Fare il punto sulla situazione del vino in Toscana, anche dal punto di vista privilegiato dei nostri assaggi per la nuova edizione della Guida Vini d’Italia, è sempre avvincente da un lato e complicato dall’altro. Stiamo parlando di una delle regioni cardine del sistema vitivinicolo del Bel Paese, in possesso di una ricchezza qualitativa per certi versi straordinaria, che spesso rischia di non poter essere sufficientemente articolata.
Detto questo, ci pare che uno dei protagonisti più brillanti delle nostre degustazioni toscane – ma non è la prima volta – sia senz’altro il Chianti Classico (nelle annate 2021 e 2020) che, negli ultimi venti anni, ha vissuto una delle evoluzioni più felici che si sono registrate nella Toscana enoica e non solo. Oggi ci pare stia vivendo un vero e proprio stato di grazia, rivelandosi un vino dove il sangiovese mantiene un profilo straordinariamente fedele a sé stesso, mostrandosi capace al tempo stesso di esprimere energia e finezza, articolazione e profondità, stimolando sempre deliziosamente la beva. Un vino insieme fedele al territorio e ultramoderno, per non dire del suo (ancora) invidiabile rapporto qualità/prezzo.
Un cenno merita anche il Chianti Classico Riserva (annate 2020 e 2019), forse la tipologia più penalizzata dalla concorrenza interna della Gran Selezione, che nelle sue versioni più coerenti e autentiche resta un vino significativo, anche per un rapporto qualità-prezzo, probabilmente impossibile da eguagliare non solo in Toscana.
Si registra anche una positiva proliferazione di Gran Selezione (che per prima potrà fregiarsi delle Uga) mentre procede spedito il percorso verso le Unità Geografiche Aggiuntive i cui sviluppi futuri, riguardo al possibile allargamento all’intera gamma dei vini del Gallo Nero e all’inserimento di ulteriori zone a completarne il mosaico, restano uno dei temi più interessanti del vino italiano.
Un aumento di etichette che non è soltanto un fatto quantitativo ma (e soprattutto) qualitativo: i produttori, superate le ingenuità che hanno contraddistinto l’esordio della Gran Selezione nel 2014, mettono oggi in campo etichette sempre più autorevoli. Vedremo.
A cura di Franco Pallini
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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