Una crescita organica del 14.2% e un mercato internazionale sempre più sviluppato: niente può fermare il Campari, che durante la prima metà dell’anno ha portato a casa numeri positivi (1.457 miliari di euro di vendite nette), risentendo poi del maltempo di maggio e giugno, che ha ridimensionato il rito dell’aperitivo, senza però comprometterlo del tutto.
L’utile netto del gruppo Campari si è attestato a 216.9 milioni, una bella cifra che nel secondo trimestre del 2023 ha sofferto poi a causa del clima incerto. Molte iniziative ed eventi sono stati annullati per rischio pioggia, così le vendite di Campari e Aperol, fondamentali per lo Spritz, hanno subìto l’impatto delle basse temperature, oltre che degli aumenti di prezzo che hanno portato alcuni rivenditori europei a rivedere i loro ordini. “Guardando al resto del 2023, rimaniamo fiduciosi sullo slancio positivo del business” ha dichiarato il ceo del gurppo, Bob Kunze-Concewitz, “siamo quotati dal 2021 e a oggi abbiamo restituito ai nostri azionisti il 15% all’anno. Abbiamo uno storico di 21 anni di crescita del 25”. Non manca, però, un po’ di preoccupazione per l’inflazione, che secondo il ceo si sta abbassando, “ma ci vuole tempo prima che i miglioramenti si vedano”. In compenso, l’andamento dei prezzi da un lato si è abbassato, “se andiamo a vedere la logistica e le spedizioni navali, le quotazioni sono scese in modo brutale”.
Fondamentale, nell’analisi delle vendite del gruppo Campari, anche il cambio dollaro: dettaglio che ha portato effetti positivi nel primo trimestre, annullati poi nella seconda parte dell’anno a causa della svalutazione del dollaro statunitense (per un risultato generale, quindi, neutro). A proposito di States: le vendite in America sono cresciute a livello organico del +10.6%, mentre l’area del Sud Europa, Medio Oriente e Africa – che rappresenta il 30% del mercato del brand – ha registrato un aumento del 16.6%. Paese di riferimento resta l’Italia, con una crescita del 13.4%, mentre l’area del Nord, Centro ed Est Europa è cresciuta del 14.5%. A fare la parte del leone tra i prodotti del brand è sempre l’Aperol, che mostra volumi a doppia cifra (+32.4% nel primo trimestre, +26.6% nel secondo) con uno sviluppo inarrestabile negli Stati Uniti, dove è cresciuto del +122.5%. Al secondo posto, il Campari, con un 13.2% nel primo trimestre e un 5.0% nel secondo.
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