Numeri positivi – ma non troppo – per le esportazioni di vino dell’Australia. Marzo 2025 è il mese che segna un anno esatto dalla data in cui è stata messa la parola fine ai super dazi all’import da parte di Pechino, nell’ambito di una dura guerra commerciale iniziata nel 2021. Ed è proprio la Cina a salvare letteralmente il bilancio delle vendite estere per questo grande Paese produttore mondiale. I 2,64 miliardi di dollari australiani incassati significano un aumento importante del 41% rispetto all’anno precedente, per quantitativi pari a 647 milioni di litri di vino, ma con una crescita nettamente più moderata, pari al 6 per cento. L’anno terminante a marzo 2025 dice che il prezzo medio a litro è aumentato del 33 per cento, a quota 4.09 dollari. Il segno di un certo disequilibrio commerciale per le circa 1.800 imprese esportatrici, che vendono in più di 120 mercati mondiali, soprattutto Shiraz (+25%), Chardonnay (-5%), Cabernet Sauvignon (+13%), Pinot grigio (-10%) e Merlot (-10 per cento a marzo 2025).
La Cina rappresenta il cliente principale dei vini australiani, con 96 milioni di litri di vino acquistati in un anno, fino a marzo 2025, per una spesa di un miliardo di dollari australiani. Di fatto, l’Australia respira ma torna a essere dipendente dal Paese del Dragone per le sue esportazioni vitivinicole. Se, infatti, il fatturato torna a livelli simili a quelli degli anni precedenti la guerra commerciale, i volumi sono inferiori del 23% rispetto alla media del periodo 2016-2020 e al di sotto del 44% rispetto ai massimi raggiunti nel 2018. La Cina, per un verso, grazie a un forte incremento del prezzo medio, diventa il mercato coi prezzi al litro più alti (ben 23 dollari) rispetto a tutti i clienti del vino australiano ma, per l’appunto, i volumi restano contenuti. E questo non risolve, secondo gli ultimi dati resi noti da Wine Australia, il problema della sovrapproduzione delle cantine australiane.
Escludendo il mercato cinese dal conteggio, le spedizioni di vino australiano verso il resto del mondo sono in netto calo: -13% in valore a quota 1,62 miliardi di dollari, e -9% in volume a 551 milioni di litri. Come ricorda lo stesso Peter Bailey (responsabile analisi di mercato per Wine Australia), si tratta del dato più basso a valore verso il resto del mondo in dieci anni e il più basso a volume in oltre vent’anni. «Se la diminuzione in valore si spiega col calo di Hong Kong, per via della ripresa delle spedizioni verso la Cina – osserva l’analista – quello nei quantitativi è dovuto alle performance negative di Uk, Usa e Canada». Nel solo mercato statunitense, dove l’Australia è un competitor dell’Italia, le spedizioni di vino hanno perso il 17% in volume e il 9% in valore. I dazi aggiuntivi al 10% imposti dal 2 aprile dal presidente Donald Trump, secondo gli esperti di Wine Australia, stanno generando incertezze e imprevedibilità sia nel breve sia nel medio periodo.
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