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THE BEST IN ROME & LAZIO
C’รจ voluto piรน del previsto, ma alla fine ci siamo: รจ partito il conto alla rovescia per l’apertura di Campocori, main restaurant del The Chapter, il design hotel aperto a fine 2019 da Marco Cilia, imprenditore romano in prima linea nella renaissance dell’hotellerie capitolina con quella sua insegna nascosta tra i vicoli del quartiere ebraico eppure cosรฌ aperta alla cittร , un luogo che ha contribuito a lanciare una nuova era nel mondo degli hotel – curati, disinvolti, divertenti e vissuti davvero – che a Roma stentava a decollare (e che ora comincia invece a crescere, basti pensare al recente W Rome).
Un posto che in questi due anni ha dovuto fare e disfare, per disincagliarsi dagli ostacoli che la pandemia ha messo sul suo cammino, senza mai tirare i remi in barca ma rilanciando sempre con entusiasmo e coraggio, come abbiamo visto l’estate scorsa con la nascita di Hey Gรผey, cocktail bar e taqueria sulla terrazza (che riaprirร con la bella stagione).
Hey Gรผey
Ora, mentre il governo annuncia l’allentarsi delle restrizioni, il The Chapter annuncia la sua nuova formazione, conย Solomiya Grytsyshyn e Alessandro Pietropaoli a guidare rispettivamente bancone e cucina di via di Santa Maria deโ Calderari, lanciando finalmente quel ristorante – “fiore all’occhiello del The Chapter”ย lo chiama Cilia – che tanto si รจ fatto desiderare: โci lavoriamo da un anno e mezzo: il Covid ci ha bloccato piรน volte e poiโย aggiungeย โvolevano aspettare il momento giusto per partireโ. Ora il momento รจ arrivato (apertura prevista il 24 febbraio), e con lui un nuovo chef.
Alessandro Pietropaoli. Foto: Venanzi
Ex allievo del Gambero Rosso, Pietropaoli ha all’attivo passaggi alla Posta Vecchia ai tempi di Michelino Gioia, da Antonello Colonna con Marco Martini, e poi a Villa Crespi, all’Armani Hotel e Four Seasons, a prendere la misura anche con il mondo della ristorazione d’albergo dentro e fuori i confini italiani. Esperienza quanto mai utile ora che si muove tra le mura antiche di questo hotel di gran carattere: lusso accessibile, design e ospitalitร supermetropolitana che alla metropoli guarda con interesse. Puntando dritto al cuore di chi cerca un posto cool, bello, buono, rilassante e con una forte personalitร .
Marco Cilia
Lo stile, del resto, รจ quello che si รจ saputo confermare tappa dopo tappa in questi due anni di stop and go, tra ambientazioni d’effetto, quelle firmate dal designer sudafricano Tristan Du Plessis di Studio A; interventi artistici di Alice Pasquini, Willy Verginer, Warios e del duo americano Cyrcle; spazi aperti al pubblico da mattina a sera, per un caffรจ come per lo smart working, e proposte gastronomiche informali e accessibili: oltre al corner messicano in terrazza, anche il Market al piano terra: salad e juice bar che proprio in questi giorni cambia formula per adeguarsi ancora di piรน al progetto complessivo, sempre nel solco di una proposta fresca, leggera, gustosa, un healty food declinato – stavolta – in salsa orientale.
Cambia di poco la proposta come cambia di poco il nome, trasformandosi in Lucky Fish Market, sushi bar che โ soprattutto all’ora di pranzo โ รจ punto di riferimento per i turisti e i molti uffici della zona, oltre che per i clienti interni all’hotel: โรจ il nostro angolo di asian food, la parte piรน fresca e casual della nostra proposta,โ spiega Pietropaoli. Rolls, sashimi, pokรจ piรน o meno classici disponibili in box per l’asporto e il delivery, oltre che nel Market (che ha un ingresso separato su via Arenula) e nel lounge bar attiguo, separato da una porta e da un mood completamente diverso: tanto morbido, verdeggiante e decorato questo, tanto luminoso, lineare, minimal l’altro, che richiama certi healty bar di ispirazione nordeuropea. In quella lobby apertissima alla cittร รจ appena arrivata Solomiya Grytsyshyn, barmade di rango molto nota in cittร . Ne riparleremo.
Foto: Venanzi
Nel frattempo si scaldano i motori per il ristorante principale. โPer noi รจ un progetto chiaveโ spiega Cilia: โavevamo giร due concept internazionali, piรน casual. Volevamo fortemente un ristorante di cucina italiana, per i romani e per gli stranieri che vengono quiโ.ย Un ristorante gourmet in pieno stile The Chapter: informale, curato, relativamente accessibile (prezzo medio intorno ai 60-70 euro, degustazione a 70, 80, 110 euro), dallโappeal internazionale e lโatmosfera divertente: โcome ci sono allโestero ma ancora mancano un poโ in Italiaโaggiunge Cilia. Fino a ora.
Foto: Venanzi
Occorre passare dall’altra parte dell’ingresso, che volutamente dismette i panni dell hall per farsi accoglienza piรน intima e disinvolta, per giungere alla vera novitร del The Chapter, anche qui รจ Tristan Du Plessis a firmare lo spazio, con quel suo tratto eclettico che mescola ispirazioni diverse: atmosfere retrรฒ e rimandi contemporanei, lampadari bodoir e grandi stampe diย Haris Nukem, il marmo dei tavolini e quello sopra la boiserie decorata a mano, pezzo dopo pezzo, e ancora il cemento delle pareti, i mattoncini delle volte e il cuoio che ne riveste i profili. โLa mia idea era ricreare un’atmosfera come quella dei dinner club anni ’30โ spiega l’imprenditore. 40 sedute, tra poltroncine e il divanetto che segna il perimetro della sala.
Foto: Venanzi
Un gioco di rimandi che si trova anche in cucina, dove Pietropaoli punta e forte sul territorio, ma senza legacci. โSono nato ad Anzioโ fa, ed รจ quasi una dichiarazione d’intenti che introduce uno dei signature in carta: la Minestra del porto di Anzio, un plateau di pesci poveri della tradizione della cittadina laziale – tracina, fragolino e cosรฌ via – serviti crudi con diverse salse e condimenti, cui si aggiunge al tavolo una pasta mista cotta nel brodo di pesce servita direttamente dalla pentola, cosรฌ che il calore accarezzi appena le carni. Un piatto da condividere. Cosรฌ come da condividere รจ un altro classico italiano: il pollo arrosto con contorni – purรจ al tartufo, cicoria, scarola con pinoli e uvetta – presentato in piccole staub con erbe aromatiche affumicate e servito con il suo fondo aromatizzato ai funghi. Addio a formalitร , ai dogmi di una ristorazione abbottonata che non fanno il paio con un hotel che abbandona ogni rigiditร per avvicinare gli ospiti. Proprio per questo agli amuse bouche Pietropaoli preferisce bocconi sapidi e decisi (bon bon di carbonara o pane burro alici acqua di vongole e alghe di mare), alla pagnotta piccoli pani, focacce, pane sfogliato con burro salato e crackers – โla pagnotta deve avere la sua centralitร โ fa, a rimarcare che qui i protagonisti sono i piatti โ da abbinare a una cucina che corteggia la nostra cultura gastronomica senza timore di allontanarsene: โla mia idea รจ prendere la qualitร della tradizione italiana e declinarla in chiave contemporanea, senza toccare troppo la materia prima e facendo riferimento ai miei trascorsi e alle mie passioniโ.
La cucina orientale, appunto, che si trova in certi accostamenti e procedimenti, come nell’Anguilla 30 ore – โun piatto che mi rappresenta moltoโ – marinata con spezie asiatiche, laccata con aceto balsamico, abbinata a rape, yogurt, umeboshi, infusione di fieno. Dalle origini abruzzesi arriva l’agnello: โil lombo, in cottura rosa, con crema inglese all’aglioโ lo mixa con crema di mandorle, umeboshi, bietole, e una misticanza selvatica con aceto di mandorle di produzione propria e il fondo di cottura con aglio affumicato, โa richiamare un arrosticino abruzzeseโ ma che guarda lontano. C’รจ poi una rilettura della zuppa di cipolle, ereditร di un trascorso oltralpe, scomposta in due servizi, con scalogno affumicato cotto in aceto di lamponi e cipolla cotta con brodo profumato di chiodi di garofano e affumicatura di macis, cannellata direttamente sul piatto con una patata alle alghe con fondo di cipolla โ qui l’idea รจ abbinarla a un pisco sour con sciroppo di lamponi e scalogno (il bar attiguo promette abbinamenti spericolati a tutto gusto, tra cocktail, kombucha e altri drink). Di nuovo ispirazione superclassica nel piccione in due servizi: petto arrostito sulla brace, glassato con burro piemontese salato, servito con crema di pinoli, radicchio di Gorizia, bruschetta di corn bread e ragรน di interiora di piccione; e poi la coscia con il suo fondo. Ma non si perde occasione di tornare all’oggi con una chiusura che mitiga la grassezza del dessert con note acide e vegetali: ricotta, barbabietola rabarbaro yogurt. A firmarlo il pastry chef Luca Scagliarini, in cucina insieme al sous Valerio Baiano. A chiudere il cerchio, la restaurant manager Marta Pandemiglio, responsabile della cantina che si muove tra grandiย classici e piccole realtร artigianali di Italia e del resto del mondo,ย โcon lei stiamo costruendo il servizio in salaโ.
ร tutto, per ora. Ma, attenzione: altri Capitoli ci attendono, accendete i radar.
Hotel Chapter โ Roma โ via di Santa Maria deโ Calderari, 47 โ www.chapter-roma.comย
a cura di Antonella De Santis
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