
Una nuova importante indagine europea sull’allevamento intensivo ha rilevato la diffusione delle mega fattorie come forma di allevamento in piena espansione in tutto il Vecchio Continente. I risultati hanno sollevato nuove preoccupazioni sul benessere degli animali, l’inquinamento, la diffusione delle malattie e l’impatto economico sugli agricoltori convenzionali, e hanno suscitato nuove accuse secondo cui il programma di sussidi agricoli dell’Ue favorirebbe le aziende agricole industriali di grandi dimensioni. Una tematica che la giornalista Giulia Innocenzi aveva già affrontato nel suo documentario Food For Profit e che è riemersa oggi alla luce della nuova inchiesta. Una bomba ambientale che non riguarda per altro solo pollo e suini, ma anche tonno e altri pesci in mare.
L’inchiesta, condotta da AGtivist, consorzio di giornalisti da sei Paesi, ha mappato per la prima volta oltre 24mila allevamenti avicoli e di suini, rivelando come migliaia di mega fattorie abbiano ottenuto il via libera nell’ultimo decennio. Un problema che coinvolge tutti gli Stati europei, ma che è più presente in Spagna, Italia, Francia, Germania, Polonia, Paesi Bassi e Regno Unito. Molti degli allevamenti individuati erano molto più grandi delle soglie richieste dal permesso: si è scoperto che alcuni allevamenti di pollame ospitavano più di 1,4 milioni di polli contemporaneamente, i più grandi allevamenti di suini ospitavano più di 30mila animali. Gli allevamenti intensivi nell’Ue e nel Regno Unito sono allevamenti in cui vengono allevati contemporaneamente 40mila o più polli, 2.000 o più suini da ingrasso o 750 o più scrofe da riproduzione. L’aumento dei cosiddetti mega allevamenti in tutta Europa si accompagna a una drastica riduzione del numero di piccole aziende agricole e a un aumento del divario di reddito tra aziende agricole grandi e piccole, secondo una ricerca del Guardian. L’aumento di questo tipo di realtà ha coinciso con un calo del numero di uccelli, specie arboree e farfalle. Secondo le informazioni ottenute dalla Commissione europea e dalle agenzie di regolamentazione e dagli istituti competenti per ogni paese, i primi 10 paesi per allevamenti intensivi di suini e pollame sono Spagna, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Regno Unito, Danimarca, Polonia, Belgio e Ungheria.
In tutta Europa, l’aumento dei grandi allevamenti intensivi di pollame è una delle cause principali dell’inquinamento fluviale . Gli escrementi di pollo contengono più fosfati – che privano di ossigeno pesci e piante fluviali – di qualsiasi altro letame animale. I dati mostrano che l’Agenzia per l’ambiente del Regno Unito ha effettuato circa 17 ispezioni di allevamenti intensivi a settimana, nel 75% dei casi sono state riscontrate non conformità. Tra le violazioni figurano fosse di liquami in stato di degrado, che causano perdite e inquinamento dell’ambiente locale, e un caso grave in cui un sito di particolare interesse scientifico è stato contaminato da effluenti animali. Si sono verificati anche gravi incidenti di inquinamento atmosferico e numerose violazioni dovute al sovraffollamento di animali. A tal proposito si è espressa anche Sirpa Peitikainen, eurodeputata del Partito popolare europeo, che ha dichiarato: «Stiamo aumentando drasticamente le dimensioni delle unità produttive in risposta alla concorrenza internazionale e alla riduzione dei costi in altri Paesi. Le conseguenze negative di questo modello sono molteplici, sia economiche che ambientali».
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