Notizie / Vino / “La crisi minaccia anche le macchine per l’enologia, ma gli attacchi salutistici fanno più paura”. Intervista a Marzio Dal Cin

L'intervista

"La crisi minaccia anche le macchine per l'enologia, ma gli attacchi salutistici fanno più paura". Intervista a Marzio Dal Cin

Il presidente di Anformape analizza la difficile congiuntura economica: "Gli Usa importano tutti gli strumenti enologici: i dazi sarebbero un boomerang". I dealcolati? "Le istituzioni risolvano l'impasse fiscale"

  • 04 Giugno, 2025

La crisi del settore vitivinicolo italiano e mondiale minaccia anche uno dei settori di punta del manifatturiero, quello delle macchine per l’enologia, un’eccellenza del made in Italy che è riunita in Anformape, associazione affiliata all’Unione italiana vini, che rappresenta a livello nazionale i fornitori di macchine, accessori e prodotti per l’enologia. Ne abbiamo parlato con il presidente Marzio Dal Cin, che al settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso fa il punto sull’andamento del 2024 e confessa che il vino ha più da temere dai ripetuti attacchi salutistici  rispetto alla sfavorevole congiuntura internazionale.

Marzio Dal Cin – presidente Anformape

Avete appena tenuto l’incontro annuale. Qual è il bilancio del settore delle macchine enologiche italiane nel 2024?

Il 2024 non ha riservato brutte sorprese, avendo il comparto confermato la sua inclinazione naturale all’export, migliorando anche diverse posizioni, soprattutto nel campo delle linee di imbottigliamento. L’intero settore impiantistico enologico italiano vanta un differenziale export/import positivo per 2,4 miliardi di euro ed è la realtà più importante a livello mondiale. Istat ha tuttavia recentemente rilevato un netto calo nella fiducia delle imprese italiane, evidenziando come l’incertezza generata dai dazi americani stia nuovamente posticipando la ripartenza, che solo fino a pochi mesi fa era attesa per questa primavera.

Cosa prevedete per la chiusura di questo 2025?

Qualche dubbio è giustificabile per l’andamento dell’anno in corso, rendendo difficile oggi una previsione realistica sull’andamento del 2025.

In che misura la difficile congiuntura economica sta influendo sul vostro comparto?

Una crisi prolungata del consumo di vino potrebbe influire sul nostro comparto in modo serio, dato che l’intera filiera si basa sulle tendenze di acquisto del consumatore finale. Nel passato, abbiamo assistito a crisi simili che si sono risolte, ad esempio, modificando le abitudini alimentari delle popolazioni mediterranee, oppure trovando altri sbocchi in Paesi meno tradizionalmente legati al vino.

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Simei – vino macchine enologia e imbottigliamento – edizione 2022

Cosa la preoccupa di più?

Al di là delle mode e delle tendenze del momento, vedo con maggiore preoccupazione gli attacchi di natura salutistica sul consumo di bevande alcoliche, spesso centrati solo ed esclusivamente sulla componente “alcol”, portati peraltro in modo spesso approssimativo e per molti versi ideologici, tralasciando tutto il resto (nel vino ci sono centinaia di sostanze, molte con attività di gran lunga benefiche) e dimenticando che il segreto di una vita sana sta nella varietà, nell’equilibrio e nella moderazione, non nel divieto, come peraltro succede per qualunque cibo o bevanda.

Negli Stati Uniti, il quadro sui dazi è molto incerto. Finora, che contraccolpi ha subito la vostra filiera? Quanto è esposta l’Italia in materia di macchine e prodotti per l’enologia?

Negli Usa, non si producono macchine e impianti per la produzione di vino, viene tutto importato dall’Europa. Una politica di dazi non farebbe che gravare sulle cantine americane, senza trarne alcun vantaggio per i produttori locali: il consumatore americano vedrebbe, quindi, aumentare il costo del bicchiere di vino sia locale sia importato. Tuttavia, mi preme ricordare che negli Usa il costo finale è riconducibile all’intero processo di importazione e distribuzione, con ricarichi anche di 5 volte il costo iniziale, per cui dazi anche del 20-25% potrebbero avere un impatto trascurabile sul mercato che, invece, dovrebbe riorganizzarsi per limare tutti quei passaggi onerosi sulla distribuzione, che non riguardano ovviamente solo il vino ma buona parte dei prodotti importati negli Usa.

Il mondo dei dealcolati può essere un’opportunità anche per il comparto delle macchine enologiche?

Questa è l’ultima frontiera evolutiva del consumo di vino, già percorsa da altri Paesi più veloci di noi a legiferare in tal senso, che potrebbe aggirare le tematiche “salutistiche”, ma anche dare una mano alle cantine più in sofferenza con le giacenze di vino a magazzino.
Per la parte impiantistica legata all’imbottigliamento non cambia nulla (imbottigliare vino o vino dealcolato è la stessa cosa), mentre si aprono le porte alle diverse tecnologie di dealcolazione, che la normativa attuale fissa in tre tipologie diverse, dando maggiori sbocchi tecnologici alle nostre imprese che si cimentano in questo mercato.

Che spazio di mercato si immagina, in Italia e non solo, per questo segmento?

Resta ovviamente da valutare la reale portata di questo nuovo business, al momento ancora tutta da scoprire soprattutto per il gradimento che mostrerà il consumatore.

Come giudica l’attuale impasse di tipo fiscale che sta bloccando i dealcolati in Italia, nonostante un decreto Masaf ne regoli la produzione? Cosa chiedete alle istituzioni?

In effetti, questo percorso a ostacoli è tutto italiano: Paesi come Germania e Spagna hanno da tempo legiferato in tal senso e noi soffriamo di un ritardo puramente normativo, non tecnologico dove siamo invece all’avanguardia. È assolutamente necessario che l’organo legislativo si affretti a eliminare questi ostacoli per misurarci ad armi pari coi nostri principali competitor europei.

Da un punto di vista strettamente tecnologico, come si sta muovendo il settore delle macchine per l’enologia? Quali le frontiere ancora poco esplorate?

L’evoluzione della tecnologia meccatronica è inarrestabile. Le imprese italiane sono leader nel mondo quanto a innovazione e abbattimento dei costi energetici e gestionali degli impianti venduti, ma anche delle diverse soluzioni tecniche applicate alle linee di imbottigliamento, alla filtrazione, ai sistemi di stoccaggio e movimentazione delle masse, agli impianti di fermentazione e a tutto il complesso mondo dell’impiantistica enologica e ai suoi prodotti di consumo collegati, inclusi packaging, additivi e coadiuvanti di processo. Su questi ultimi, è molto importante il sostegno e il contributo di Anformape, perché la normativa internazionale è in continua evoluzione, proprio per salvaguardare la sicurezza del consumatore, ma anche la sostenibilità del pianeta, sul fronte ambientale, energetico e sociale.

Per le imprese vitivinicole che intendono investire in tecnologie di cantina, uno degli ostacoli più grandi è l’accesso al credito. Come se ne esce?

Il tema dei finanziamenti statali è uno di quelli più dibattuti e sentiti in Anformape, perché gli investimenti che una cantina deve affrontare per dotarsi di impiantistica all’avanguardia sono determinanti per la stragrande maggioranza delle cantine. Il problema è che spesso le politiche di finanziamento (nazionali o regionali) non considerano nella giusta misura le tempistiche di sviluppo, progettazione, realizzazione e installazione degli impianti, con il risultato di avere vincoli insostenibili sia per chi compra che per chi vende, rendendo spesso l’operazione impossibile. Da anni, cerchiamo un dialogo con gli organi preposti, in particolare ministeri ed enti regionali, per trovare compromessi e soluzioni utili per lo sviluppo di queste azioni di finanziamento.

Una domanda sulla sua esperienza da imprenditore con la Dal Cin, ha festeggiato i 75 anni di età nel 2024. Da dieci anni, vi state concentrando su una delle sfide di sempre del settore: la longevità dei vini. Quali risultati avete ottenuto?

Il vino non è un prodotto naturale: come affermato da un noto accademico italiano della vitivinicultura “il vino naturale esiste: è l’aceto”. Il vino non si coglie dalla pianta come le mele né si estrae dal terreno come le carote, bensì il vino è “frutto della vite e del lavoro dell’uomo”, come è biblicamente noto, perché senza intervento umano non esisterebbe. Il problema della sua stabilità (e quindi bevibilità) assilla l’Uomo da millenni, a partire dagli antichi Armeni, poi dai Greci, dai Romani, dai popoli del Medioevo e, infine, da quelli dell’Era Moderna, con maggiori conoscenze e strumenti tecnologici adeguati. La longevità dei vini, che sono destinati inevitabilmente a decomporsi in modo estremamente rapido in mancanza di interventi esterni, come tutto ciò che è organico, ha un risvolto affascinante per il consumatore, oltre che risolvere un problema strettamente economico e di investimento. Si pensi solo a grandi vini rossi come Barolo o Brunello di Montalcino, destinati a lunghi invecchiamenti e a deliziare il palato anche dopo decenni.

Consiglierebbe, oggi, a un giovane di scegliere il settore dei prodotti per l’enologia?

Assolutamente sì, perché è un campo affascinante, fatto di storia e di tradizioni, di scoperte e di novità tecnologiche che spaziano dalla chimica alla fisica, dalla biologia all’ingegneria genetica, dalla botanica alla zoologia, passando per una fase strettamente e puramente organolettica, che coinvolge tutti i sensi durante le degustazioni. L’arte di veder nascere un ottimo vino grazie alla figura dell’enologo è quanto di più stimolante possa esserci per chi ha la passione e la voglia di creare qualcosa che porti gioia e soddisfazione a se stessi e al prossimo.

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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

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