Ristoranti

Il continente africano riscrive l'alta cucina e conquista il mondo. Ma l'Italia resta indietro

L'alta cucina africana, firmata da chef giovani e colti in giro per il mondo o di ritorno nel loro continente, sta conquistando i palati da Est a Ovest, da Nord a Sud. L'Italia, perรฒ, resta indietro

  • 15 Giugno, 2024

Quando รจ apparso sul palcoscenico mondiale, Jeremy Chanย pareva incarnare lโ€™uomo del futuro per quel suo mescolare culture, lingue, studi e riferimenti. Cino-canadese, londinese cittadino del mondo, ha aperto Ikoyi nel 2017 con lโ€™amico e socio Irรฉ Hassan-Odukale. Ikoyi โ€“ nome di uno dei quartieri piรน ricchi di Lagos, dove รจ nato Irรฉ Hassan-Odukale โ€“ รจ un rimando allโ€™Africa Occidentale: trasposto in cucina, รจ diventato un paniere che accoglie spezie e materie prime West African, inusuali nel contesto dellโ€™alta ristorazione. Quella di Chan non รจ una cucina nigeriana, neanche alla lontana, ma mette suggestioni e ingredienti africani sullo stesso piano di quelli britannici, asiatici, scandinavi, e lo fa lo fa in un contesto cosรฌ coolย che ha attirato fin da subito lโ€™attenzione (conquistando in breve 2 stelle Michelin). Tanto รจ bastato per accendere un riflettore potentissimo su una cultura gastronomica ancora fuori dai radar. Era il segnale che mancava per dare alla cucina dellโ€™Africa Occidentale โ€“ per quanto sia fragile questa definizione โ€“ il posto che merita, alla stregua di quanto accaduto in anni passati per altre cucine del mondo.

Il servizio รจ disponibile integralmente sul numero 389 del mensile Gambero Rosso di giugno, in edicola

Londra apripista

E la multiculturale Londra, cross over di genti, culture, tradizioni e sapori, รจ il posto giusto per farlo: tanto che nellโ€™ultima edizione della guida Michelin UK la rosa dei nuovi neostellati include ben due ristoranti dell’Africa Occidentale. Sono Akoko di Aji Akokomi (suo anche Akara, che offre la tipica frittella west african di fagioli in un locale moderno, tutto legno chiaro e mattoncini ai margini del Borough Market) con lo chef Ayo Adeyemi, e Chishuru di Adejokรฉ Bakare (prima chef nera stellata del Regno Unito e tra le pochissime al mondo), che ha conquistato un macaron in meno di 6 mesi dallโ€™apertura del suo nuovo locale โ€“ ยซEd รจ difficile pensare a uno chef che se la meriti di piรนยป ha scritto Tim Hayward del Financial Times โ€“ merito di una proposta creativa, di una sapiente selezione di spezie e salse in quella che lei chiama ยซmodern west African cuisineยป, che mescola tradizioni Yoruba, Igbo e Hausa.

Entrambi i ristoranti servono raffinata cucina di ispirazione nigeriana che risponde a tutti i canoni del fine dining, tasting menu incluso, pure se Bakare preferisce prendere le distanze da certe ritualitร  legate allโ€™alta ristorazione in direzione di uno stile piรน informale, caldo e accogliente in cui il menu in gran parte fisso vuole guidare i clienti disorientati di fronte a piatti e ingredienti sconosciuti, oggi piรน familiari anche grazie a questi ristoranti.

Alcuni dei piatti di Chukuโ€™s a Londra

La punta dell’iceberg delle cucine subsahariane

Sono la punta dellโ€™iceberg di una schiera di insegne che esplorano le molte cucine subsahariane โ€“ parlare di cucina africana รจ vago e impreciso quanto parlare di cucina europea โ€“ come il locale di tapas nigeriane Chukuโ€™s dei fratelli Emeka e Ifeyinwa Frederick, che hanno sopperito cosรฌ alla mancanza di un posto che celebrasse ยซa voce alta e con orgoglioยป le loro tradizioni, e sperano di moltiplicare le sedi in futuro. Finanziati lo scorso anno dalla BeyGood Foundation di Beyoncรฉ con 8.000 sterline, sono nati nel 2016 come pop up e hanno poi trovato una sede stabile, come รจ accaduto anche per Chishusru e per il locale senegalese Little Baobab: i temporary consentono di superare i molti ostacoli per intraprendere unโ€™attivitร  ristorativa nella capitale britannica. I fratelli Frederick sperano di suscitare la curiositร  verso altre cucine africane, ormai pronte ad affermare con forza la propria identitร  e occupare un loro spazio nel mondo con una ristorazione dโ€™autore, colta ed elegante, vero lasciapassare per un dialogo culturale che investe arte contemporanea, letteratura, artigianato artistico, musica afrobeat. Ormai sdoganate, queste gastronomie โ€“ non piรน gregarie, relegate tra le pareti domestiche o in ristoranti a basso costo โ€“ sono voci potenti e pervasive, destinate a crescere considerata lโ€™influenza e la presenza capillare in tutto il mondo.

lo chef Alexandre Mazzia (cresciuto in Congo) nel suo ristorante AM a Marsiglia mentre prerara il suo piatto Tail and clip

Le tavole di Marsiglia e Parigi

A Marsiglia il tre stelleย AM par Alexandre Mazziaย mescola Provenza, Mediterraneo e Africa in una cucina meticcia e molto originale dove spezie (soprattutto galanga, zenzero e cumino) verdure, pesce, sono protagonisti di piatti sorprendenti, inebrianti, vividi, complessi, come lโ€™Anguilla affumicata al cioccolato, vero signature dish. Mazzia (che cucinerร  alle Olimpiadi di Parigi 2024 con Amandine Chaignot e Akrame Benallal) รจ cresciuto in Congo, avviato a una carriera nel basket, ha studiato in una scuola di gastronomia e poi fatto esperienze con Pierre Hermรฉ, Alain Passard, Santi Santamaria e molti altri nomi illustri; Marsiglia รจ la base operativa in cui la sua cucina trova un habitat ideale. Luogo di transiti, di incontri e di culture lontane che Mazzia celebra integrando ingredienti e tecniche, creando galassie di piatti e piattini, di main e molti sides che riempiono il tavolo come i sapori fanno con il palato in un intreccio audace, di chiara impronta congolese, sempre guidato dalla triade spezie, fumo e peperoncino (oltre 40 tipi diversi). Ha un passato a Marsiglia anche Georgiana Viou, stellata dal 2023 al Rouge di Nimes, dove firma una cucina mediterranea in cui mixa sapori francesi e beninesi. Autodidatta, autrice di libri sulla cucina del Benin, รจ arrivata in Francia per studiare alla Sorbona, e solo in un secondo momento ha scelto la cucina, con grandi risultati. A Parigi cโ€™รจ lโ€™astro nascente Mory Sacko, classe 1992, nato in Senegal da genitori del Mali. Cresciuto in Francia con una passione per il Giappone conquista con la sua personalitร  e la cucina originale. Il suo MoSuke โ€“ 1 stella Michelin โ€“ celebra le culture che lo hanno formato in un un viaggio transcontinentale che tocca Europa, Africa e Asia, e lui, Young chef award del 2021 per la Michelin, nel settembre scorso รจ stato inserito tra i leader della prossima generazione dal Time.

Gli Egusi Dumplings di Kwame Onwuachi, chef di Tatiana al Lincoln Center di NY. Foto di Evan Sung

Lโ€™avventura negli Usa

Nel 2019 la 100 Next del Time ha segnalato anche Kwame Onwuachi: cuoco, scrittore, personaggio televisivo con una storia incredibile. Premiato con il One to Watch dalla 50 Best 2023 per il suo Tatiana, aperto nel 2022 al Lincoln Center e dedicato alla sorella maggiore, ha raccontato la sua parabola in Appunti di un giovane chef nero (diventato poi un film): gli inizi vendendo caramelle nella metropolitana per aprire unโ€™attivitร  di catering, lo spaccio, gli anni in un villaggio in Nigeria con il nonno โ€œper imparare il rispettoโ€ e conoscere le sue radici, le esperienze nei grandi ristoranti dโ€™America, fino allโ€™apertura a Washington di Shaw Bijou, dalla vita brevissima. La sua รจ una cucina afro caraibica, fatta di gumbo, egusi, pastrami suya e curry di pollo, di ricordi della diaspora e di affrancamento.

Chef Kwame Onwuachi. Foto Evan Sung

Il libro si ferma prima dellโ€™apertura del Tatiana, in cui la voglia di riscatto conquista una forma piรน gentile e fruibile, in un racconto gastronomico che ripercorre la sua storia. A breve tornerร  a Washington con Dogon by Kwame Onwuachi, con un concept ispirato alla figura di Benjamin Banneker e alla sua appartenenza alla tribรน Dogon dellโ€™Africa occidentale, con una cucina afro-caraibica che si ispira al suo background nigeriano, giamaicano, trinidadiano e creolo. รˆ di nuovo il west Africa che bussa alla porta principale della ristorazione dโ€™autore; il nigeriano Ayo Balogun di Dept of Culture di Brooklyn (uno dei migliori nuovi ristoranti del 2022 secondo Eater) ci tiene a definire la sua cucina del centro-nord nigeriana, a sottolineare la varietร  e la ricchezza della cultura alimentare del Paese. Al contrario il senegalese Pierre Thiam, pioniere di questo movimento e patron del format pop newyorkese Teranga, spiega che la cucina dellโ€™Africa occidentale sottende unโ€™unitร  culturale che trascende i confini ufficiali imposti dallโ€™esterno, che non danno conto dellโ€™identitร  dei popoli: ยซnon sono i nostri confiniยป. Guardano invece allโ€™Africa occidentale Mamba Hamissi e Nadia Nijimbere del Baobab di Detroit, tra i cinque finalisti del James Beard Outstanding Restauteur per il 2024, giร  sotto i riflettori della critica Usa. Mentre a New Orleans, Serigne Mbaye (esperienze, tra gli altri, da Atelier Crenn e Atelier Joel Robuchon di New York) dal 2022 ha fatto incetta di premi โ€“ tra cui James Beard Award come miglior chef emergente, tra i 12 Best New Restaurants in America di Eater โ€“ con il suo Dakar: cucina senegalese con twist creolo.

La strada (in salita) italiana

Cosa succede in Italia? Siamo ancora molto indietro, la ristorazione dellโ€™Africa Subsahariana รจ unโ€™imprenditoria per lo piรน sotterranea di cui รจ difficile anche fare una stima, ancora circoscritta alle sole comunitร  migranti. Qualcosa perรฒ inizia a muoversi, molto lentamente, soprattutto con pop up o bistrot come Laakam, Malaika, e lโ€™afroitaliano Teranga a Milano o il ghanese Asanka a Brescia. Lo racconta Victoire Gouloubi, chef e volto televisivo anche del Gambero Rosso Channel. Congolese, in Italia dal 2002, ha lavorato nellโ€™alta ristorazione mescolando tecniche contemporanee, sapori e ingredienti italiani e africani. Oggi private chef, denuncia la mancanza di filiere di qualitร  dei prodotti africani, di ristoranti moderni che sappiano esprimere una cucina autentica e attuale, ma anche di nuovi chef: ยซmolti giovani emigrano dove ci sono comunitร  meglio integrate, come in Franciaยป. Cโ€™รจ poi la cronica resistenza del nostro Paese nellโ€™accettare le altre culture gastronomiche, frutto di un radicato preconcetto che pone le altre cucine in un ruolo subalterno rispetto allโ€™italiana, ignorando non solo la ricchezza culturale e gastronomica che possono portare, ma anche il bacino di utenti potenziale di un Paese in cui esistono moltissime famiglie miste. La questione รจ lunga e passa per una comunitร  patriarcale ed egoriferita che, nella migliore delle ipotesi, guarda con paternalismo le altre culture, quando non con disinteresse o disprezzo, ereditร  di un colonialismo anche intellettuale. ยซIn Italia non cโ€™รจ spazio per le cucine africane, nรฉ nelle scuole, neanche in quelle alberghiere, nรฉ in tv; รจ tutto da fare, a partire dal lessico: si parla ancora di cucina africana, come fosse una solaยป. Lโ€™esempio potrebbe essere quello della cucina cinese, che nel tempo sta imponendosi nella sua complessitร . ยซMa appena apre la bocca un africano c’รจ un altro atteggiamento, la nostra cucina non interessaยป.

ยฉ Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.

Made with love by Programmatic Advertising Ltd