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Crisi consumi

“Distillazione straordinaria per Doc e Docg”. I Consorzi del vino piemontese chiedono misure urgenti per rispondere alla crisi

A descrivere la situazione complicata è il presidente dell'Asti Docg Stefano Ricagno: "Non ricordo un calo dei consumi come quello attuale". Il 30 giugno l'incontro in Regione

  • 19 Giugno, 2025

Produzione 2024 sovrabbondante, giacenze alte, calo dei consumi globale, tensioni geopolitiche e guerre commerciali: un mix letale per il vino italiano che adesso è alla ricerca di soluzioni. A lanciare l’allarme è una delle regioni più prestigiose del sistema vitivinicolo, ma anche una delle più esposte: il Piemonte.
Dopo l’appello di Cia regionale per la convocazione degli Stati generali del vino, arriva anche quella di Confagricoltura Cuneo che quantifica l’invenduto: «A fine maggio si stima che oltre 19 milioni di litri di Vino a denominazione di origine risultino ancora invenduti e non contrattualizzati. A farne le spese sono soprattutto i vini a base Barbera, Dolcetto, Moscato e Cortese, che rappresentano colonne portanti della produzione piemontese. Il crollo degli scambi è paragonabile alle gravi crisi del 2008 e del 2020, rispettivamente segnate dalla crisi finanziaria globale e dall’emergenza Covid».

Si spiega così la richiesta arrivata dai consorzi piemontesi. Tutti, nessuno escluso. In una lettera, firmata da 15 enti di tutela (Asti Docg, Alta Langa, Barbera d’Asti e vini del Monferrato, Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, Brachetto d’Acqui, Docg di Caluso e Doc di Carema e Canavese, Colli Tortonesi, Vignaioli piemontesi, Fresia di Chieri, Monferrato Casalese, Ovada, Pinorolese, Roero, Alto Piemonte e ) indirizzata alla Regione scrivono, senza mezzi termini, che «il settore vitivinicolo piemontese è in difficoltà» e indicano delle soluzioni che possono dare respiro alle aziende anche in vista della prossima vendemmia. Una su tutte: distillazione straordinaria. L’appuntamento con l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongiovanni e con il governatore Alberto Cirio è fissato per il 30 giugno. In attesa delle decisioni che verranno fuori, ne abbiamo parlato con è il presidente del Consorzio dell’Asti Docg Stefano Ricagno (che è anche vice del maxi-consorzio Piemonte Land of Wine).

La situazione della viticoltura piemontese è così drammatica?

La situazione è complicata. Siamo una regione con una presenza importante di vini rossi che stanno incontrando difficoltà a trovare sbocchi di mercato, ma anche per le bollicine, come l’Asti, le cose non vanno meglio, a causa dei problemi sui mercati storici, come la Germania e la Russia.

Colpa del calo dei consumi?

Non ricordo in passato un calo dei consumi come quello attuale. Paradossalmente, nel 2020, il Covid aveva fatto crescere gli acquisti che a inizio anno avevano dato segnali negativi. Oggi, invece, l’effetto del calo dei consumi si sta abbattendo sul sistema generale ed è da folli pensare che si possa risolvere solo con la promozione, per giunta in un periodo in cui andare in certi Paesi all’estero è diventato complicato. Per questo abbiamo chiesto altre soluzioni.

In particolare, qual è la soluzione che indicherete alla Regione il prossimo 30 giugno?

In primis chiederemo la distillazione straordinaria, che è l’unica misura prevista dal pacchetto vino dell’Ue con fondi regionali o nazionali e che rappresenta un’azione immediata per risolvere il problema dello spazio in cantina. Ricordiamo che tra due mesi saremo di nuovo in vendemmia e anche la nuova annata andrà affrontata. Come facciamo?

Molti consorzi hanno già pensato al taglio delle rese. Potrebbe essere anche quella una buona soluzione?

Ci si può ragionare all’interno del tavolo di confronto, ma ripeto: prima bisogna capire come gestire il vino rimasto in cantina, che viene dalla scorsa vendemmia e, quindi, da uve già pagate. In qualche modo lo si deve assorbire. A seguire, il taglio delle rese è ancora più semplice da realizzare, ma a che prezzo? Dobbiamo cercare di non mettere a rischio il reddito del territorio. Non siamo tutti Barolo o Brunello e ci sono zone dove arrivare ad un euro per un kg di uva è già un miraggio.

In questa situazione di eccesso di prodotto, c’è anche chi parla di blocco degli impianti. Condividete?

Il Piemonte sta già contendendo le autorizzazioni. Solo per l’Asti, su 300 nuovi ettari autorizzati, ne sono stati impiantati solo 60. I produttori sono i primi ad essere cauti in questo momento.

Una curiosità: come mai il Piemonte al momento è l’unica regione ad aver posto il problema, tanto da chiedere l’intervento politico? Nelle altre regioni le cose vanno meglio?

La crisi dei consumi riguarda tutti in maniera trasversale. Poi chiaramente ogni regione ha situazioni differenti: gli stock in cantina non sono uguali per tutti, così come le soluzioni da adottare. Non so se noi siamo stati più coraggiosi di altri ad aver palesato la situazione, chiedendo l’intervento della politica. Senz’altro parlarne insieme, seduti allo stesso tavolo è il modo migliore per trovare soluzioni condivise.

Focalizziamoci sull’Asti. Qual è la situazione attuale?

Rispetto allo scorso anno siamo a circa -12% di imbottigliamenti mese su mese. Tra i mercati più in sofferenza c’è la Russia, dove nel 2023 abbiamo consegnato 17 milioni di bottiglie di Asti e quest’anno non andremo oltre i 10 milioni.

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Negli Stati Uniti avete avuto dei contraccolpi in seguito ai dazi di Trump?

Al momento, in realtà, non abbiamo fatto troppi passi indietro, ma bisognerà vedere i numeri dei prossimi mesi per capire se le buone performance del Moscato d’Asti riusciranno a sopperire ai segni meno dell’Asti.

Come Consorzio, al di là delle misure regionali di emergenza, avete pensato a strategie a lungo termine?

Bisogna prendere atto del fatto che i consumi sono cambiati e ragionare anche su soluzioni differenti, che siano vini a bassa gradazione o anche packaging alternativi. Per esempio, perché non proporre un Moscato d’Asti in lattina?

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Le rigiro la domanda: perché non proporlo?

Perché fino ad ora a bloccare la pratica è il decreto etichettatura che non permette soluzioni del genere per le Docg.

Immagino che la stessa cosa valga per i vini dealcolati

Fin quando riguarderà solo i vini generici siamo bloccati.

Da tempo si parla della possibilità di veder nascere anche una Igt piemontese nell’unica regione con soli vini Doc e Docg. Ci state pensando?

Se ne è parlato, dopo la proposta di Coldiretti Piemonte. Ma anche quella non risolverebbe certi temi, come la deacolizzazione da cui, al momento, sono escluse anche le Indicazioni geografiche. Ad ogni modo, nessuno dei Consorzi, che io sappia, ha posto dei veti particolari. Un motivo in più per incontrarci al tavolo regionale e confrontarci sulle strategie a breve e a lungo termine.

 

 

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<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

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