieri durante le degustazioni dello scorso anno.
È sempre il nerello mascalese (spesso con aggiunta di nerello cappuccio) il protagonista degli Etna Rosato, un vitigno di cui non si conosce bene l’origine ma che sembra essere coltivato sul territorio fin da tempi antichissimi, si riferisce alla Contea di Mascali, in provincia di Catania, una zona agricola stretta tra il mare e il Vulcano. I vini che si ottengono sono freschi, minerali, equilibrati, giocati sulla piacevolezza di piccoli frutti rossi e note floreali.
Dei 28 vini della Sicilia premiati con i Tre Bicchieri nella guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. quasi la metà sono proprio dell’Etna, etichette memorabili, a conferma della vocazione vitivinicola di questo terroir. Giocano la parte del leone soprattutto i rossi con ben 9 vini che hanno ottenuto il massimo riconoscimento (tra questi il Munjebel Rosso MC di Frank Cornelissen), ma anche il livello dei 3 bianchi premiati è impressionante e uno di questi viene prodotto da Maugeri, la Cantina Emergente 2025.
In attesa di conoscere i risultati delle degustazioni in corso per la nuova guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso, ecco i vini dell’Etna rosati che abbiamo apprezzato di più durante le degustazioni per la guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. I primi due hanno raggiunto le nostre degustazioni finali, aggiudicandosi i Due Bicchieri Rossi, ma provateli tutti, perché siamo sicuri che la tipologia rosato dei vini dell’Etna riserverà grandi sorprese di anno in anno.
Brillante esordio per la cantina di Francesco Restivo. L’Etna Rosato ’23 brilla per le sue affascinanti sfumature di pesca tabacchiera, erbe aromatiche e le nuance di ardesia; in bocca è avvincente, elegantissimo.
Quella di Fabio Costantino (Terra Costantino) è una delle cantine più antiche di tutta l’Etna: la sua presenza è documentata infatti dal 1699; oggi conta su dieci ettari di vigna in Contrada Blandano e due in Contrada Praino, a Milo. Attento alla sostenibilità, Fabio, è stato il primo nel 2000 a ottenere la certificazione biologica sull’Etna, mentre, per rispettare la biodiversità, i vigneti, dove si pratica il sovescio, sono circondati da 20 diverse tipologie di alberi da frutto, e, per inquinare meno, gran parte delle lavorazioni, vendemmia compresa, vengono fatte manualmente. Molto buono, a dispetto di un’annata non facile, l’Etna Rosato de Aetna ’23, che si apre su nitidi aromi di fiori e frutti rossi, pesca ed erbe mediterranee. La bocca è di rara freschezza, sapida e dal puntuale ritorno del frutto.
Quando l’Etna non era ancora l’Eldorado siciliano di adesso e i produttori si contavano sulle dita di una mano, i Costantino c’erano già e con le idee chiarissime, produrre vini nel massimo rispetto dell’ambiente. Il Rosato De Aetna ’23 è probabilmente il migliore della sua tipologia assaggiato quest’anno. Di rara eleganza e complessità, profuma di bacche rosse, rose selvatiche, pesca, agrumi rossi e pietra focaia. Sapido e appena tannico, sfoggia un sorso dolce di frutto e ben spinto dall’acidità.
Il primo vino che mostra in etichetta Barone di Villagrande risale al 1727, la cantina è da sempre nelle salde mani della famiglia Nicolosi Asmundo, che adesso vede il talentuoso Marco portarne avanti la storia. La tenuta si trova in Contrada Villagrande, territorio unico per la produzione dell’Etna Bianco Superiore. Qui vi segnaliano l’Etna Rosato 2023.
Eleganza e finezza nei vini di Alberto Aiello Graci, che raccontano il terroir vulcanico in modo impareggiabile attraverso etichette di differenti contrade, in cui le cultivar locali rispondono in modo peculiare a seconda di esposizioni, suoli, età dei vigneti. A questa singolare ricerca della diversità risponde appieno l’utilizzo di vasche di cemento e botti grandi troncoconiche. Lo stile inconfondibile della maison ne ha fatto una realtà di riferimento per critica di settore e winelover. Tre Bicchieri all’Etna Bianco Muganazzi ’22 (per un refuso nella Guida ’24 era indicata la stessa annata), vino emozionante per finezza ed eleganza, che evoca ginestra, pesca tabacchiera, glicine, gelsomino ed erbe officinali su un fondo di grafite; in bocca ha un’acidità verticale mitigata da una tessitura sorprendente e una beva appagante quanto mai. Ha classe da vendere l’Etna Bianco ’23, dalle seducenti nuance affumicate, da cui emergono delicati sentori di pesca bianca e scorza di cedro.
Nata per iniziativa di Guglielmo ed Enzo Cambria, Cottanera è divenuta in pochi anni una delle protagoniste della rinascita dell’Etna: le fasi iniziali vedono un orientamento internazionale, con vitigni come syrah, merlot o mondeuse, capaci di integrarsi qui con esiti assai felici. Gradualmente l’attenzione si è concentrata sui vitigni autoctoni e sulle potenzialità espresse dai singoli vigneti dell’azienda, forte di una presenza importante nelle contrade di maggiore prestigio. Qui ci concentriamo sull’intenso Etna Rosato ’23 dai toni fruttati e floreali.
Un’entità aziendale autonoma è il prezioso contributo offerto nel 2013 da Diego e Alberto Cusumano al terroir dell’Etna. Massima attenzione è dedicata alla varietà espressa dai singoli vigneti, cru selezionati nelle aree a migliore vocazione: nella cantina ipogea di Verzella, perfettamente integrata al territorio circostante, vengono vinificate le materie prime esclusivamente autoctone, provenienti dalla medesima contrada, da Guardiola, Pietramarina, Feudo di Mezzo e Solicchiata. Qui vi segnaliamo l’assai piacevole Rosato ’23, fresco, fragrante e sapido.
La cantina che Renato Maugeri, premiata come cantina emergente su Vini d’Italia 2025, conduce con le figlie Carla, Paola e Michela si trova in contrada Volpare, nel comune di Milo. Siamo a 700 metri di quota sul versante est del vulcano, in una zona dove le vigne si affacciano direttamente sul mar Jonio. Qui, attorno al palmento ottocentesco, delimitati dai tipici muretti a secco in pietra lavica, si trovano cinque ettari di vigne terrazzate, tutte a carricante, salvo un po’ di catarratto; a breve raddoppieranno e nel frattempo, nella vicina contrada Rinazzo, i Maugeri hanno da poco acquisito un altro paio di ettari di vecchie vigne. Qui vi segnaliamo l’Etna Rosato Contrada Volpare ’23.
Enologo e consulente toscano, Emiliano Falsini parte col suo progetto da produttore nel 2019. Nello stesso anno escono le prime e sole due etichette realizzate nei vigneti di Bolgheri: solo cabernet franc con diverse maturazioni, una in legno e l’altra in cocciopesto di terracotta. A questa esperienza segue quella etnea, territorio in cui già lavora come consulente dal 2005. Qui produce nerello mascalese nella contrada Feudo Pignatone, nel comune di Randazzo, a circa 700 metri di altitudine. Qui vi segnaliamo l’Etna Rosato Feudo Pignatone ’23.
Vent’anni fa Massimo Lentsch e Stefania Frattolillo hanno realizzato il sogno di coltivare uva e produrre vino a Lipari, terroir vulcanico con una tradizione vitivinicola millenaria; tutta la filiera di produzione è in armonia con la natura e le tradizioni dell’isola, a partire dai vigneti sulla piana di Castellaro, dove si è mantenuta la forma di allevamento ad alberello, fino alla cantina, un’affascinante struttura che sfrutta la luce del sole e il vento per illuminazione e regolazione termica. Qui ci concentriamo sull’Etna Rosato Massimo Lentsch ’23 raffinato e minerale.
Quindici anni fa Mimmo e Valeria Costanzo recuperarono un grande, antico palmento a Santo Spirito: attuarono un restauro esemplare, che mantiene l’originale razionalità operativa, a partire dallo sfruttamento della gravità per il movimento della materia prima senza interventi meccanici. Le uve, coltivate interamente in biologico, provengono da cru eminenti per lignaggio ed età delle piante nelle contrade Santo Spirito, Feudi di Mezzo, Zottorinoto e Bragaseggi nel versante nord, Cavaliere nel versante sud-ovest. Qui vi segnaliamo il Rosato Mofete ’23, in cui emerge maturità del frutto e note distinte di erbe di montagna, un bel tono fumé e una polpa sapida e fresca.
Era il 2008 quando, con un fulminante esordio sulla nostra Guida, la cantina Pietradolce dei fratelli Michele e Mario Faro conquistò a mani basse i suoi primi Tre Bicchieri con il primo vino commercializzato: l’Etna Rosso Archineri ’07. Da allora tanto è cambiato: sulle ali dell’entusiasmo per il successo, sia di critica, sia commerciale, i fratelli Faro hanno investito tantissimo, costruendo una bellissima cantina ipertecnologica, perfettamente integrata nel territorio, mentre contemporaneamente quadruplicavano il vigneto aziendale, che adesso sfiora i 40 ettari su sette differenti contrade.Invidiabile, come sempre, la batteria dei vini di questa cantina di Solicchiata. Qui ci concentriamo sull’Etna Rosato ’23
La cantina dei fratelli Calcagno, Gianni e Franco e la figlia di quest’ultimo Giusy, ha una storia recente: vignaioli da generazioni, fino al 2006 non imbottigliavano i loro vini, conferendo le uve ad altri produttori. Poi il grande passo, all’inizio vinificando nella cantina di un amico produttore e qualche anno dopo in una loro struttura. Cantina e vigneti si trovano nella zona di Passopisciaro, sul versante nord dell’Etna: si tratta di vecchie vigne ad alberello prevalentemente a nerello mascalese e carricante, tutte nell’areale delle contrade Arcuria, Calderara e Feudo di Mezzo. Tra gli Etna prodotti qui vi segnaliamo il Rosato Romice delle Sciare ’23.
Donnafugata, ’azienda della famiglia Rallo, avanza nel suo percorso di crescita con numeri strepitosi, forte della presenza in quattro terroir imprescindibili per l’enologia siciliana d’eccellenza: Contessa Entellina, l’isola di Pantelleria, il Vittoriese del Cerasuolo e l’Etna. Il cuore operativo resta la storica cantina di Marsala. Qui ci concentriamo sul Rosato Sul Vulcano ’23.
Il desiderio di puntare su sé stessi, di lanciare un guanto di sfida, ha portato tre cugini, quarta generazione degli Alessandro (omonima cantina a Camporeale), a dare vita a questa pregevole realtà dalle caratteristiche fortemente territoriali. Dei tre, tutti con lauree specifiche ed esperienze estere, Anna, giurista, si occupa di amministrazione ed enoturismo, Benedetto, famoso enologo, segue la parte produttiva, e l’altro Benedetto, esperto del ramo, è impegnato nel marketing e nella promozione. Qui vi segnaliamo l’Etna Rosato Vignazza ’22.
Etna Rosato Vignazza 2022 – Generazione Alessandro
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