È l’anno zero per il mondo dei social. Sono stata pubblicate dall’Agcom le linee guida che regolamentano la pubblicità occulta sui social. Da oggi chi ha oltre un milione di follower e un engagement pari o oltre il 2%, dovrà esplicitare sui contenuti che si tratta di una sponsorizzazione, in caso di partnership a pagamento. Abbiamo chiesto a uno dei più grandi food influencer italiani, che solo su TikTok e Instagram conta complessivamente 7 milioni e mezzo di follower, cosa ne pensa.
Max Mariola cosa pensa delle linee guida sugli influencer disposte dall’Agcom a seguito dello scandalo dei pandori Balocco-Ferragni?
Le linee guida non mi colgono impreparato perché è una cosa che facciamo da sempre (con i profili social, ndr). Condivido al 100% quello che ha deciso l’Agcom. Chi fa pubblicità o partnership lo deve dichiarare, assolutamente. Così avvisi il follower di quello che stai facendo, ovvero che si tratta di un contenuto sponsorizzato.
Quindi per lei le linee guida vanno bene così come sono?
Le renderei applicabili a tutti, non solo agli influencer al di sopra del milione di follower: chiunque prenda dei soldi dalle aziende, anche un euro, dovrebbe esplicitarlo perché in caso contrario metti il follower nella posizione di non capire se il prodotto è consigliato o sponsorizzato.
Le linee guida impongono agli influencer una serie di obblighi, tra cui conoscere il proprio engagement, che non è calcolabile tramite Instagram. I meno esperti saranno costretti a rivolgersi alle agenzia di comunicazione o a degli esperti per non incappare in errori?
Se oggi fai l’influencer devi sapere quali sono le regole. Instagram stesso ti fornisce i dati. Chi dedica il suo tempo a fare video, consulenze, deve sapere quali sono i suoi obblighi. Io conosco il mio l’engagement, ad esempio. Le regole Agcom sono perfette, e trovo che sia giusto e onesto per chi fa questo lavoro. Non serve avere un’agenzia apposita.
Ma non tutti i follower sono esperti come lei.
Se non lo sono che non si prendano i soldi dalle aziende. Quando si stipula un contratto si devono conoscere limiti e regole.
TikTok e Instagram sono diventati come la televisione: scorri il feed dei video e cambi programma. Personaggi come Jerry Scotti o Amadeus si occupano di fare i conduttori e non di discutere con gli sponsor. Insomma, è un altro tipo lavoro. Perché dovrebbero farlo gli influencer?
Ho iniziato a fare questo lavoro insieme a mia moglie, io cucinando e mia moglie girando i video. All’inizio abbiamo dovuto studiare, informarci e renderci conto di quali regole andavano rispettate. Punto. Se non lo fai, non puoi stare nel mondo dei social.
Secondo lei gli influencer meno esperti – esiste molta gente improvvisata – dovranno guadagnarsi da vivere con altro? Oppure si rivolgeranno alle agenzie che invece il settore lo conoscono bene?
Si può fare fatto in casa, lo devi solo imparare. È come se ti dico che hai la macchina e non hai la patente.
In merito alla credibilità degli influencer e dei prodotti sponsorizzati, cosa cambia adesso? Tutti gli influencer sono credibili?
Ci sono due modalità di fare questo lavoro. La prima è quella che per soldi fai tutto, la seconda è quella di chi seleziona il prodotto secondo i suoi criteri. Se da me vengono aziende che non sono in linea con quello che comunico sui miei social, dico no. Se prendi dei soldi, devi dichiarare a prescindere dai numeri. Ribadisco.
Quindi queste nuove linee guida andranno a migliorare la qualità il tenore delle sponsorizzazioni e dei prodotti pubblicizzati? Insomma, ci si può fidare di più?
Miglioreranno tutto. Tutti sapranno tutto. Che differenza c’è tra product placement e la pubblicità sui social? Il primo ti inquadra qualcosa in un film, ad esempio, e nei titoli di coda compare esplicitamente che è stato inserito un prodotto a scopo commerciale. Trovo che sia giusto anche nei mondo dei social, così non ci sono soprese per nessuno.
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