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Fuoco facile

Il nuovo ddl Lollobrigida spalanca le porte alla caccia. Wwf: “Colpo mortale alla tutela della fauna”

Dalle armi potenziate alle aree demaniali aperte. Un nuovo disegno di legge rischia di cancellare decenni di protezione e di favorire bracconaggio e turismo venatorio incontrollato, tra le proteste delle associazioni ambientaliste

  • 21 Maggio, 2025

Cinghiali come trofei, nuove armi ammesse e la possibilità di cacciare in aree finora protette. Il governo Meloni punta a riscrivere le regole della caccia con un nuovo disegno di legge pronto ad approdare in aula e a essere operativo per la stagione autunnale. Una riforma che, con la promessa di modernizzare una normativa ferma al 1992, rischia di ridisegnare i confini della pratica venatoria e quelli ben più delicati della convivenza tra uomo e fauna selvatica, scatenando la rivolta di opposizione e ambientalisti: «È un punto di non ritorno che rischia di cancellare decenni di politiche di tutela della fauna e di lasciare senza strumenti legali chi vuole difendere le specie più vulnerabili», sostiene Wwf.

Come cambiano le regole

La bozza del provvedimento – voluto fortemente dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e intercettato dalle associazioni ambientaliste – batte su tre fronti: le armi, i giorni di caccia e la gestione delle specie abbattute. L’articolo 8 del testo dettaglia un elenco di strumenti, dal fucile a canna liscia fino all’arco, con una regolamentazione stringente sui caricatori. La vera novità, però, sta nella possibilità di utilizzare caricatori fino a cinque colpi nella caccia al cinghiale, ora trattenibile dal cacciatore. Una misura che secondo i promotori risponde all’emergenza dei danni agricoli, ma che per molti rischia di spalancare la porta a derive incontrollate.

fucile caccia

Non solo. Sul calendario, la riforma impone uno stop obbligatorio alla caccia nei martedì e venerdì, lasciando però alle regioni la facoltà di assegnare liberamente i tre giorni settimanali consentiti. Una “deregulation ” per molti travestita da flessibilità, a cui si aggiunge una norma altrettanto controversa, quella relativa alla liberalizzazione dei richiami vivi e alla possibile riapertura dei roccoli, impianti di cattura degli uccelli vietati dall’Unione Europea. Una scelta che rischia di esporre l’Italia a nuove procedure d’infrazione da parte di Bruxelles, che da anni, al contrario, chiede di elevare le sanzioni contro i bracconieri.

Rischi per fauna e legalità

Il testo ha già scatenato un’ondata di reazioni. Legambiente ha parlato di «normalizzazione del bracconaggio», le opposizioni gridano allo scandalo. Dal governo, però, si difende la necessità di aggiornare una legge vecchia di trent’anni per affrontare le nuove sfide legate all’espansione della fauna selvatica. Ma è davvero così? «Non è la prima volta che questa legislatura tocca a ribasso la legge 157 del 1992, ma questa è una modifica strutturale che ne stravolge i principi, ponendo la gestione degli animali selvatici davanti alla loro tutela», racconta al Gambero Rosso Domenico Aiello, Responsabile tutela giuridica della Natura di Wwf Italia.

La preoccupazione principale è infatti che la nuova legge elimini importanti limiti sui periodi e le modalità di caccia, favorendo pratiche come l’uso di reti per la cattura di uccelli, sinora vietate, o i richiami vivi che già oggi alimentano un vasto traffico illegale di animali dal valore di circa 60 milioni di euro. «Con la riforma si autorizzerebbe la riapertura dei roccoli e la cattura di richiami vivi in natura e si allargherebbe la possibilità di cacciare tutte le specie migratorie – sottolinea Aiello – ignorando le restrizioni europee e rischiando di incentivare il mercato nero».

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animale caccia

Impatto su sicurezza, salute e turismo

Ma le ripercussioni vanno ben oltre. Con la possibilità – prevista dalla bozza della riforma – di cacciare in tutte le aree demaniali, comprese spiagge e zone dunali, l’attività venatoria potrebbe ora estendersi anche a zone finora off limits, mettendo a rischio ecosistemi delicati e aree escursionistiche. Un ampliamento che, insieme all’opportunità di sparare anche dopo il tramonto, solleva serie preoccupazioni per la sicurezza pubblica e per la salute umana, soprattutto a causa del rischio di contaminazione da piombo nelle aree agricole.«Con gli appostamenti fissi si disperde nell’ambiente un tasso altissimo di sostanze tossiche che si riversano nelle colture e negli allevamenti al pascolo, arrivando fino a tavola», evidenzia l’esperto.

L’abolizione dei limiti sugli appostamenti fissi potrebbe, inoltre, danneggiare il turismo naturalistico, «penalizzando escursionisti e agriturismi che vivono dell’attrattiva di ambienti incontaminati e favorendo invece la caccia privata e il turismo venatorio, anche internazionale, che la bozza mira a liberalizzare». Insomma, «un pacchetto – conclude Aiello – che, più che utile per il controllo delle specie in soprannumero, rappresenta in realtà il fallimento delle misure in materia di questo governo e un colpo mortale alla tutela della fauna».

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