L'intervista

"Nel Chianti i magazzini sono pieni e i prezzi scendono". La crisi economica del vino toscano spiegata da Giovanni Busi

Semestre nero per la Toscana del vino. Il rieletto presidente della Docg chiede lo stop di 5 anni per i nuovi vigneti, ma frena su distillazione ed estirpi. E spunta l'idea di un Chianti low alcol

  • 10 Luglio, 2025

La Toscana vitivinicola รจ in difficoltร  e si interroga, come sta facendo anche il Piemonte non senza dure prese di posizione, sulle strategie da adottare in vista della campagna vendemmiale 2025. L’elezione ai vertici Avito (l’associazione che riunisce gli enti di tutela delle Dop e Igp toscane) di Andrea Rossi (Vino Nobile di Montepulciano), che prende il posto di Francesco Mazzei, darร  ora il via al delicato confronto con l’assessorato all’agricoltura guidato da Stefania Saccardi: l’incontro con i Consorzi del vino รจ in programma il prossimo 15 luglio (terza riunione del Tavolo vino nel 2025) e avverrร  alla luce di una situazione del primo semestre 2025 molto complicata per il vino toscano.

Non c’รจ dubbio che le decisioni del Chianti, la Dop piรน pesante a livello regionale con oltre il 30% dei volumi, saranno determinanti per il bilancio regionale nell’ambito del confronto tra istituzioni e imprese, sulle modalitร  di intervento. Ma secondo Giovanni Busi, presidente del Consorzio vino Chianti, appena riconfermato per il triennio 2025/28, bisogna intervenire in maniera decisa per dare equilibrio al mercato ed evitare una situazione definita ยซinsostenibileยป: non รจ possibile – รจ il suo ragionamento – che la Regione Toscana conceda ogni anno 600 ettari di nuovi impianti viticoli mentre altre denominazioni, come il Chianti per l’appunto, devono costantemente ridurre le rese. Anche in questo 2025, il taglio – giร  deliberato dall’assemblea del Chianti Docg, come anticipato a inizio giugno dal Gambero Rossoย – sarร  del 20 per cento, ma occorre fare di piรน e ยซper cinque anni bisognerร  fermare tuttoยป, รจ la richiesta del Consorzio, con un blocco pluriennale delle nuove autorizzazioni. In attesa che il mercato riparta, in un contesto mondiale che – si spera – possa essere piรน favorevole.

In questa intervista al settimanale Tre Bicchieri, il presidente Busi interviene sulle misure per il contenimento produttivo mettendo alcuni paletti: ยซL’estirpazione รจ come una sconfitta e anche la distillazione e la vendemmia verdeย sono soluzioni momentanee. Il vero nodo sta nella promozione del vino e nelle sue risorseยป. Ma c’รจ di piรน: in questo anno turbolento, la Docg toscana sta riflettendo, a livello tecnico ed enologico, sull’opportunitร  di dare vita a un Chianti piรน moderno, piรน fresco, piรน vicino alle nuove generazioni. Insomma (come Prosecco, Pinot grigio, Garda, Nero d’Avola siciliano e Orvieto) un Chianti a bassa gradazione.

Presidente, con un aggettivo come definisce questo momento del vino italiano?

Assurdo.

Cioรจ?

Una totale confusione: Trump appare in tv, facendo affermazioni che poi non rispetta e che sono difficilmente interpretabili. E se le cazzate, perdonate la citazione, arrivano dal presidente americano c’รจ da preoccuparsi. Poi, da quell’altra parte, la Russia, Putin insiste a volere l’Ucraina. E, infine, Israele che continua i bombardamenti.

Eppure, in un momento come questo, di grande cambiamento, il Chianti ha scelto ancora lei …

A novembre 2024, avevo iniziato i colloqui per trovare un nome che mi potesse sostituire. Ma via via che sentivo i vari soggetti, dall’industria alla cooperazione e alle organizzazioni agricole, mi sentivo dire che era necessario che rimanessi, considerata la necessitร  di avere stabilitร . Questo รจ giร  accaduto altre due volte. E pensare che sono arrivato alla presidenza quando il prezzo del Chianti era di 98 centesimi nella Gdo. Dico sempre che i momenti belli me li devo ancora godere. Ora sono qui e andiamo avanti.

Proviamo a capire come sta il Chianti. Qual รจ la situazione giacenze non contrattualizzate?

Questa รจ la parte piรน difficile e preoccupante. Come ogni anno, tante aziende hanno stipulato contratti e ricevuto ordini da parte degli imbottigliatori. Questi, perรฒ, non ritirano il vino dalle aziende perchรฉ aspettano di svuotare il proprio magazzino. Negli altri anni non succedeva. Ed รจ l’elemento preoccupante per noi, perchรฉ significa che anche gli imbottigliatori stanno sentendo le difficoltร .

E la situazione imbottigliamenti?

Gli imbottigliamenti sono in linea con gli anni precedenti, ma sono al di sotto degli standard storici per un 8 per cento. Manteniamo, quindi, i volumi di Chianti venduto (giugno 2025 si รจ chiuso con -3% da gennaio) ma va detto che sia il 2024 sia il 2023 sono stati al di sotto del 2022.

Sul fronte prezzi alla produzione qual รจ il quadro?

Siamo sui 100/120 euro a quintale. Ed รจ un prezzo molto basso. Il Chianti, in condizioni ideali, deve girare intorno a 140 euro a quintale per potersi sostenere. Tale dinamica sta mettendo in grossa difficoltร  le imprese, perchรฉ anche con questi prezzi bassi il prodotto non esce dalle cantine.

Immagino non siate i soli in Toscana a vivere questa condizione…

Non siamo soli. I vini non escono anche per altre denominazioni. Ed รจ di questo che dobbiamo discutere. Diciamo che รจ buio per tutti.

Possiamo definire la Docg Chianti in crisi?

Si puรฒ dire ma soltanto dal punto di vista delle vendite. Invece, non userei il termine “crisi” per la Docg in generale. Perchรฉ ritengo che la crisi di vendite sia legata a una questione economica: la gente non sta comprando il prodotto. Mi spiego, illustrando quanto accaduto nel periodo pandemico, quando la vendita di Chianti รจ esplosa: si stava in casa e non si spendeva, ma al supermercato, tra i diversi vini, gli italiani hanno scelto e premiato soprattutto il nostro Chianti. Cosa ha significato? Che la reputazione della Docg รจ buona. Quindi, non posso dire che il Chianti stia subendo una crisi di immagine, bensรฌ una crisi economica, perchรฉ i consumatori comprano poco.

Per la Toscana, lei chiede un blocco pluriennale delle autorizzazioni di impianto. L’assessore Saccardi si รจ detta disponibile a valutare l’opzione, anche se la decisione va presa in sede di Conferenza Regioni…

La nostra assemblea ha votato una riduzione del 20% della resa per ettaro per l’uva del Chianti Docg. Ma siccome siamo imprenditori, dobbiamo creare reddito e sostenere le imprese, non รจ giusto che come Chianti riduciamo del 20% la produzione e, dall’altra parte, ci troviamo la Regione Toscana che dร  la possibilitร  di impiantare vigneti per l’1% del totale della superficie regionale. Stiamo parlando di 600 ettari. Allora, se li pianti il primo anno mentre io riduco del 20% le rese mi puรฒ andare bene, ma poi non mi va piรน bene e dico che questo sacrificio lo devono fare tutti. Il Chianti, che vale oltre il 30% della produzione regionale, ha da tempo deciso il blocco delle superfici. Quindi, ribadisco che non possiamo sacrificarci da soli.

Dove vanno questi nuovi ettari?

Prevalentemente, si impiantano vigneti a Igt Toscana, che perรฒ vanno a intasare il mercato. Uno stop di 5 anni sarebbe opportuno.

Nel territorio della vostra Docg, vedrebbe bene un provvedimento drastico come l’estirpazione volontaria?

L’estirpazione รจ come una sconfitta. Pensiamo, piuttosto, a vendere il prodotto invece che trovare soluzioni momentanee. Estirpare, seppure in una situazione di crisi mondiale, รจ una soluzione drastica. Ci sono tante aziende che lo vorrebbero fare, ma ripeto: vediamo prima se ci sono soggetti interessati a quei terreni e se possono coltivarli per continuare a produrre Chianti, togliendo il problema ai viticoltori in difficoltร .

Come stanno le vostre cooperative?

Faccio parlare i numeri. Nel 2010, quando sono arrivato alla presidenza, le aziende erano circa 3.500 con una superficie che andava da 14/15mila ettari per un potenziale totale di 16/17mila ettari. Nel 2025, le aziende sono 2.500 con una produttivitร  su 14mila ettari e un potenziale di 17mila ettari.

Si nota un fenomeno di concentrazione.

Sรฌ. Molti hanno ceduto l’attivitร  mentre altri hanno aumentato la superficie media. Ci sono stati accorpamenti, anche a livello cooperativo. Tutto questo cosa ci dice? Se c’รจ questa concentrazione, se le aziende stanno aumentando le superfici in produzione, significa che c’รจ fiducia nella Docg. Tra l’altro, l’aumento delle superfici aziendali consente di ridurre i costi di produzione. Per questo, dico di tenere nel cassetto la misura dell’estirpazione. Aspettiamo.

Cosa pensa della recente proposta dei consiglieri regionali toscani di Fratelli d’Italia su distillazione e vendemmia verde?

La distillazione, allo stesso modo, รจ una misura momentanea. Se, poi, viene pagata ad esempio a 20 euro a ettolitro, come accadde in Puglia negli anni del Covid, non risolve niente. Hai usato fondi che potevi usare in altro modo e senza benefici per gli agricoltori.

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Quale altro modo?

La promozione. Propongo alla Regione Toscana di concedere il 20% in piรน sul marketing dei vini all’estero. Quando era in carica l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori, la Toscana stanziรฒ un ulteriore 20% rispetto al 50% a fondo perduto previsto dai regolamenti Ocm, col risultato che andammo a fare promozione col 70% di contributo pubblico. E sia ben chiaro: non chiediamo di piรน per ridurre l’attivitร  che spetta a noi imprese del vino, ma chiediamo maggiori contributi proprio per incrementare quelle attivitร . Ne parleremo a fine luglio coi sindacati.

Che mercati bisogna esplorare?

Senza tralasciare quelli storici come Usa, Germania e Nord Europa, ci sono due zone su cui lavorare. La prima รจ il Sud America, ovvero i Paesi Mercosur. In questi mercati, ci sono tanti europei e italiani emigrati. A loro non dobbiamo certo insegnare i gusti dei tannini, perchรฉ ci sono abituati. In questo caso, non c’รจ nulla da spiegare. Se una bottiglia arriva su quei mercati con un prezzo piรน che buono, allora i consumi si aprono immediatamente. Molte cantine del Chianti vendono oggi in Brasile, ma con quantitร  piccole per via dei dazi altissimi. Se i dazi diminuiranno, gli sforzi da fare saranno minimi. A fine 2025, il Consorzio sarร  a San Paolo e speriamo di andarci col trattato Mercosur ratificato.

Qual รจ l’altro mercato target?

Il Sud Est Asiatico. Il Chianti andรฒ per la prima volta in Cina nel 2010, con 50 aziende. Ci guardavano come marziani. Qualcuno chiese addirittura come mai in Italia si facesse vino. Negli anni abbiamo ampliato le nostre attivitร  arrivando ad avere importatori cinesi per ogni cantina. Il Covid, purtroppo, ha stoppato tutto. Ora si sta ripartendo. Ma guardo anche ad altri Paesi, come Thailandia, che ha ridotto i dazi sul vino, Giappone, Corea del Sud, Vietnam dove il mercato sta crescendo. E per la prima volta siamo stati a Taiwan. Molti importatori con cui entriamo in contatto non hanno in portafoglio il vino italiano ma quello francese, spagnolo, etc. Quindi, c’รจ spazio anche per noi.

Shanghai

Cosa state facendo sui nuovi mercati?

A gennaio 2026, saremo per la prima volta in Nigeria per capire cosa puรฒ dare questo Paese, che conta 250 milioni di abitanti ed รจ tra i piรน grandi consumatori di Champagne.

Chiudiamo con una domanda sui nuovi consumatori e sulle opportunitร  per le cantine. Per il Chianti รจ il caso di agire sulla dealcolazione anche delle Dop?

Non sono contrario alla dealcolazione. Noto, perรฒ, che in questo momento non ci sono prodotti dealcolati in cui si ritrovano le caratteristiche organolettiche tipiche di una zona o di un vitigno. Se faccio una dealcolazione sul Chianti, devo sentire il Chianti nel bicchiere. Quindi, a prescindere dall’essere favorevoli o contrari, ci vuole ancora molta ricerca sui dealcolati.

Forse qualche opportunitร  arriva dai low alcol?

Credo sia un campo da analizzare. Sono favorevole e qualcosa si sta muovendo anche da noi.

Ci sono giร  prove tecniche in corso?

Parliamo di una sperimentazione intorno ai 10 gradi. Fino a ieri, si รจ detto che il vitigno sangiovese debba arrivare a maturazione fenolica. Oggi, se vogliamo fare un vino di dieci gradi bisogna studiare. Come Consorzio stiamo pensando di mettere in campo i migliori enologi. Ne stiamo parlando. In generale, ritengo che se c’รจ il rispetto della territorialitร , ben venga anche un Chianti a bassa gradazione, che incontri il mercato e il gusto dei consumatori.

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