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Il cielo su Torino

Il kebab con la bagna càuda e altri miracoli di Aurora, tra cucine popolari e nuovi food hub

Nel cuore di Torino il quartiere Aurora punta al rilancio, nel segno della mixité gastronomica. Ecco i ristoranti piemontesi o dal mondo da provare in zona

  • 16 Giugno, 2025

Bel nome, Aurora, segnale di ottimismo e rinascita per il futuro. Deriva da una storica cascina che si trovava all’angolo tra corso Giulio Cesare e corso Emilia, dove poi è sorto a metà Ottocento un opificio di tessuti, nel Novecento trasformato in sede di GFT, Gruppo Finanziario Tessile, e oggi Casa Aurora, palazzo di uffici progettato dall’architetto Aldo Rossi. Un borgo attraversato dalla Dora e fin dal Seicento-Settecento sede di mulini, concerie, setifici, spariti nel corso del tempo, insieme alla Regia Polveriera che oggi è diventata l’Arsenale della Pace del Sermig, mentre nella vicina ex caserma Cavalli ha sede la Scuola Holden fondata dallo scrittore Alessandro Baricco. Un quartiere operaio, vivace, antifascista nella seconda guerra mondiale e zona di immigrazione dal Sud del dopoguerra e ora dai sud del mondo.

Due anime e un laboratorio innovativo

Ha due anime ben distinte, Aurora. Divise/unite dalla grande piazza di Porta Palazzo, il “ventre di Torino”, scenario del più grande mercato all’aperto d’Europa. La zona verso Borgo Rossini e il Campus universitario Einaudi è in evoluzione, con strutture innovative come la Nuvola Lavazza, il ristorante stellato Condividere, lo IAAD, Istituto di Arte Applicata e Design, l’ ex fabbrica di pneumatici Ceat ristrutturata e oggi sede di loft e uffici. La zona a sud di Porta Palazzo, fino a corso Novara, ovvero ai confini con il quartiere Barriera di Milano, è più complessa, con problemi di riqualificazione e di integrazione. Non a caso proprio qui, nel cuore di Aurora nella scuola primaria Parini, ha sede AuroraLAB, laboratorio del Politecnico e dell’Università di Torino per progetti innovativi sul quartiere. Aurora vive insomma di contraddizioni, ma ha anche grandi potenzialità. E i luoghi del food possono diventare un collante importante per il quartiere.

Mercato Centrale Torino

Mercato Centrale Torino

Dove mangiare nel quartiere Aurora: da Porta Palazzo al Balôn

Da dove si comincia? Dal Mercato Centrale, edificio simbolico. Ricavato nei padiglioni del Palafuksas realizzati dagli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas, ospita all’interno botteghe di artigiani dal mondo ed esprime un po’ la cifra di Aurora. Ci sono il Bistrot ‘d Langa, la pasta fresca e le melighe di Michelis, i sapori piemontesi di Cantina Social, accanto alla cucina marocchina di Sanaa Salmi, agli spiedini cubani di Dennis Rodriguez, i sapori brasiliani di Juliana Martins da Silva e Julio Cesar Barros Albano, ramen, glioza e onigiri di Akira Yoshida. Una mixité gastronomica che si ripropone sul territorio, in una significativa mescolanza di vecchio Piemonte e nuove culture del cibo.

Vitello Tonnato di Albergo Ristorante San Giors

Vitello Tonnato di Albergo Ristorante San Giors (credit foto Instagram @sangiorstorino)

 

Iniziamo il nostro tour di scoperta dalle vie del Balôn, il gran mercato di brocante attorno alla storica via Borgo Dora. Prima tappa, l’Albergo Ristorante San Giors, data di apertura certa 1815, ma la storica locanda pare esistesse già nel XV secolo. Cucina di stretta osservanza piemontese, con i piatti di culto – bollito, vitello tonnato, finanziera, plin. Oggi il San Giors ha rilevato anche il vicino Caffè Roma, caffè storico ottocentesco dalla frequentazione piemontese-araba e proprio di fronte c’è la cucina araba di Farid Zineb.

la cucina di Jigeenyi

La cucina di Jigeenyi (credit foto Instagram @jigeenyi)

 

Proseguendo per via Borgo Dora il mood si ripete: c’è la Gelateria Popolare di via Mameli che mescola gelati fatti con i prodotti del mercato di Porta Palazzo e iniziative culturali, Sapordivino al 25, la Tana dei Tre che affaccia sul Canale Molassi e poi la storica trattoria Valenza al 39, vecchia piola che riporta negli anni Settanta. Tutti indirizzi di rigorosa cucina piemontese, quasi un viaggio nel tempo. Intervallati da locali come Karas, nuovissimo indirizzo al n. 30H che serve vini armeni e tapas, e Jigeenyi al n .3, ristorante sociale dedicato alle cucine africane: Jigeenyi (che vuol dire “donne” in lingua wolof) è uno spazio culturale, con bar e ristorante sociale, che fra le vie del Balôn dà spazio alle cucine africane e all’empowerment delle donne per attivare il dialogo interculturale attraverso i linguaggi del cibo e delle arti.

Dove mangiare nel quartiere Aurora: da corso Emilia ai confini con Barriera

Poi si supera la Dora al Ponte Carpanini, e si prosegue per corso Emilia, con una serie di indirizzi di perfetta mixité. È qui che al civico n. 2 ha aperto nel 2009 uno dei primi e più interessanti ristoranti cinesi, la Grande Muraglia, menù cinese doc, tra carni, pesci e piatti tipici insoliti, dalle meduse alle lingue d’anatra, fino ai genitali di manzo in brodo (da prenotare prima). Ma il piatto forte rimangono gli ottimi ravioli, di carne o verdura. Difronte, al n .9 c’è Da Fausi, il kebabbaro, che propone un kebab gourmet. Fausi arriva in Italia nel 1987 per studiare architettura, poi sceglie la cucina e, dopo aver lavorato in diversi ristoranti cittadini, ha deciso di aprire la sua attività ad Aurora, dove serve un kebab fatto in casa abbinato a salse diverse e originali, compresa quella a base di bagna càuda, un perfetto incontro tra cucina tunisina e piemontese. Accanto, al n. 5 della via una piccola Gastronomia senegalese, mentre poco più in là al n. 13 la Pescheria Sultano Marina della famiglia Kassimi, originari di Rabat, con ricette tradizionali marocchine a base di pesce. E una ricetta originale nel segno della mixitè: la piadina ripiena di frittura di pesce. Il pesce arriva fresco del Mercato di Porta Palazzo, le spezie sono tipiche marocchine. Piatto di culto le sarde ripiene con prezzemolo, limone e cumino, o il kebab arrotolato, pil-pil di gamberi e cozze con un piacevole gusto di coriandolo.

Attieké di Africai

Attieké di Africai (credit foto Instagram @ristorante_africai)

 

Poco più in là corso Novara e il suo proseguimento corso Vigevano segnano i confini di Aurora con Barriera di Milano. In corso Novara 79, Karibu Open è una cooperativa di catering sostenibile, che accompagna l’inserimento lavorativo di giovani migranti. Offre anche ristorazione, piatti italiani e piatti dal mondo in un locale allegro e colorato. Sofia, la chef, è messicana, e ci sono al lavoro persone che arrivano dal mondo e vengono invitate, in bel melting pot di luoghi e culture, a preparare le loro ricette tipiche. In corso Vigevano 52 Africai è un nuovo ristorante contemporaneo senegalese-ivoriano. Nel menù il thieboudienne, ovvero riso cotto nel sugo di carne o verdure, yassa di pollo e cipolle, il mafe, spezzatino di carne e verdure con riso e salsa di burro di arachidi, o la sauce- graine, stessa base ma con salsa di palma. Contorni rigorosamente afro: alloco e attieké, tipici della Costa d’Avorio, ad accompagnare le specialità del ristorante, come il pesce tilapia al forno o il pollo alla griglia.

Moscardini alla Luciana e costine al forno, chimichurri e cavolo cappuccio di Muro Osteria Contemporanea

Moscardini alla Luciana e costine al forno, chimichurri e cavolo cappuccio di Muro Osteria Contemporanea (credit foto Instagram @muro_osteria)

 

E poi forse la più creativa novità in Barriera: al Museo Fico di via Cigna ha aperto Muro Osteria Contemporanea. Nome simbolico: un “muro” in Barriera è uno spazio su cui creare (una parete in cucina è tutta graffiti). Cosa si mangia da Muro? In un quartiere multiregionale e multietnico, piatti della tradizione italiana con molto vegetale, il cous-cous con il nero di seppia o il pane cunzato siciliano in versione sandwich, piatto-simbolo di Muro. Un Muro che abbatte i muri: la rinascita di Aurora (e di Barriera) deve partire da qui.

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