tecnologia e ristorazione

"La tecnologia ha creato locali e ristoranti impersonali con cucine fantasma". La dura critica del New York Times

Pete Wells, dopo aver lasciato il ruolo di critico gastronomico al New York Times, continuando a lavorare per il quotidiano, riflette su come la trasformazione tecnologica nei ristoranti stia progressivamente eliminando l'interazione umana

  • 11 Agosto, 2024

Dopo lโ€™annuncio del ritiro di Pete Wells come critico gastronomico del New York Times quasi un mese fa, il giornalista torna a scrivere sulle stesse colonne, e sempre di ristoranti. Questa volta si concentra sullโ€™avanzata delle tecnologie touch screen e a prova di click nei ristoranti. Di recente infatti, negli Stati Uniti, una nota app ha introdotto un nuovo metodo di pagamento all’interno dei locali: basta effettuare il check-in allโ€™arrivo, selezionare il metodo di pagamento e la percentuale di mancia, poi godersi il pasto. Al termine, semplicemente ci si alza e si esce, senza dover chiedere il conto. Se da un lato questo accelera l’esperienza al ristorante, riduce momenti di imbarazzo tra il cliente e il personale (succede, ad esempio, quando ci viene detto che non c’รจ posto per prenotare) e le discussioni su chi paga il conto, dallโ€™altro solleva preoccupazioni su come la tecnologia stia spogliando i ristoranti della loro umanitร .

Ai ristoranti non servono piรน i rapporti umani?

Dopo dodici anni trascorsi a recensire ristoranti, Pete Wells si trova a riflettere su come i cambiamenti tecnologici abbiano gradualmente trasformato lโ€™esperienza del mangiare fuori casa. Se prima i ristoranti erano luogo di interazioni umane genuine, ora stanno diventando sempre piรน simili a distributori automatici con sedie. La tecnologia ha reso molti aspetti della nostra vita piรน efficienti e convenienti, ma a un costo: ยซQuando andavamo a mangiare fuori, eravamo di nuovo personeยป, scrive Wells, ricordando la bellezza che c’รจ nell’interagire direttamente con il personale del ristorante, dal momento in cui si entra, fino alle chiacchiere con il proprietario, il barista, il cameriere, per unโ€™esperienza autentica e partecipativa. Oggi, invece, molte delle interazioni che un tempo avvenivano tra esseri umani sono state sostituite da schermi e app. Ordinare un hamburger o una birra puรฒ essere fatto con pochi tocchi tramite uno smartphone o tablet, mentre le prenotazioni si effettuano ormai esclusivamente online con le piattaforme di delivery.

Immagine generata con AI

La proliferazione delle ยซcucine fantasmaยป, ristoranti virtuali che esistono solo per le consegne a domicilio, contribuisce ulteriormente a questo senso di disconnessione. Wells si pone la domanda: ยซSto sostenendo un imprenditore locale o sto arricchendo una startup?ยป. Anche lโ€™ordinazione di cibo da asporto ha subito una trasformazione radicale. In passato, bastava chiamare il ristorante di fiducia per ricevere il cibo a casa, o si andavano a cercare i foglietti nel portafoglio che contenevano il bigliettino con il numero di un ristorante in cui si era stati o che si conosceva giร  bene; ora, spiega il critico del NYT, molte volte non si sa nemmeno da dove provenga il pasto ordinato, nรฉ chi lo abbia cucinato, ma si dร  fiducia alla foto sulle piattaforme delivery che sembra piรน allettante (e non di rado ci sono cattive sorprese allโ€™arrivo).

Esperienze impersonali al ristorante

La pandemia ha accelerato lโ€™adozione di queste tecnologie. Durante l’emergenza sanitaria, limitare il contatto umano aveva una logica incontestabile; tuttavia, lโ€™uso della tecnologia per mantenere il distanziamento sociale รจ rimasto anche dopo il ritorno alla normalitร . Come osserva anche Wells, questo ha portato a un aumento del comportamento scorretto da parte dei clienti, che sembrano aspettarsi che il personale di un ristorante sia altrettanto veloce e accomodante quanto un touch screen. Persino i ristoranti di lusso, dove la cura e lโ€™attenzione tra sala e cliente รจ caratterizzante, ยซstanno diventando sempre piรน impersonaliยป. I pranzi o le cene di degustazione, che hanno dominato la ristorazione di alto livello negli ultimi anni, spesso si rivelano esperienze intercambiabili (e interminabili), dove i clienti seguono un copione prestabilito e ricevono ognuno lo stesso trattamento: ยซSe รจ il tuo compleanno riceverai lo stesso dessert che tutti gli altri stanno mangiando, con una candela infilata dentroยป, scrive provocante il critico.

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Il monito del critico enogastronomico

Ultimo tema che tocca Wells รจ quello della moda spassionata per la fotogenicitร  dei piatti. Le persone vanno nei ristoranti non tanto per godersi il cibo, ma per poter postare una foto su Instagram, dimostrando di essere stati lรฌ, e, per quanto riguarda il gusto, questo diventa secondario rispetto alla prova visiva della presenza in quel ristorante, mentre si mangiano quelle cose. E conclude: ยซNon tutti i ristoranti devono offrire unโ€™esperienza emotiva intensaยป, ammette Wells. Vari ristoranti di street food, dove si paga prima di mangiare e poi si ritira il cibo, sono un esempio di come un servizio veloce possa funzionare bene, perchรฉ basta un semplice “ciao“, “grazie”, “arrivederci”. Quel qualcosa in piรน spesso deriva dalle piccole interazioni, come i sorrisi, le battute o i consigli di chi รจ dall’altra parte dell’ordine.

La tecnologia ha reso i pasti piรน veloci ed economici, ma ha anche privato le persone di qualcosa di essenziale, il contatto umano. Il rischio, conclude il critico, ยซรจ che i ristoranti diventino luoghi dove non siamo piรน in grado di connetterci con gli altri, dove il cibo รจ solo un’altra transazione, priva di significato. E quando arriva il momento di andarsene, la sensazione di vuoto รจ piรน forte, al punto che anche dare il cinque al proprietario sembra un gesto vuoto e senza sensoยป. Forse, lโ€™ultima parabola di Pete Wells รจ un monito a ripensare a cosa cerchiamo veramente quando andiamo a mangiare fuori. Non solo cibo, ma connessione, umanitร  e il semplice piacere di stare insieme.

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