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Proteine alternative

La quaglia di laboratorio sbarca nei ristoranti: via libera in Australia alla vendita di carne coltivata:

La prima a essere venduta sarà la quaglia coltivata: Australia e Nuova Zelanda danno il via libera alla carne di laboratorio

  • 19 Giugno, 2025

L’Australia e la Nuova Zelanda hanno ufficialmente spalancato le porte alla carne coltivata. Con una decisione storica che potrebbe riscrivere le regole del gioco nel sistema agroalimentare globale, la Food Standards Australia New Zealand (FSANZ) ha approvato per la prima volta un prodotto a base di carne coltivata, aprendo così un nuovo mercato per l’agricoltura cellulare e tracciando un modello normativo per le autorità internazionali.

Il foie gras di quaglia coltiuvata in laboratorio. In apertura un piatto con la stessa quaglia. Foto di Vow

Anni di valutazione sulla quaglia coltivata

L’annuncio, giunto al termine di un processo di valutazione durato diversi anni, riguarda una specifica tipologia di carne: la quaglia giapponese prodotta in laboratorio dalla startup australiana Vow, attraverso il marchio premium Forged. Un alimento già presentato con successo a Singapore all’inizio del 2024, dove la compagnia ha ricevuto il via libera dell’Agenzia alimentare locale. Da allora, secondo quanto riportato dall’azienda, sono state servite oltre 25.000 porzioni di carne Forged. A maggio 2025, Vow ha registrato un record produttivo: 538 chilogrammi di carne di quaglia ottenuti in un solo ciclo di raccolta.

Un iter che può fare scuola nel mondo

Il processo che ha portato all’autorizzazione della carne coltivata in Australia si è distinto per l’insolita trasparenza. FSANZ – organismo binazionale con competenza anche sulla Nuova Zelanda – ha pubblicato documenti, riscontri delle consultazioni pubbliche e dettagli scientifici della valutazione sul proprio sito web. Una prassi che non solo rafforza la fiducia dei consumatori, ma offre anche un utile riferimento per altri Paesi chiamati a regolare la nuova frontiera delle proteine alternative.
Oltre all’approvazione del prodotto di Vow, l’agenzia ha introdotto linee guida e standard per allineare la carne coltivata ai criteri già applicati agli alimenti convenzionali, definendo così un perimetro normativo chiaro e replicabile.

Dal laboratorio al piatto: il mercato domestico

Ora che l’approvazione è stata formalizzata, Vow si prepara a lanciare i suoi prodotti nel mercato domestico. Le prime quaglie coltivate saranno servite in “alcuni tra i ristoranti più interessanti d’Australia”, secondo l’azienda. Tra i locali coinvolti figurano NEL, ristorante d’avanguardia a Sydney, e il melbourniano Bottarga, noto per la sua cucina italo-australiana d’autore.
Ma il valore dell’operazione va ben oltre i confini dell’alta ristorazione. L’approvazione australiana rappresenta un precedente strategico che potrebbe accelerare la diffusione della carne coltivata in tutta la regione Asia-Pacifico. L’Australia, forte di una reputazione consolidata nell’export agroalimentare, è in posizione ideale per diventare uno snodo fondamentale nella distribuzione delle cosiddette future foods, gli alimenti del futuro.

Proteine alternative: mercato da miliardi di dollari

Secondo uno studio della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), la roadmap australiana delle proteine alternative stima in 13 miliardi di dollari il potenziale di mercato del settore entro il 2030. Un comparto in grado di generare quasi 10.000 nuovi posti di lavoro e che include, oltre alla carne coltivata, proteine vegetali e derivate da fermentazione. Anche nello scenario più prudente, si prevede che il mercato raggiungerà comunque 3 miliardi di dollari entro i prossimi cinque anni.
Tali numeri non sorprendono, se si considera che la domanda globale di carne è destinata a crescere di oltre il 50% entro il 2050, spinta da una popolazione mondiale in aumento e da un’espansione economica che porta con sé nuove abitudini alimentari, specie nei Paesi asiatici.
«Per rispondere alla crescente richiesta globale di carne in modo sostenibile – afferma Mirte Gosker, direttrice esecutiva del Good Food Institute per l’Asia-Pacifico (GFI APAC) – dobbiamo integrare le fonti proteiche tradizionali con metodi alternativi. I sistemi convenzionali sono drammaticamente inefficienti: servono fino a 100 calorie per nutrire una mucca, e da ciò otteniamo solo una caloria di manzo».

Cellule, export e armonizzazione globale

L’agricoltura cellulare, secondo Gosker, non rappresenta una rottura con il passato, ma un’integrazione che potrebbe valorizzare le reti distributive esistenti e creare nuove fonti di reddito per gli operatori agricoli. Il tutto, con un impatto ambientale drasticamente ridotto rispetto all’allevamento intensivo.
Ma il cambiamento non sarà solo industriale: sarà anche normativo. L’approvazione della FSANZ è destinata ad avere un impatto domino su altri Paesi. In prima linea c’è la Corea del Sud, che dovrebbe completare la sua prima revisione sulla carne coltivata entro l’anno. Seguono da vicino Thailandia e Malesia, mentre Stati Uniti e Singapore hanno già dato il loro ok.

Verso un futuro commestibile

In un panorama globale ancora frammentato, si lavora all’allineamento delle regole. Durante una recente riunione del Codex Alimentarius delle Nazioni Unite a Seul, rappresentanti di Cina, Singapore, Corea del Sud e Arabia Saudita hanno deciso di costituire un gruppo di lavoro per promuovere l’adozione di linee guida condivise sulla sicurezza alimentare applicata alla carne coltivata. Un passo decisivo per semplificare le approvazioni e favorire una regolamentazione uniforme, che acceleri la diffusione di questi nuovi prodotti.
La carne coltivata, una volta relegata alla fantascienza, sta dunque diventando una concreta possibilità commerciale. L’approvazione australiana certifica che è possibile produrre carne senza allevamento, senza macellazione e con impatti ambientali inferiori. Una rivoluzione che, almeno nelle sue prime forme, parlerà anche italiano: Bottarga di Melbourne è pronto a portare in tavola la quaglia di Vow.

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