Produzione e superfici vitate in lieve calo, consumi finalmente in risalita e numeri record per gli scambi internazionali di vino. ร, in sintesi, il quadro relativo al 2021 offerto dallโOiv, lโOrganizzazione internazionale della vigna e del vino, che ha illustrato via web la consueta congiuntura del mercato mondiale. Il direttore generale, Pau Roca, ha esordito citando la guerra in Ucraina auspicando, da un lato, il rispetto degli accordi sul diritto internazionale e, dallโaltro, prospettando un 2022 difficile e pieno di incognite. Lโinflazione, i costi di energia, materie prime e la difficoltร nelle forniture potrebbero determinare una โriduzione della domanda globale, un maggiore consumo di prodotti entry level e un calo della marginalitร per le imprese vitivinicole. Anche per questo i governiโ ha avvertito โdovranno fare attenzione a non aumentare le tasse. Considerando che il settore vinicolo ha dovuto difendersi, di recente, anche dalle accuse di essere una sostanza cancerogena tout court, ci sono tutti gli ingredienti, secondo Roca, per una โtempesta perfettaโ.
Oiv – direttore generale Pau Roca
Entrando nel dettaglio del quadro congiunturale illustrato dallโOiv, il vigneto mondiale si estende nel 2021 per 7,32 milioni di ettari, lievemente al di sotto dei livelli del 2020 (-0,3%). Il dato comprende i terreni destinati a produrre vino, mosti, uva da tavola e da appassimento, compresi gli impianti giovani e non ancora produttivi. Dopo il calo progressivo iniziato nel 2004, il trend sembra essersi stabilizzato dal 2017 in avanti. Anche se gli ettari del 2021 sono tra i piรน bassi dal 2000. Secondo lโOiv, lโItalia e la Francia (per lโUnione europea) e la Cina con lโIran (per lโarea orientale) stanno guidando la crescita del vigneto mondiale. Invece, importanti Paesi dellโemisfero sud, con lโeccezione di Australia e Nuova Zelanda, stanno registrando una diminuzione. Tra questi ci sono Argentina, Sud Africa, ma anche Stati Uniti, Turchia e Moldova.
Foto di Matthias Bรถckel da Pixabay
Nella classifica mondiale (top 10), il vigneto piรน esteso รจ quello della Spagna (964mila ettari; +0,4% sul 2020) seguita da Francia (798mila; +0,2%), Cina (783mila; stabile), Italia (quarto posto con 718mila ettari; stabile), Turchia (419mila; -2,7%), Stati Uniti (400mila; stabile sul 2020 ma in trend calante dal 2014), Argentina (211mila; -1,7%), Cile (210mila; +1%), Portogallo (194mila; -0,2%) e Romania (189mila; -0,7%).
Rispetto alle prime stime rilasciate a novembre scorso, migliora il quadro della produzione di vino del 2021, che si dovrebbe attestare a 260 milioni di ettolitri (esclusi succhi dโuva e mosti), con un calo di circa 3 mln/hl sul 2020 (-1%). ร il risultato di una tendenza calante nella gran parte dei Paesi Ue (Italia esclusa) e dellโeccellente livello raggiunto nellโemisfero australe. Una cosa รจ certa: per il terzo anno consecutivo, i volumi sono lievemente al di sotto della media dellโultimo decennio.
LโEuropa, nel 2021, totalizza 153,7 mln/hl in calo dellโ8% sul 2020 e al di sotto del 5% sulla media quinquennale. Le gelate che hanno colpito la Francia hanno condizionato il dato. LโItalia cresce del 2% sul 2020, si conferma il primo produttore mondiale e torna sopra i 50,2 mln/hl (dati definitivi Mipaaf, rispetto a stime nazionali che a settembre parlavano di 44,5 mln/hl), seguito da Francia (37,6 mln/hl, con -19% sul 2020 e -14% sul quinquennio) e Spagna (35,3 mln/hl, con -14% sul 2020 e -8% sul quinquennio). I tre Paesi valgono, assieme, il 47% delle quote mondiali di vino. Germania, Portogallo, Romania, Austria e Grecia mitigano le perdite.
Foto Roberta Radini da Pixabay
Al di fuori dellโUe, lโOiv rileva un quadro positivo pressochรฉ ovunque. In particolare, in Russia la produzione di vino cresce del 2% a 4,5 milioni di ettolitri; record per la Georgia che tocca i 2,1 mln/hl (+17%) e bene anche la Moldova a 1,1 mln/hl (+20%) nonostante piogge e gelate. In Estremo Oriente, per la Cina si registra il quinto anno consecutivo di decrescita: il -10% del 2021 porta la produzione sotto i 6 milioni di ettolitri. Secondo lโOiv, si tratta probabilmente di un segnale che il settore vitivinicolo cinese non sia poi cosรฌ promettente come molti osservatori avevano previsto negli anni precedenti. Negli Stati Uniti, poi, i 24,1 mln/hl di vino prodotti significano il 3% in meno della media del quinquennio, nonostante la crescita del 6% sul 2020 in unโannata caratterizzata da incendi e effetto fumo sulle uve.
Nellโemisfero meridionale, dopo la crisi del 2020, la produzione di vino 2021 รจ tornata a salire in modo marcato, raggiungendo il livello record di 59 mln/hl con una crescita del 19%. Cile, Argentina, Brasile registrano incrementi rispettivamente del 30%, del 16% e del 60% (record dal 2008). In terreno positivo anche il Sud Africa, con 10,6 mln/hl di vino prodotti nel 2021, anche se si resta al di sotto dei livelli medi registrati a partire dal 2016, anno in cui รจ iniziato un lungo periodo siccitoso. Infine, in Oceania, lโAustralia si riprende da un complicato 2020, caratterizzato da incendi, siccitร e danni da fumo, grazie a un +30% a 14,2 mln/hl (record dal 2005); la Nuova Zelanda, invece, perde il 19% (2,7 mln/hl) dopo il record produttivo registrano lโanno precedente.
Per quanto riguarda lโemisfero sud del mondo, lโOiv ha fornito le prime stime sulla vendemmia 2022 per lโemisfero australe. I dati preliminari sono negativi per Argentina (-13,1%), Australia (-5,3%), Brasile (-10%) e Cile (-9,9%) e positivi per Nuova Zelanda (+12,6%) e Sud Africa (+0,4%).
a cura di Gianluca Atzeni
foto di copertina di Ognjen Odobasic da Pixabay
L’articolo completo, con le analisi di consumi, vendite, export e import, grafici e tabelle di riferimento รจ stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 28 aprile 2022
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