Mi chiamo Eleonora e sono dipendente da latticini. Sono considerate tossicodipendenti le persone che regolarmente consumano sostanze psicotrope illegali come eroina, cocaina o marijuana, e che ne sono dipendenti. Ma anche chi non fa uso di queste droghe è comunque a contatto con sostanze stupefacenti: quelle prodotte dai nostri stessi organismi (vedi le endorfine) e quelle nel carrello dei formaggi.
Il latte possiede una quantità significativa di proteine nobili, l’80% di queste è costituito dalla caseina, fondamentale per la produzione dei formaggi (il rimanente 20% è composto da proteine del siero del latte). Quando consumiamo formaggio, la caseina viene decomposta durante il processo digestivo in peptidi, composti chimici che includono le caseomorfine. Questi peptidi hanno una struttura simile alla morfina.
Le caseomorfine hanno effetti non completamente accertati: vari studi indicano che manifestano potenziale analgesico, sedativo e stimolante dell’appetito. Ma è valida anche l’ipotesi di una presunta dipendenza associata: si sostiene che la caseomorfina possa generare una dipendenza simile a quella provocata dagli oppiacei come la morfina. Questo avviene attraverso la stimolazione dei recettori delle endorfine, inducendo sensazioni di benessere, riduzione dell’ansia e rilassamento, e che, una volta interrotto il consumo, possono causare sensazioni opposte e quindi creare dipendenza e astinenza. La veridicità di queste affermazioni è ancora oggetto di discussione.
La ricerca sulle caseomorfine è ancora lunga e non c’è ancora un accordo consolidato all’interno della comunità scientifica riguardo ai loro effetti. Detto ciò, è evidente che è difficile regolarsi davanti ad un tagliere di formaggi. Il nostro cervello ragiona come se in quel momento fosse sotto l’effetto dell’eroina: si sente gratificato e vuole ricreare quell’esperienza più e più volte, entrando così in un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Se si sospende il consumo, il corpo ne vuole sempre più ed è molto complicato fermarsi. Tuttavia demonizzare latticini e formaggi non è la soluzione ideale per promuovere un’alimentazione sana. Come in molti campi, la risposta è nella moderazione.
È possibile disintossicarsi dalle caseomorfine. La cura consiste nella riduzione poco per volta della sostanza che ha causato lo stato di dipendenza. Nella progressiva diminuzione, l’obiettivo è arrivare a limitare il consumo alle quantità e tipologie consigliate dal nutrizionista, e ridurre la frequenza a non più di due volte alla settimana.
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