Ogni primavera, i nostri feed sui social si riempiono di una ricetta dal nome italiano a base di verdure di stagione: piselli, asparagi, fave… Ma attenzione, non si tratta della vignarola. C’è un piatto molto popolare oltreoceano che si chiama pasta primavera, ed è sufficiente fare una ricerca con l’hashtag #pastaprimavera su Instagram per trovare più di 18 mila post. A vedere bene, però, chi condivide questo piatto non è mai italiano. Il motivo è semplice: si tratta di una ricetta amata esclusivamente negli Stati Uniti, e che in Italia è pressoché sconosciuta. Qual è la vera storia di questo piatto?
La storia della pasta primavera ha inizio negli anni ’70, non in Italia, ma in nordamerica. Secondo la versione più accreditata, il piatto viene ideato da Sirio Maccioni, patron del celebre ristorante Le Cirque di New York. Di origini italiane, Maccioni avrebbe sviluppato la ricetta insieme alla moglie Egidiana e agli chef Edoardo e Gianni Bugialli. Nel 1975, Maccioni viene invitato dal barone italiano Carlo Amato nella sua villa estiva in Canada, il Shangri-La Ranch a Prince Edward Island, in Nuova Scozia, a cucinare per alcuni dei più importanti gourmand del mondo. Dopo una settimana di astici e cinghiale in umido il barone e i suoi ospiti chiedono un piatto di spaghetti. Maccioni allora mescola burro, panna e formaggio con verdure e pasta, e fa tutti contenti. Una volta tornato a New York City, quella ricetta debutta ufficialmente come special fuori menu a Le Cirque. Il successo tra la clientela newyorkese è immediato. La consacrazione definitiva arriva nel 1977, quando il New York Times pubblica un articolo del food editor Craig Claiborne dedicato agli spaghetti alla primavera di Maccioni. La combinazione di verdure leggermente scottate, panna e pasta, che Claiborne definisce «di gran lunga il piatto più chiacchierato di Manhattan», è ampiamente riconosciuta come una delle stravaganze più caratteristiche della cucina americana di quegli anni.
Come spesso accade, se una novità culinaria ha successo, ci sono molti che ne rivendicano la paternità. Edward Giobbi, cuoco dilettante, sostiene di aver mostrato a Maccioni e a Jean Vergnes (l’allora executive chef di Le Cirque) un piatto simile, che Vergnes avrebbe poi leggermente modificato. Poi c’è lo chef Franco Brigandi che sostiene di essere stato lui ad aver inventato la pasta primavera; così come il maître del ristorante Il Gatto Pardo di New York, anche lui mantiene di aver preparato proprio quella pasta durante un programma andato in onda sulla WABC-TV ben prima che il piatto venisse rivendicato da altri professionisti.
Al di là di chi sia stato l’effettivo artefice, un singolare aneddoto, che conferma quanto Le Cirque abbia svolto un ruolo cruciale nella diffusione e nel successo internazionale del piatto, è raccontato da Maccioni stesso. Il patron di origini toscane raccontava spesso che lo chef Jean Vergnes era talmente contrario all’idea di servire la pasta – una pietanza non francese – che si rifiutò di permettere che venisse realizzata nella sua cucina. Per soddisfare le numerose richieste degli ospiti, era stata sistemata in un corridoio dietro le cucine una grossa pentola per cuocere la pasta, e i piatti venivano poi finiti in sala dal personale, direttamente al tavolo, tradizione che è stata mantenuta nel tempo.
Nonostante il nome italiano, la pasta primavera non ha mai avuto diffusione in Italia. La cucina delle varie regioni d’Italia prevede molte ricette di pasta con verdure di stagione, ma l’uso di panna, presente in molte versioni statunitensi della ricetta, è un ingrediente generalmente malvisto. Oggi la pasta primavera continua a essere popolare negli Stati Uniti, dove viene reinterpretata in molte varianti, spesso con l’aggiunta di ingredienti come pollo o gamberetti, che la rendono una sorta di pasto completo che avrebbe molto probabilmente poco successo in Italia. C’è da dire però che il primo piatto di pasta freddo mai servito in un ristorante stellato è la pasta primavera/estate di Igles Corelli.
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