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Mionetto raddoppia la produzione di vini dealcolati: "Speriamo prima o poi di poter scrivere Prosecco zero alcol"

Il gruppo veneto è passato da 2 a 4 milioni di bottiglie no alcol in un anno. Ma per la produzione deve andare in Germania

  • 14 Novembre, 2024

«In un anno abbiamo raddoppiato la produzione di spumante dealcolato, passando da 2 milioni a 4 milioni di bottiglie». A dirlo è  il consigliere delegato di Mionetto Alessio Del Savio, nel corso del Simei, il Salone per l’enologia e l’imbottigliamento, dove il tema no alcol si è ritagliato uno spazio importante.

«Si tratta di un mercato facile da intercettare – dice al Gambero Rosso Del Savio – anche se partito in sordina e nonostante il ritardo italiano nel recepire la normativa europea. Un vero peccato perché l’Italia potrebbe mettere a disposizione il proprio know how in campo tecnologico e la sua sapienza enologica, come sta dimostrano questa edizione del Simei». Il gruppo veneto Mionetto (con sede a Valdobbiadene) si è lanciato nel mercato dei cosiddetti “Nolo” nel 2022, ma per farlo si è dovuto appoggiare allo stabilimento di produzione in Germania, dove la produzione è consentita, al contrario di quanto avviene in Italia.

Mionetto e il sogno di un Prosecco zero alcol

Ma che tipo di destinazione hanno i prodotti no e low alcol? «Ad oggi – rivela Del Savio – il prodotto finisce soprattutto nei Paesi Nordeuropei, ma anche in quelli dell’Est Europa. C’è, poi, un interesse crescente in Francia, che va di pari passo con l’apprezzamento per le bollicine italiane e, in particolare, del Prosecco». Sul nome da utilizzare, non ha dubbi Del Savio (che per vendere questi prodotti in Italia deve utilizzare la dicitura “bevanda dealcolizzata a base vino”): «Vanno chiamati vini, perché di fatto lo sono. Ed è importante – aggiunge – che non vengano inserite in un regime di accise per evitare un ulteriore incremento del prezzo, già mediamente più alto di un vino tradizionale». Poi l’auspicio finale: «Il mio sogno è poter arrivare ad un Prosecco zero alcol che si possa chiamare così». Ma per quello la strada è ancora lunga. Soprattutto in Italia, dove la discussione è ancora ferma alla dicitura vino per generici e Igt. Il resto è ancora pura avanguardia.

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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

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