La dichiarazione

“Il vino italiano non è in crisi: i numeri sono ancora positivi”. Parola del ministro Lollobrigida

Il titolare dell'Agricoltura invita a guardare con ottimismo al futuro e rinnega il modello francese: "Non abbiamo più niente da imparare dagli altri. Espianti dei vigneti? Non sono d'accordo"

  • 11 Settembre, 2025

«Numeri alla mano, non si può parlare di crisi del vino». A dirlo è il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che, nel suo intervento al Masaf, nella giornata di presentazione delle stime vendemmiali, ha provato a vedere il bicchiere mezzo pieno, nonostante il momento delicato del settore.
«Quello che verrà potrebbe essere negativo, ma quello che c’è oggi è positivo – ha detto – Veniamo da un 2024 da record dell’export di vino con 8 miliardi di euro, abbiamo visto comunque una crescita (anche se i dati del primo semestre iniziano a virare verso il segno meno; ndr) – ha proseguito il titolare dell’Agricoltura – Ad agosto abbiamo convocato un tavolo con tutta la filiera che, però, non era un tavolo di crisi. Certamente per un buon governo del territorio è un dovere prevenire e non solo curare, intervenendo anche con ricette preconfezionate».

Basta con il modello francese

Sulle ricette, però, bisogna lavorare per trovare quelle giuste (sul tema si son confrontate, nella stessa giornata, Uiv e Assoenologi). Per Lollobrigida il modello non può essere quello francese. Non più: «È vero – ha detto – che il nostro modello di promozione è stato soggetto ai grandi maestri, i francesi. Loro ci hanno insegnato come dare qualità, ma da qualche anno non abbiamo da imparare da nessuno: il nostro vino segna nuovi record, quindi, non c’è bisogno di imitare gli altri».

No agli estirpi dei vigneti

Il riferimento del Ministro è, tra le altre cose, al calo produttivo francese, che ha portato la vendemmia dei cugini d’Oltralpe a 37,4 milioni di ettolitri,  frutto di un’importante politica di espianti dei vigneti: «Si può parlare di riconversione, non di estirpi – ha detto chiaramente il Ministro – sarebbe in contrasto con l’immagine del contadino custode del territorio. Cercheremo altre soluzioni tutti insieme».

 

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