La Guida Michelin non ama le avventure. Non ama il rischio, il disagio, la scomoditร , i pensieri controversi. No. Proprio no. Ama le autostrade in cui puoi servirti del ยซcruise controlยป, non i sentieri di campagna accidentati. Sapevatelo.
ร la linea che emerge negli ultimi anni e che ha trovato conferma nella presentazione della sessantanovesima edizione al Tetatro Grande di Brescia, il 14 novembre (ecco tutte le stelle 2024). I curatori della Michelin sdegnano gli adulteri, le scappatelle, diffidano dei flirt. La passione รจ sopravvalutata. Esigono corteggiamenti lunghi, fiori, affidabilitร , lettere dโamore sรฌ ma scritte su fogli excel, rapporti a lungo termine. Un matrimonio รจ per sempre. O quasi. Lโavanguardia passa per altre strade, non per le pagine compassate della “rossa”, come peraltro ha confermato sul palco bresciano lo stesso Marco Do, direttore comunicazione e relazioni esterne di Michelin Italia e confindustriale convinto, con tutto quello che ciรฒ si porta dietro. ยซNoi siamo una guida per i viaggiatori, non facciamo critica gastronomicaยป.
Ohibรฒ, nellโepoca in cui tutti, solo perchรฉ vanno alla trattoria dietro lโangolo, si sentono Veronelli, la piรน grande istituzione gastronomica mondiale ammette che no, non cโรจ un atteggiamento critico nei confronti dei ristoranti visitati, qui si fa solo servizio. E noi che stiamo ancora qui a sacramentare sulle loro scelte, a computare le stelle date o non date, tolte o non tolte. Ci troviamo davanti a un grande abbaglio collettivo.
I criteri di giudizio sono questi: gli avanguardisti no pasarร n, anzi saranno guardati di sottecchi, con accigliata diffidenza. Del resto basta rileggere i criteri attraverso i quali sono valutati i locali visitati dagli ispettori (che, ricordiamo, caso unico almeno in Italia sono oscuri dipendenti a libro paga, quindi soggetti allโaziendalismo piรน osservante): qualitร del prodotto, padronanza delle tecniche, rapporto qualitร /prezzo, costanza nel tempo, personalitร dello chef. Il talento? Sopravvalutato. La provocazione? Uhm, dopotutto meglio di no. Il pensiero laterale? Eโ laterale, appunto, e quindi si faccia da parte.
Basta osservare le scelte fatte nellโedizione appena rilasciata e rese note martedรฌ nella “splendida location” bresciana: Norbert Niederkofler ha perso le tre stelle del St Hubertus a San Cassiano, che ha dato il foglio di via al barbuto cuoco di Luttach, ha prontamente riaperto a inizio estate lโAtelier Moessmer e tร c, tre stelle di colpo, filo riannodato con un colpo di uncinetto malgrado il cambio di insegna, di localitร , di proprietร . Usato sicuro, ancorchรฉ di altissima qualitร .
Andrea Aprea ci ha messo un anno in piรน a ritrovare il suo status bistellato che gli apparteneva dai tempi del VUN del Park Hyatt a Milano. Ha riaperto alla fondazione Rovati, in corso Venezia, sempre nella cittร meneghina, nel luglio 2022, e tutti dicevano, lโanno scorso, โma dร i, troppo poco tempo per una stellaโ. E invece subito una, e lโanno dopo due. Lโaria che si respirava a Brescia al momento dellโannuncio era come quando senti che la Juventus ha battuto la Pro Vercelli cinque a zero: sorpresa zero. E Aurora Mazzucchelli? Qualche anno fa ha abbandonato il fine dining di Marconi a Sasso Marconi, dove riposava nella comfort zone della stella, per trasformare tutto, col fratello Massimo, in Casa Mazzucchelli. Stella persa, naturalmente. Inizialmente il suo lavoro sulle pizze, pur interessante, non ha stuzzicato i gommisti francesi, che la pizza non la mangiano, si sa, ma appena รจ tornata sui suoi passi riproponendo una cucina ยซda piattoยป, ha riacquistato la stella, come una moglie fedifraga che torna allโovile.
Dallโaltro lato ci sono personalitร tormentate, inseguite dai fantasmi da loro stessi ipernutriti, scomode, conflittuali, concettuali, talora obiettivamente inintelligibili. Adorate da un pubblico di groupie punk, onestamente stimolantissime, eppure destinate a una perenne damnatio memoriae michelinesca. Ci viene in mente Eugenio Boer, che la stella lโaveva presa da Essenza nel 2017 ma che poi lascio subito quel locale e alla fine non รจ stato piรน sostenuto nel suo percorso di crescita dalla Michelin perchรฉ evidentemente classificato come “inaffidabile”.
Ci viene in mente Riccardo Camanini, troppo spirituale (รจ laureato in filosofia, del resto) per entusiasmare i travet della Michelin, che infatti gli attribuiscono un solo macaron mentre la 50 Best, il circo acquatico della cucina innovativa, piazza addirittura il suo Lido 84 di Gardone Riviera al settimo posto al mondo, e dovevate vedere come i foodies avanguardisti di tutto il pianeta se lo mangiavano con gli occhi a giugno a Valencia, in occasione del disvelamento.
Ecco, proprio la 50 Best rappresenta ormai lโanti-Michelin, con quel gusto dellโestroso, dellโesotico, del mondialista, del capello colorato, della mise trasgressiva che nella borghesissima, quasi gozzaniana, scena micheliniana รจ caldamente sconsigliata. Abbiamo visto a Brescia un solo outfit non in linea, il capello tinto di Mario Capitaneo di Verso, il fatto che il suo locale in piazza del Duomo abbia preso in un colpo due stelle malgrado uno dei due chef assomigli a un writer รจ lโunica scelta in controtendenza. Magari la telefonata lโavranno fatta a Remo, lโaltro fratello, certo piรน rassicurante.
Insomma, cari chef. Se volete la stella, se proprio decidete che per voi รจ fondamentale, abbassate la cresta. Rimettete nella credenza lo Sturm e il Drang, pensate al sapore, al benessere del commensale, comprate molte consonanti e molte vocali e rendetevi comprensibili. Non cercate lo scandalo, non fate troppo notizia, restate sempre gli stessi, se possibile. Del resto si sa: almeno in Europa vince il conservatorismo, i progressisti sono fuori moda. Anche in cucina.
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