Chi dice che sono 800, chi almeno mille (compresi i “conto terzi” e quelli “finti”). Un fatto è certo: la crescita dei gin in Italia nell’ultima dozzina di anni non accenna a diminuire, grazie anche al successo del gin tonic, uno dei cocktail più bevuti al mondo. Il distillato aromatizzato al ginepro si produce un po’ ovunque nel nostro Paese. Dal 2019 anche nel Delta del Po, giovane lembo di terra umida attraversato da acque salmastre e proteso sul mar Adriatico, recentemente al centro di un progetto di ricerca e valorizzazione realizzato dal Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione (BCA) dell’Università di Padova.
Il gin viene realizzato da Enrico Crivellari e Silvana Marangon a Rosolina Mare, piccolo centro a cavallo di mare e laguna a nord di Porto Caleri (che dà il nome al gin e ospita un bel Giardino Botanico, tra pineta, macchia mediterranea e zona umida salmastra di dune e canneti) e dell’isola di Albarella.
Il Gin Caleri è una produzione piccola, artigianale e originalissima per l’ingrediente impiegato e il tipo di lavorazione. È fatto con un’unica botanica, le bacche verdi del ginepro che crescono spontaneamente in un’area geografica ben definita, fra le dune sabbiose di Porto Caleri, raccolte a mano da Enrico e Silvana sul lungomare, vicino al Giardino Botanico. «Sono bacche di ginepro che rimangono verdi per oltre 18 mesi, forse la salsedine del mare le mantiene più a lungo – sorride Silvana – il loro gusto è molto sapido e ricorda la resina».
Un gin unico anche perché a differenza di quello anglosassone (in genere ottenuto dalla distillazione di un fermentato ricavato dalla macerazione di orzo e vari cereali con erbe, spezie, piante, bacche e radici), il Caleri è un compound gin, realizzato per infusione diretta. «Solo le bacche vengono immerse in infusione in alcol d’orzo – spiega Enrico – in questo modo il gin viene estratto a freddo, non attraverso il classico alambicco, mantenendo intatta la bacca. La lavorazione è affidata ai laboratori di Mistico Speziale di Reggio Emilia, microdistilleria guidata da Saverio Denti».
Oltre al monobotanico con ginepro verde in purezza, il Gin Caleri Classic, la coppia produce anche altre tipologie di gin: Old Tom, con aggiunta di miele millefiori o di asparago selvatico (che si rifà al gin del proibizionismo, quando veniva aggiunto lo zucchero per nascondere la scarsa qualità del distillato), Navy, con elicriso in infusione per renderlo naturalmente dolce e con una nota di liquirizia (richiama il gin che veniva usato dai marinai inglesi come merce di scambio: «per verificare se era puro gli si dava fuoco»), e Sloe, un gin più elegante e gentile, a bassa gradazione (28°) e con la “zampa” fruttata della mora selvatica al posto del prugnolo impiegato tradizionalmente nel gin di stile inglese.
Porto Caleri, Rosolina (RO)
Si comprano online al sito aziendale e a Il Gattaccio, bar d’avanguardia che Enrico e Silvana hanno aperto nel centro di Rosolina Mare, frazione di Rosolina e uno dei principali centri turistici del territorio, quasi disabitato in inverno, luogo della movida del Delta del Po veneto durante la bella stagione. Oltre ai classici di caffetteria, al Gattaccio si gustano pasticceria di produzione propria, club sandwich, anche vegetariani e vegani, il black sandwich di mare, con pane nero e salumi di pesce, e – ça va sans dire – i gin maison.
Enrico e Silvana non producono solo gin. Fanno parte dell’Associazione apicoltori del Delta del Po, con sede e museo dedicato alle api a Ca’ Cappellino di Porto Viro (RO), che rappresenta oltre 40 realtà del Parco Naturale veneto del Delta del Po, di cui una ventina hobbisti. La coppia ha alcune arnie e realizza due mieli, anche questi in vendita presso Il Gattaccio. C’è il millefiori, dove entrano molte piante che fioriscono in questo territorio tra terra e acqua, tra le quali il limonium, la classica essenza del miele (millefiori) di barena, tipico dell’ambiente lagunare. E c’è soprattutto il miele di asparago selvatico, un monoflora rarissimo scoperto da poco, che a detta di chi lo ha assaggiato ricorda il miele di castagno. «Lo abbiamo identificato un paio d’anni facendo l’analisi pollinica dei mieli – dice Vincenzo Citro, presidente dell’Associazione – la fioritura dell’asparago selvatico avviene lungo la costa sabbiosa, dove fiorisce anche il limonium e l’astro marino». Una rarità nel panorama apistico italiano.
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