Nella culla della produzione rosé francese, l’arrivo dei distributori automatici di vino sta sollevando un acceso dibattito. L’idea, che nasce per rispondere alle esigenze della vita moderna, rompe con una tradizione secolare basata sull’esperienza e il contatto umano.
Un’idea che in Italia era arrivata qualche anno fa, sulle collina di Cartizze. A “inventarsi” il distributore self service di Prosecco era stato Cesare De Stefani, produttore dell’azienda Vigna Sancòl e oste dell’innovativa Osteria senz’oste. «E se per una volta fossimo arrivati prima dei cugini francesi?», si chiedeva, parlando con il Gamebro Rosso. E di fatto così è stato. I cugini francesi ci sono arrivati adesso. Ma non senza dissidi interni.
Il progetto, scrive The Times, porta la firma della startup francese Espace Drive, che ha sviluppato le macchine Cave O Vin, veri e propri distributori intelligenti capaci di contenere fino a 1.000 bottiglie, mantenendole alla temperatura ideale di 14°C per i rossi, 8–10°C per bianchi, rosé e champagne. L’obiettivo? Consentire alle aziende vitivinicole di vendere il proprio prodotto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza personale in loco.
I primi prototipi sono già stati installati in Provenza, e due nuove unità sono attese ad Aix-en-Provence entro la fine di giugno, in attesa dell’ok delle autorità locali. I modelli più piccoli, delle dimensioni di un’utilitaria, possono contenere fino a 42 bottiglie, con un costo di noleggio mensile di circa 1.300 euro.
Per acquistare una bottiglia è necessario registrarsi online, dimostrare la maggiore età e ottenere un QR code con cui accedere alla macchina e per poter fare un ordine. Il sistema è dotato di telecamere contro gli atti vandalici e sensori per il monitoraggio in tempo reale delle scorte. Una sorta di “cantina digitale on the go“, pensata per i lavoratori che escono tardi dagli uffici o per chi cerca comodità senza rinunciare a una bottiglia di qualità.
Non tutti, però, applaudono l’iniziativa. Il mondo del vino francese, notoriamente attento alla ritualità dell’acquisto e del consumo, ha reagito con freddezza.
Romain Champetier de Ribes, titolare di tre enoteche in Provenza e con oltre 100.000 bottiglie vendute ogni anno, non usa mezzi termini. «Il mio lavoro è consigliare il cliente, trasmettere emozioni e creare ricordi. Queste macchine trasformano l’esperienza in un acquisto da supermercato. È l’uberizzazione del vino».
Anche Nadia Davico, alla guida di Terre de Mistral di Rousset, prende le distanze esprimendo il suo dissenso. «Non installeremo questi distributori. Per noi è fondamentale il rapporto umano: il consiglio, la storia dietro ogni bottiglia. I veri appassionati troveranno queste macchine troppo impersonali». Tuttavia ammette che «Chi è cresciuto con il click-and-collect potrebbe apprezzare un ‘negozio’ aperto sempre. E magari decidere poi di visitare la cantina da cui proviene quella bottiglia».
Nonostante le critiche, la direttrice di Espace Drive, Stéphany Bonnard, è convinta che il progetto risponda a nuove abitudini di consumo e possa parlare alle nuove generazioni. «Molti negozi chiudono presto, mentre le persone lavorano fino a tardi. Questo sistema permette di acquistare vino anche fuori orario, magari per una cena improvvisata».
Non è la prima volta che l’azienda sperimenta questo tipo di soluzioni: in passato aveva già progettato distributori automatici di formaggi e salumi. Ora punta all’espansione su scala nazionale e anche oltre confine.
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