Volano gli spumanti italiani all’estero. Sugli scudi, nell’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly sull’export extra-Ue nei 12 mesi del 2021, il mercato statunitense che ha visto lievitare di 1/3 la domanda a valore, con il Prosecco addirittura a +43%. Ma ancora più sorprendente è l’andamento delle bollicine made in Italy in Cina, notoriamente Paese rossista. Qua il Prosecco vola a +117%, con un export degli sparkling italiani in crescita del 33%. Bene anche Canada (+23%), Svizzera (+11%) e Giappone (+5%).
“Gli spumanti del Belpaese” svela il segretario generale di Unione Italiana Vini Paolo Castelletti “si avviano a chiudere l’anno con un incremento del 30%. Su questa scia, trainata in particolare dal Prosecco, ci attendiamo una crescita anche di altre denominazioni di un fenomeno – quello delle bollicine – che presto supererà la soglia di un miliardo di bottiglie l’anno. Detto questo servirà fare attenzione al 2022, che si è aperto con insidie da non sottovalutare, a partire dal caro prezzi dato dall’escalation dei costi energetici fino all’attacco al vino sul fronte salutistico, basato su studi semplicistici che non possiamo condividere”. Ma come si spiega questa accelerata per una tipologia che aveva subito la maggiore battuta d’arresto durante la pandemia? Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “La categoria che più ha sofferto l’emergenza ora è diventata il vero simbolo della reazione post lockdown. Ma” continua “non è da sottovalutare nemmeno la performance di capisaldi della nostra produzione come i rossi Dop piemontesi e toscani, che hanno chiuso l’anno negli Usa rispettivamente a +32% e a +26%, o i rossi siciliani che crescono in Canada del 52%”.
Intanto, forte di questo sprint italiano, Veronafiere accelera sul piano strategico di Vinitaly per l’edizione numero 54 di Vinitaly che, con più di 4mila aziende espositrici, ritorna dal 10 al 13 aprile prossimo, traguardando il tutto esaurito.
Nella campagna già avviata, sono 60 i Paesi coinvolti dal programma di promozione, comunicazione e incoming targato dalla Spa fieristica e da Ice Agenzia che condividono, oltre a un investimento complessivo da 3 milioni euro, anche la selezione di una business list di 500 top buyer da tutto il mondo, a cui si aggiungeranno migliaia di operatori nazionali e internazionali. “Stiamo riscontrando un alto tasso di fiducia e di aspettativa sia da parte degli operatori internazionali che dalle aziende espositrici. Ad ora” commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani “abbiamo già l’adesione di delegazioni che coprono le aree di Canada, Usa con particolare riguardo a Midwest, West Coast e Texas, oltre che Singapore, Malaysia e, per l’Europa, di Regno Unito, paesi Scandinavi, Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Svizzera e da alcuni dei Paesi più interessanti dell’Est Europa, ad iniziare dalla Polonia. Inoltre, stiamo lavorando con il ministero degli Affari esteri per creare un corridoio specifico col Giappone che favorisca la presenza degli operatori del Sol Levante”.
Questo articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 24 febbraio 2022
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