Consideriamolo un bene rifugio, quel ristorante a via Panfilo Castaldi che da qualche anno รจ casa e bottega diย Federico Sisti. Non che abiti qui, s’intende, ma l’atmosfera e l’affettuosa accoglienza che sa costruire rendono Frangente uno dei quei posti che presto diventano familiari. Che hanno quel qualcosa in piรน che ti fa sentire a casa, e fa da richiamo quando cerchi riparo nelle serate di stanchezza e soliutudine come spesso capitano a chi viaggia tanto. Mettici poi che non รจ troppo distante dalla Stazione Centrale, quel tanto che basta per essere in traiettoria una volta scesi dal treno, e che lui ti accoglie con un po’ di pane e due fette di salame, e il quadro รจ completo.
Il bancone รจ lรฌ ad accoglierti, e con lui anche Sisti, cappellino d’ordinanza, sorriso aperto e cordialitร a mucchi. ร uno che ci sa fare, nel miglior senso del termine: ti mette a tuo agio, ti ben dispone, ti fa dimenticare per un po’ di tutto il resto. Soprattutto se hai la fortuna di sederti al bancone. Ambitissimo, anche perchรฉ รจ il luogo degli scambi: succede di fare amicizia, di incontrare facce conosciute, di beccare qualche assaggio estemporaneo, condito come sempre da una parola e uno sguardo di complicitร anche nelle serate a ritmi piรน sostenuti. Il servizio segue lo stile del patron: svelto, sorridente, accurato. L’atmosfera รจ quella giusta. I piatti pure.
Terra e mare, il menu si smarca tra una dozzina di proposte a mano libera che rimandano alla cucina milanese, come cotoletta di vitello bella alta e rosata, o a quella romagnola, ed รจ il caso dei cappelletti, signature dish che lui fa con burro, aceto invecchiato 6 anni e bottarga di tonno, mentre il raviolo di zucca burro e salvia prende una direzione piรน personale con la mostarda di frutta e il midollo di vitello. Terra e mare, dicevamo, spesso anche insieme, come nella pasta mista con crema di fagioli, ragรน di cozze e calamari, nervetti di vitello o nella tartare di manzo con acciughe capperi e bottarga di muggine. Le animelle ci sono quasi sempre, pur cambiando spesso negli abbinamenti, imprevedibili come quello con astice, zucchine e zest di limone. Interiora e quinto quarti si contendono il pass con pescato di livello e verdure, che qui โ ah che gioia! – non sono piatti strutturati, secondi vegetariani o antipastini green ma sono contorni veri e propri: puntarelle, bietoline dolcissime, fagiolini, zucca o radicchi. Tanti da riempire il tavolo, se la giornata รจ quella giusta. Ma attenzione, non sono dichiarati in menu: bisogna chiedere.
Federico Sisti si diverte, e si vede: gioca a piazzare qua e lร qualche tocco imprevisto, che dร slancio e dinamismo a una cucina che poggia su una grande precisione tecnica. Quella che ha acquisito nel suo percorso che dai ristoranti della riviera romagnola, da ragazzo, l’hanno portato da Aimo e Nadia a Milano, allโHotel Bauer di Venezia con Giovanni Ciresa, poi in Toscana da Gaetano Trovatoย e da Stefano Ciotti al Vicolo Santa Lucia di Cattolica; i piรน se lo ricordano perรฒ al Ronchettino di Milano dove ha messo a fuoco quella cucina di puro piacere, agile, moderna, nuova ma senza strattoni, fatta di mercato e fantasia, confort e sorpresa.
I fuori menu sono il suo parco giochi: protagonista รจ il pesce dell’Adriatico, come piace a lui, surfista riminese che ha conservato un rapporto speciale con il suo mare. Non c’รจ una seconda carta, ma una proposta di misura che cambia e si esaurisce in un tot, ma che puรฒ costruire un intero menu. Lui prende il meglio di quel che trova e poi improvvisa, forte di una grande sensibilitร e di capacitร di padroneggiare, senza inutili virtuosismi, prodotti e cotture. Cosรฌ ai gamberi crudi aggiunge un cappero per un tocco di sprint โ un po’ come nel calamaro alla brace con cicoria e acciughe del Cantabrico – mentre le canocchie, che in Romagna sono un punto fermo, le serve nature. I piatti arrivano in sequenza, un po’ meno di porzioni, un po’ piรน che assaggi, abbastanza per soddisfare pienamente pancia e gola, come in una favolosa sogliola fritta accompagnata da un’insalata di carciofi o nella triglia molto succulenta.
Si beve bene, con una carta che forse non sarร accademica nรฉ enciclopedica, ma รจ chiaramente frutto di una selezione che segue gusti e passioni personali: lo Champagne โ diviso per regioni โ e le bollicine dal resto della Francia e dall’Italia, i bianchi italiani, con grandi friulani, Borgogna, Loira e la Slovenia. E poi i rossi: Piemonte, Toscana, Siciia, ma anche Borgogna e Valle del Rodano. Perรฒ nulla vieta di pasteggiare con qualche classico della miscelazione, un secondo piccolo bancone di servizio รจ allestito all’uopo, nello spazio tra le sale, che nei giorni di sold out possono essere parecchio animate.
Frangente Milano โ Milano – via Panfilo Castaldi, 4 – 02 96844851 – https://www.frangentemilano.com/
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