La Sardegna vitivinicola, spinta anche dai problemi economici indotti dalla congiuntura di mercato, prova a lasciarsi alle spalle le divisioni che hanno caratterizzato i due prodotti più conosciuti dell’isola, il Vermentino e il Cannonau. Vini simbolo, noti nel mondo, ma con una base istituzionale fragile a causa delle storiche difficoltà nel fare squadra. Ci provano stavolta i due Consorzi di tutela del Vermentino di Sardegna Doc e del Cannonau di Sardegna Doc, con la presentazione della nuova sede unica a Oristano, nell’ambito di un’iniziativa di ampio respiro che, si spera, sia a lungo termine e che porti a una vera svolta per la vitivinicoltura sarda, soprattutto in materia di promozione dei vini e adeguamento delle produzioni ai tempi moderni.
La casa dei due neonati enti di tutela, presieduti rispettivamente da Giovanni Pinna (Sella&Mosca) e da Mario Mereu (Tenute Perda Rubia), sarà ospitata nella attuale sede del Consorzio per la promozione degli studi universitari di Oristano (Consorzio Uno), in via del Carmine. Una sede centrale, geograficamente equidistante da nord e dal sud dell’isola, e che attualmente ospita anche l’Assoenologi Sardegna, presieduta da Mariano Murru, e il corso universitario di Viticoltura ed enologia.
Una sorta di polo del vino, che vuole guardare alla modernità e alla razionalizzazione delle risorse, mettendo al centro il dialogo costruttivo, a vari livelli, e ponendo fine a situazioni al limite del paradosso, come la coesistenza negli anni scorsi di due distinti Consorzi del Vermentino e del Cannonau, ma di fatto depotenziati, solo volontari, perché impossibilitati a raggiungere le quote per il riconoscimento ministeriale.
«Un momento storico – ha commentato Gianfranco Satta, assessore regionale all’agricoltura presente alla firma della convenzione – per due denominazioni strategiche per lo sviluppo rurale e che sono parte integrante del nostro Piano regionale per il comparto vitivinicolo». La presenza dell’assessore della giunta Todde, venerdì 13 giugno, è stata l’occasione per una prima richiesta da parte dei due enti: costituire immediatamente il tavolo di filiera vitivinicola in Regione, che non è riuscito a operare in questi anni, nonostante se ne sia parlato da tempo. Lo sforzo da parte delle imprese c’è stato, dal momento che si partiva da una situazione di dispersione dei brand in altri consorzi di tutela. E ora ci si attende una mossa, e il sostegno, delle istituzioni.
uve cannonau – Sardegna
Attualmente, il Consorzio del Vermentino di Sardegna (con Francesca Argiolas vice di Pinna) conta 50 soci, che producono e rivendicano circa 2mila ettari vitati, per una produzione che supera 135mila quintali di uve e 15 milioni di bottiglie. Il Consorzio del Cannonau di Sardegna (con Sandro Murgia, vice di Mereu) associa 88 imprese, in 2mila ettari, con oltre 98mila quintali di uve e circa 7,8 milioni di bottiglie. Si tratta di circa 23 milioni di pezzi: volumi (aggiornati al 2023, gli ultimi disponibili) che costituiscono una discreta base di partenza e che sono rappresentativi di tutta l’isola, dall’algherese all’area del Sulcis, dato anche l’ingresso imminente della Cantina di Santadi.
«Entro l’anno – spiega al settimanale Tre Bicchieri il presidente Pinna (Vermentino di Sardegna) – ci auguriamo di chiudere per entrambi l’iter di riconoscimento ufficiale da parte del Ministero dell’agricoltura». La rappresentatività è stata raggiunta per avere il via libera al riconoscimento del Masaf (35% dei viticoltori e 51% della produzione certificata dei vigneti iscritti) e supera anche il 66% della produzione certificata, tetto minimo previsto dal Testo unico del vino per ottenere le funzioni erga omnes. Si tratta di passi fondamentali per poter operare in maniera professionale e non più hobbistica, come accaduto finora. Lo sarà, in particolare, per il Consorzio del Cannonau di Sardegna che negli anni precedenti aveva perso il riconoscimento Masaf, a causa dell’uscita della Cantina di Jerzu, che ora si è rimessa in gioco.
A quel punto si potrà fare sul serio. Per ora non si parla di fusione dei Consorzi in un unico ente di tutela. Bensì di strategie unificate e ottimizzazione delle risorse. Le sfide sono altre, più semplici: allargamento della base sociale; incremento della partecipazione attiva dei soci alle assemblee (elemento non scontato); individuazione della figura di un direttore (oggi c’è solo la segreteria), fondamentale per impostare le linee strategiche per il futuro delle due Doc; ottenimento delle funzioni erga omnes per dare autonomia economica attraverso la raccolta delle quote sociali; creazione di siti web dedicati con i relativi canali social, per avvicinare gli appassionati e il target giovanile.
Poi arriverà il resto, a partire da un lavoro di revisione dei disciplinari di produzione di Vermentino e Cannonau di Sardegna, per adattare le due Doc ai tempi attuali. Non da ultimo, si punterà a studiare ed elaborare un piano di marketing e di promozione-comunicazione, che parta dagli eventi territoriali fino ai progetti con fondi Ocm vino e alla partecipazione alle grandi fiere internazionali del settore. Mai come prima, l’unione di intenti gioverà a tutti.
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