Il countdown per le Olimpiadi Milano-Cortina è ufficialmente iniziato. Dal 6 febbraio al 22 febbraio 2026 l’Italia ospiterà i giochi invernali più diffusi della storia, cui seguiranno le Paralimpiadi (6-15 marzo): ventiduemila km quadrati, due città, due regioni e due Province Autonome per più di 3500 atleti da 93 Paesi. Accanto a piste da sci, da bob e ice park, anche l’enogastronomia farà la sua parte. Abbiamo incontrato il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi che ci ha raccontato i retroscena enogastronomici dell’evento, oltre alla sua passione per i piatti romani e il vino.
Meno di un anno alle Olimpiadi Milano-Cortina. Le due città sono pronte ad ospitare il grande turismo che arriverà anche dal punto di vista dell’offerta culinaria?
Non parliamo solo di Cortina e Milano, ma di due regioni e di due provincie autonome con tutti i loro territori, dalla Valtellina alla Val di Fiemme, perché ricordiamo che saranno le Olimpiadi e Paralimpiadi più diffuse di tutta la storia. Se siamo pronti? Lo saremo progressivamente. E ci auguriamo che anche la parte culinaria farà il suo: sapremo accogliere, non soltanto con l’organizzazione, ma anche con la buona cucina.
C’è un piatto simbolo che possa unire le due città?
Questo è complicato. Non è facile trovare una sintesi. Possiamo inventarlo! Perché le due cucine si compongono di ingredienti molto diversi fra loro… ma perché non provare ad accostare l’ossobuco con le patate all’ampezzana?
Possiamo proporlo anche agli atleti? Che tipo di cucina è prevista per loro?
Ci sono troppi gusti e vincoli legati ad aspetti culturali o religiosi che non consentono di trovare un piatto che vada bene per tutti. Ognuno avrà il suo, come abbiamo visto nell’ultima esperienza al Villaggio Olimpico di Parigi: l’approccio deve essere multidisciplinare per poter accontentare tutti.
Più in generale, quale dieta consiglierebbe loro?
Personalmente, da atleta amatoriale, seguo una dieta equilibrata e variegata, senza eccessi di grassi e accompagnata da una giusta idratazione. Bisogna prima di tutto bere molta acqua. Ma credo che la nostra dieta mediterranea possa aiutarci anche in ambito sportivo.
All’interno della sua dieta, il vino che ruolo ha?
Io bevo un bicchiere di vino rosso ogni sera con grande piacere. Non è neanche un’abitudine ma una tradizione. Però non vado mai oltre.
Al momento, però, la sensazione è che in Europa ci sia una vera demonizzazione del settore, senza distinzioni tra consumo e abuso o tra vino e superalcolici…
È facile associare il vino a fattori patologici. Credo che la differenza la faccia sempre la misura e quindi le quantità, così come nel cibo, ma ricordiamo che rappresenta anche un fattore identitario che va tutelato e promosso oltre anche un fattore economico.
Quest’anno la vedremo a Vinitaly? Magari proprio per lanciare le Olimpiadi?
Spero di sì. Qualcuno della Fondazione Milano-Cortina 2026 ci sarà sicuramente. Su questo ci confronteremo con il ministro Lollobrigida.
A proposito della partnership tra il Ministero per lo Sport e i Giovani e il Ministero dell’Agricoltura, come sta andando il servizio civile agricolo?
Molto bene. La risposta da parte degli enti iscritti all’albo del Servizio Civile Universale e? stata decisamente superiore alle aspettative. Siamo nella fase di valutazione dei progetti e quando apriremo il bando per le candidature ci aspettiamo una grande risposta anche da parte dei giovani.
Domanda di rito per un romano: carbonara o amatriciana?
Senz’altro carbonara. Mi piace non solo mangiarla ma anche cucinarla. Durante il Covid mi sono cimentato nella preparazione – anche per togliere dalla mente situazioni pesanti – seguendo la ricetta tradizionale del 1953 di un ristorante di Trastevere. E mi dicono mi riesca bene.
Al Gambero Rosso saremo felici di provarla…
Risponderò con piacere ad un vostro invito. Poi mi darete un voto.
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