Le stime

La vendemmia 2025 sarà eccellente, ma con l'incognita quantità: la Toscana taglia i volumi, il Veneto produce di più

Il Chianti Docg stima una produzione a -15%, l'Asti Docg parla di stato sanitario ottimale ma contiene le rese per paura dei dazi. A fine stagione si capirà se le strategie di contenimento avranno funzionato

  • 02 Settembre, 2025

Sono numerosi i territori italiani dove, in questa annata 2025, le previsioni vendemmiali virano dall’ottimo all’eccellente sul piano qualitativo. A partire da una Sicilia, in netta ripresa (secondo l’analisi Assovini), fino alla Valle d’Aosta, passando per Toscana e Lombardia (soprattutto in Franciacorta) fino alla Puglia, le analisi dei grappoli e delle uve che stanno arrivando in queste settimane nelle cantine italiane (in attesa del pronunciamento ufficiale dell’Assoenologi, assieme a Ismea e Uiv il prossimo 10 settembre) lasciano presagire un millesimo migliore di quello dello scorso anno.

L’incognita, però, resta la quantità prodotta. Numerose associazioni agricole lo hanno detto chiaramente già a luglio scorso e lo hanno ribadito al tavolo interministeriale del 4 agosto a Palazzo Chigi, presente la premier Giorgia Meloni: vietato andare in sovrapproduzione. Perché si rischierebbero dei contraccolpi importanti sui prezzi e sui bilanci delle imprese italiane del vino, in un momento di mercato in cui consumi interni ed export (anche nel primo semestre) non presentano, certamente, dati e prospettive esaltanti.

In Toscana volumi in calo

Pertanto, molti Consorzi hanno adottato importanti contromisure in vigneto. E il primo esito di questa strategia è, ad esempio, nelle stime del Chianti Docg per l’annata in corso. Il Consorzio presieduto da Giovanni Busi, a fronte di un quadro fitosanitario positivo, ma anche di giacenze «superiori rispetto allo scorso anno», prevede un taglio dei volumi 2025 compreso tra 10% e 15 per cento. «Non un fatto contingente – ha chiarito il presidente – ma una scelta precisa, condivisa coi produttori, per garantire maggiore qualità e dare più forza al Chianti sui mercati».

Per tutta la Toscana, la produzione stimata per il 2025 è di circa 2,4 milioni di ettolitri di vino, in calo sui 2,7 milioni del 2024, ma comunque in linea con le prospettive di medio periodo e con una crescita della quota di vino biologico, che rappresenta il 13-15% del totale regionale (+10% in un anno).

le vigne del Chianti

In Veneto 100mila tonnellate di uva in più

Il Veneto, prima regione produttrice in Italia, grazie soprattutto alle Doc Prosecco e Pinot grigio Doc delle Venezie, sembra andare, a sorpresa, in controtendenza rispetto alle esigenze del mercato. Se le uve, infatti, sono in «ottime condizioni» e la situazione sanitaria è «sotto controllo» con una vendemmia che «si prospetta tra le migliori degli ultimi anni», come evidenziato nel recente incontro promosso da Veneto Agricoltura, le quantità sono sorprendentemente previste in crescita. I dati previsionali del Crea indicano 100mila tonnellate di uva in più rispetto al 2024, quando ne furono prodotte 1.374.400. I danni da peronospora sono stati più contenuti e le perdite da grandine si sono pressoché equivalse a quelle del 2024. Inoltre, il meteo estivo, non ha inciso negativamente. Le varietà d’uva più rinomate (glera, garganega, corvina veronese) si presentano «in condizioni ottimali e, sul fronte della resa produttiva, appaiono, in media, tutte in leggero aumento».

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Qualità ottima per l’Asti Docg ma si temono i dazi

Ottima l’annata anche per le uve moscato bianco, secondo le previsioni del Consorzio Asti Docg. Nei 10mila ettari della denominazione piemontese, la raccolta è in corso e le uve sono in condizioni fitosanitarie positive, con una buona tenuta dell’acidità così come del quadro zuccherino e dell’aromaticità. La riduzione delle rese decisa dall’ente di tutela, da 100 a 90 quintali per ettaro, di cui 5 destinati allo stoccaggio, porterà al contenimento della produzione. Un scelta dettata anche dall’incognita dei dazi americani al 15% sul vino. Il presidente Stefano Ricagno parla di premesse per una ottima vendemmia e di «tariffe statunitensi che rischiano, invece, di pesare come un macigno sull’Asti Docg. Per lo spumante, che già sconta il crollo degli ordini dalla Russia, e per il Moscato d’Asti, dove la tipologia è di casa e rappresenta negli Usa il 60% delle vendite all’estero». Il contenimento produttivo non basta, per Ricagno, bensì occorre «il sostegno delle istituzioni».

 

 

L’ottimismo di Alto Adige, Valle d’Aosta e Primitivo di Manduria

Vendemmia iniziata negli ultimi giorni di agosto in Alto Adige, dove la qualità delle uve è definita molto alta, grazie a grappoli dall’aspetto «magnifico», come spiega in una nota ufficiale il Consorzio presieduto da Andreas Kofler. Anche in Valle d’Aosta l’inizio della raccolta (in anticipo rispetto alle medie) si prospetta «generoso e di grande interesse qualitativo». Le uve raccolte si presentano «sane, belle e ricche di potenzialità». Sul versante opposto, in Puglia, il Consorzio tutela del Primitivo di Manduria parla di raccolto «ottimo sotto il profilo qualitativo», afferma la presidente Novella Pastorelli, che sottolinea come ci siano i «presupposti per ottenere vini corposi, ricchi di colore e struttura, con il bouquet tipico del Primitivo di Manduria Dop».

 

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