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Lo studio

Il conte Dracula era vegetariano. Ecco le prove

Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Analytical Chemistry ha presentato una versione inedita del famoso Vlad III di Valacchia, ipotizzando che non mangiasse carne

  • 24 Ottobre, 2023

Il conte Dracula era vegetariano. Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Analytical Chemistry ha presentato una versione inedita del famoso Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto come Vlad Tepes o Dracula ipotizzando che non mangiasse carne e che soffrisse di emolacria, ovvero producesse sangue nelle lacrime.

Lo studio è stato condotto analizzando le tracce biochimiche su tre lettere scritte da Vlad III nel XV secolo. Secondo gli autori, l’esame ha rivelato interessanti dettagli sulla vita conte. In particolare l’attenzione è stata focalizzata su circa cento peptidi umani e duemila di origine ambientale che sono stati individuati e isolati.

Dracula vegetariano, ecco le prove

Ma l’aspetto più sorprendente emerso dallo studio, come detto, è l’ipotesi che Vlad III potesse essere vegetariano. L’assenza di tracce di proteine animali nelle lettere ha suggerito la conclusione che la dieta di Vlad III fosse basata su frutta e verdura mature, con alcune tracce di funghi e insetti. Secondo gli autori dello studio, benché l’analisi abbia aperto nuove prospettive sulla sua possibile dieta, rimane necessaria ulteriore ricerca e validazione per confermare queste ipotesi e svelare più dettagli sulla vita di uno dei personaggi più enigmatici della storia.

La tecnica utilizzata

La paleoproteomica, sta guadagnando popolarità come metodo di analisi per materiali paleontologici e beni culturali. Gli scienziati hanno la possibilità di ottenere informazioni preziose sulla dieta, le condizioni ambientali e persino sulla salute di individui storici attraverso lo studio delle proteine conservate nei resti.

Lo studio ha, anche, sollevato l’ipotesi che Vlad III potesse soffrire di emolacria, una condizione clinica rara che porta alla produzione di sangue nelle lacrime. I peptidi umani ritrovati nelle lettere mostravano segni di degrado coerenti con un’età di oltre 500 anni, suggerendo la possibilità che Vlad III potesse avere affrontato problemi di salute come processi infiammatori delle vie respiratorie e della pelle.

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