Nel nome del Nebbiolo, protagonista di ben 46 etichette premiate: 26 Barolo, 13 Barbaresco, 3 Roero e 4 rossi dell’Alto Piemonte. Tali risultati sono il frutto della concomitanza di ottime annate – vedi ad esempio le riserve di Barolo 2013 o i Barbaresco della fantastica vendemmia 2016 – valorizzate da una viticoltura sempre più attenta. Nei prossimi anni la Langa ricca del Barolo, e parzialmente anche del Barbaresco, si troverà a dovere affrontare una lotta difficile, contro un avversario subdolo: il proprio successo.
Nel complesso, sono 74 i Tre Bicchieri in regione. Notiamo con grande piacere che iniziano a raggiungere una certa notorietà internazionale anche i bianchi subalpini e un buon numero di vitigni, a lungo e a torto considerati minori.
Sono ben otto i bianchi secchi ad aver raggiunto il nostro traguardo più alto, da Nord a Sud: l’Erbaluce nella zona lacustre e pedemontana di Caluso e di Ivrea; il Cortese che brilla a Gavi, territorio di confine tra Piemonte e Liguria; il Timorasso del Tortonese, diventato in poco tempo un must assoluto, ed infine l’Arneis, ormai re incontrastato del Roero. Senza dimenticare il moscato bianco, un’uva tanto speciale quanto bistrattata, che il mondo ci invidia. Anche se il 2018, con il freddo e le piogge, non ha offerto particolari spunti per il Moscato d’Asti.
Nell’ambito del Metodo Classico, il Piemonte sta mettendo in campo una forza d’urto imponente, che trova forza nella lunga storia del Canellese e nelle indubbie peculiarità del territorio della Valle Belbo e della Valle Bormida. Finalmente liberata dal giogo che si era autoimposta, l’Alta Langa sta diventando una denominazione di assoluto valore qualitativo e di grande moda.
Chiudiamo parlando del Monferrato, che nella sua parte più occidentale è terra di grandissime Barbera in grado di regalare grandi piaceri immediati e sfidare il tempo. Nella sua porzione orientale, invece, assistiamo alla rinascita di un’uva e di un vino dimenticati dal pubblico, il Grignolino. Una volta degno di allietare le mense dei nobili per la sua innata classe, il Grignolino ritrova i fasti con tre etichette premiate che confermano anche la sua longevità.
In chiusura, diamo il benvenuto alle cantine che per la prima volta centrano i Tre Bicchieri: Garesio, Fortemasso, Ada Nada, Cascina delle Rose e Platinetti.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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