Notizie / Attualità / Tutto quello che non si dice sul vino dealcolato: servono regole certe e limiti sugli zuccheri

Attualità

Tutto quello che non si dice sul vino dealcolato: servono regole certe e limiti sugli zuccheri

La qualità ancora tragica, la mancanza di norme definite a livello internazionale, il paradosso sulla sostenibilità. Ecco il punto sul tema del momento

  • 06 Marzo, 2025

Da consumare entro maggio 2026. Sulla scrivania abbiamo un vino dealcolato, la data di scadenza sulla retro etichetta ci ricorda la sua incapacità di tenuta nel tempo, proprio come una bevanda comune. Lo zucchero totale per litro si aggira sui 70 grammi, eppure si avverte meno sul piano sensoriale perché l’acidità è aggiustata. Nella lista degli ingredienti figura anche il conservante E242. Tutto ciò è permesso perché non esiste un disciplinare sul dealcolato condiviso a livello internazionale. In alcune nazioni come in Italia è vietata l’aggiunta di acqua e aromi, in altre nazioni c’è ampio spazio per la fantasia. Com’è possibile che un prodotto autorizzato dall’Unione europea a essere commercializzato con la scritta vino non abbia regole codificate a tutela di chi lo produce e di chi lo consuma?

Togliere l’alcol non basta

Tutta la comunicazione punta sull’assenza di alcol, su una paventata salubrità rispetto al prodotto convenzionale. E gli zuccheri? E gli altri additivi ingeriti? Certo, ci sono rarissimi casi virtuosi che abbiamo toccato con mano all’ultimo Wine Paris, dove il padiglione Zero tasting ha finito i campioni in assaggio già al secondo giorno, ci ha confessato l’Ad della fiera Rodolphe Lameyse. Non è ben chiara la portata del movimento, di sicuro è ingigantita in questa fase schizofrenica dei consumi. È il momento della curiosità, ma nell’assaggio di divertente c’è ben poco. La qualità media è pessima, tra l’annacquato e il tragico gusto di dealcolato che ricorda l’amido del riso bollito. Si noti bene: un buon dealcolato dovrebbe costare più di un vino tradizionale.

Il ragionamento è lineare: si parte da un vino finito per poi dealcolare; l’operazione più diffusa al momento è tramite l’uso di membrane per osmosi. Il processo richiede tanta energia e soprattutto risorse idriche importanti e non più riutilizzabili. Insomma, nulla di più lontano dalla parola magica “sostenibilità”.

Serve una stretta regolamentazione

Sul piano tecnologico sono stati fatti passi avanti in poco tempo, ma al di là della sperimentazione molte cantine non hanno ragionato sul posizionamento (culturale e di mercato) del dealcolato, inseguendo meramente un’indicazione netta del mercato. Spesso hanno affidato la produzione a brand esterni: il rischio di snaturarsi è dietro l’angolo. Occorre fare chiarezza, perché da opportunità a seria minaccia il passo è brevissimo. Ci aspettiamo una più stretta regolamentazione in tempi brevi e anche una nuova narrazione capace di tenere lontani i segmenti: il dealcolato non come un surrogato del vino, ma un prodotto con una diversa identità pensato per un nuovo consumatore che (ancora) non apprezza il vino. Uno strumento di partenza per accedere a una nuova dimensione esperienziale.

L’attuale crisi del mondo enologico è una crisi culturale, di messaggi, d’identità. Cambiano ed evolvono i bevitori, i mercati, il clima: tutto questo genera confusione sia tra le cantine che tra gli appassionati. Per questo servono regole nette e scelte coraggiose. Che di nemici, oggi, il mondo del vino ne ha fin troppi.

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE...

<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri,
il settimanale economico di Gambero Rosso

Corsi per Appassionati

Corsi per Professionisti

University

Master

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati

La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

In edicola

No results available

Reset

No results available

Reset