
«Una tassa di ingresso non è la soluzione a un problema ben più profondo». Angelo Fiorillo, direttore della Rucola 2.0, uno dei ristoranti fine dining del centro storico di Sirmione, una stella Michelin, non è molto d’accordo con l’idea avanzata da più parti di fare della perla del Garda una seconda Venezia, una città a numero chiuso, dopo il ponte dei record del Primo Maggio. «Finché a discutere di questo problema saranno assessori e politici non troveremo una soluzione, bisogna affidarsi a competenze tecniche».
Fiorillo è convinto che giornate come quella del 1° maggio, in cui in una cittadina con 8mila abitanti affluiscono 14.656 visitatori (e nei giorni successivi non è andata molto meglio: 13.499 venerdì 2 maggio, 12.758 sabato 3 secondo i dati forniti dall’Ufficio Studi di Confcommercio Brescia), non facciano bene alla cittadina che disegna una penisola che si tuffa nel Garda e che vanta tesori come le Grotte di Catullo e Palazzo Callas. «Queste invasioni barbariche sono certamente molto penalizzanti e non hanno ragione di esistere perché potrebbero essere ben regolate. Ad esempio con un servizio di navetta elettrico che colleghi il centro con dei parcheggi, senza bloccare l’accesso. E si potrebbe collegare il parcheggio a una prenotazione, o di un albergo e di un ristorante». Fiorillo rifiuta di pensare a provvedimenti classisti, anche perché «non c’entra la tipologia di turismo con questi picchi di accesso». Fiorillo chiama in causa il comune, «che possiede molti terreni che potrebbero essere adibiti a parcheggi anche temporanei nelle stagioni di grande afflusso. Stiamo parlando di un comune ricco, che non ha certo bisogno di incassare con la tassa di ingresso di 4 euro l’ora. Ma non c’è intenzione e non ci sono capacità».
Il centro di Sirmione
Il problema non è semplicemente numerico. Anche altre cittadine gardesane come Salò e Desenzano sono invase dai turisti ma hanno una diversa conformazione che rende tutto più gestibile. A Sirmione il problema è strutturale, come dice il presidente di Federalberghi Brescia Alessandro Fantini, secondo cui «la conformazione del centro storico di Sirmione deve spingere ad altre valutazioni e a una differente regolamentazione del fenomeno». E come conferma il presidente del Consorzio Albergatori Ristoratori di Sirmione Marco Merlo «Sirmione deve essere valutata in modo differente rispetto ad altre destinazioni turistiche».
Lo staff della Speranzina
«Io a Sirmione risiedo – ci racconta Stefano Giordani, titolare dell’altro stellato del centro storico, La Speranzina – ma sono rimasto uno dei pochi, tutti i miei amici di infanzia sono andati via e se voglio far fare delle attività di qualità ai miei figli devo spostarmi in un’altra località, perché Sirmione è solo parcheggi e negozi”. Quindi il problema va ben oltre l’invasione di un giorno festivo. Quanto alla possibilità di rendere la cittadina catulliana a numero chiuso, Giordani precisa di non avere “le capacità per dire se sia un’idea giusta o sbagliata”, ma di certo sa che «Sirmione non vada ghettizzata né resa classista, non mi piace l’idea di discriminare coloro che non sono altospendenti. Bisogna rimodulare l’offerta turistica, decongestionare la cittadina, associare la possibilità di parcheggiare non solo a una prenotazione alberghiera o ristorativa ma anche alla visita di un museo e soprattutto redistribuire gli introiti in modo che ne beneficino tutti.” Anche perché “a essere un centro commerciale a cielo aperto non realizziamo le aspettative di nessuno».
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