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"Stop per un anno ai nuovi vigneti". La proposta di Uiv per rispondere ad un mercato in stallo

Il presidente Frescobaldi spiega come sia necessario contenere il potenziale viticolo, senza aspettare passivamente una riforma dall'alto

  • 06 Giugno, 2025

Stop alle nuove autorizzazioni per gli impianti viticoli in tutta Italia. Lo scrive l’Unione italiana vini in una nota ufficiale, che mette nero su bianco l’esito della votazione tenutasi venerdì 6 giugno durante il Consiglio nazionale, a Leverano, in provincia di Lecce.

L’organizzazione presieduta da Lamberto Frescobaldi ha spiegato che la misura dovrà essere transitoria e servirà a «contenere il potenziale viticolo, a patto che si avvii contestualmente una riforma sul potenziale vinicolo, così come sui quantitativi delle rese previste nei disciplinari e per i vini comuni». In pratica, il vigneto Italia che misura circa 650mila ettari totali non dovrà estendersi di quei circa 6.500 nuovi ettari l’anno, proprio per venire incontro alle esigenze di un mercato in cui la domanda è in calo e alle evidenti preoccupazioni delle imprese. Secondo le stime dell’Osservatorio Uiv, a fine della campagna viticola (il 31 luglio prossimo) il livello delle giacenze si attesterà attorno ai 42-44 milioni ettolitri di vino e mosto, l’equivalente di circa un’intera vendemmia.

La proposta di stop ai nuovi impianti

«Il contesto ci impone senso di responsabilità e politiche di revisione», ha sottolineato il presidente Uiv, ricordando come l’Italia ad oggi sia «l’unico grande Paese produttore al mondo che registra una crescita del vigneto a fronte di un calo volumico della domanda a livello globale di quasi il 10% negli ultimi 5 anni». Come ha rilevato il segretario generale, Paolo Castelletti, lo stop di un anno ai nuovi impianti viticoli (che secondo la legge Ue possono crescere per un 1% della superficie vitata nazionale) darebbe il tempo tecnico per «l’avvio di un momento di confronto e revisione del sistema con tutti gli attori coinvolti». Una necessità, quella del contenimento delle produzioni, emersa con evidenza nell’analisi a campione condotta tra i Consorzi di tutela italiani dal settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso del 5 giugno.

Lamberto Frescobaldi

Fare chiarezza sui dati

Secondo Uiv, occorrerà introdurre nuovi criteri di priorità che dovrebbero valorizzare la collina e la montagna, e areali che producono «vini performanti sul mercato». Allo stesso tempo, lo stop di un anno ai nuovi impianti consentirebbe di fare chiarezza sui dati: «Oggi – ha rilevato il segretario Castelletti – sappiamo quanto viene assegnato ma non quanto viene effettivamente impiantato, in particolare sui reimpianti».

L’appello ai Consorzi di tutela

Per Unione italiana vini non si può aspettare passivamente una riforma dall’alto del comparto vino italiano. Di qui l’appello: «I territori, a partire dalle aziende e dai Consorzi di tutela, devono intervenire con razionalità su questi temi e su una riorganizzazione regionale delle denominazioni. È ora di riportare il vino sul pianeta terra – ha concluso Castelletti – se vogliamo vincere la sfida della competitività e garantire ai viticoltori il giusto compenso».

La possibilità di intervenire sulle rese nazionali rendendo flessibile la concessione o meno dell’1% delle autorizzazioni per nuovi vigneti è contenuta nel pacchetto vino dell’Unione europea, presentato dal Commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, lo scorso 28 marzo.

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