Politica soft sul consumo di alcolici da parte degli Stati Uniti. La consueta revisione quinquennale delle linee guida alimentari (Dietary guidelines for americans) attese entro giugno scorso non è ancora stata pubblicata, ma appare confermato l’orientamento emerso a inizio estate e il nuovo approccio del governo Trump al tema alcol-salute. Le raccomandazioni in arrivo per i cittadini americani non saranno, infatti, più basate (come accaduto per decenni negli Usa) sulla indicazione di bere due bicchieri al giorno per gli uomini e un bicchiere per le donne, bensì conterranno il suggerimento di bere alcolici con moderazione. Appare chiaro che il governo Trump per gli alcolici non adotterà il concetto di “no safe level” (nessun livello sicuro).
Il dipartimento della Salute e Servizi umani avrebbe, infatti, ritirato la presentazione al Congresso statunitense del rapporto Alcohol intake and health study, secondo cui bere anche un solo drink alcolico al giorno aumenterebbe il rischio di sviluppare patologie come cirrosi e diverse forme di cancro. Rapporto fortemente criticato dall’industria locale del beverage, che lo ha sempre considerato allarmistico e basato su presupposti scientificamente non oggettivi. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, a prevalere come fonte di ispirazione per le nuove linee guida 2025-2030 sarà, quindi, l’esito di un altro studio Review of evidence on alcohol and health, commissionato dal ministero dell’Agricoltura (Usda) al Nasem (che fa capo alle Accademie nazionali di scienze, ingegneria e medicina), e pubblicato a dicembre 2024, per il quale la mortalità generale degli individui sarebbe più bassa con un moderato consumo di alcolici.
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Non sono mancate le prese di posizione e le critiche all’amministrazione Trump e al ministero della Salute, colpevoli di aver appoggiato il lavoro dell’industria degli alcolici, secondo la denuncia dell’organizzazione non-profit Us alcohol policy alliance, impegnata a ridurre i danni da alcol. Anche il lavoro del Nasem non è stato risparmiato, in particolare alcuni componenti del comitato scientifico sono stati accusati di avere dei rapporti finanziari con le multinazionali degli alcolici. Anche la lobby dei produttori di alcolici ha fatto pubblicamente la sua parte, attraverso il gruppo Science over bias che ha invitato a elaborare le linee guida per l’alimentazione degli americani al di fuori di ogni approccio ideologico.
In conclusione, negli Stati Uniti si respira un clima decisamente diverso, rispetto a più di un anno e mezzo fa quando, a gennaio 2024, sotto la presidenza di Joe Biden gli Stati Uniti sembravano voler addirittura imporre etichettature salutistiche sulle bevande alcoliche, tesi sostenuta dall’allora responsabile della salute pubblica, Vivek Murphy, allineandosi a quelle più dure del Canada (uno/due bicchieri a settimana). In questo lasso di tempo, però, sono cambiate molte cose. L’ascesa di Trump, l’imposizione dei dazi sull’import a mezzo mondo, le guerre commerciali coi vicini canadesi che, tra l’altro, stanno mettendo a dura prova i bilanci di numerose imprese americane degli alcolici.
Sullo sfondo, ma sempre più vicina, c’è la riunione di alto livello delle Nazioni unite che si terrà il prossimo 25 settembre a New York, a cui la stessa Italia guarda con apprensione. L’Oms (agenzia specializzata delle Nazioni unite, va ricordato) punta a ridurre il consumo di alcolici entro il 2030, considerandolo tra i maggiori fattori di rischio per la salute umana, assieme a tabacco, regimi alimentari insalubri e sedentarietà.
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