Nuova importante operazione anti-contraffazione nel settore vitivinicolo in Puglia, dopo la scoperta ai primi di settembre di importanti quantità di falso Primitivo in provincia di Lecce. Stavolta, il personale Icqrf e i militari della Guardia di Finanza sono intervenuti in provincia di Foggia. I controlli in uno stabilimento vitivinicolo hanno portato al sequestro di 12.418 ettolitri di vini rossi (equivalente a oltre 1,6 milioni di bottiglie potenziali), privi di tracciabilità, per un valore stimato di oltre 4,3 milioni di euro. L’azione rientra condotta nell’ambito delle verifiche predisposta per la campagna vendemmiale 2025-2026.
Come rende noto il Masaf, in una nota ufficiale, nello stesso stabilimento sono stati effettuati controlli congiunti anche sulla corretta applicazione della normativa sulle pratiche sleali, per verificare il rispetto delle norme nei confronti dei fornitori primari di uve da vino della provincia di Foggia. «Trasparenza e legalità nelle nostre filiere agroalimentari non sono principi negoziabili e chi prova ad aggirare le regole deve sapere che troverà sempre lo Stato pronto a difendere la correttezza e la qualità del nostro Made in Italy», è il commento del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. A intervenire, giovedì 18 settembre, nel sud della provincia di Foggia sono stati gli ispettori dell’Icqrf Puglia e Basilicata, insieme al nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Foggia.
Con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5/6 volte dal campo alla tavola, spiega la Coldiretti Puglia, su 100 euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. «Serve – secondo il sindacato degli agricoltori – attuare appieno il decreto legislativo contro le pratiche sleali nel commercio alimentare che rappresenta una svolta storica, per combattere le speculazioni sul cibo dal campo alla tavola». Pratiche commerciali sleali che vanno, ad esempio, dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili, alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti, fino al rifiuto dei contratti scritti e al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione.
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