Sicilia, terra di prodotti straordinari e tantissimo street food. Se nella zona di Catania a farla da padrone sono i pezzi di rosticceria, la tipica tavola calda (presente anche altrove con specialità diverse), a Palermo è lo sfincione a regnare sovrano. Certo, ci sono anche pane e panelle, pani ca’ meusa, arancine (che in questa provincia sono declinate al femminile)… insomma, scegliere un unico simbolo del cibo da strada siciliano è impossibile, ma quel che è certo che il re dell’arte bianca palermitana è lui, Sua Maestà lo sfincione.
Partiamo dall’etimologia. Il nome deriva dal greco spòngos, spugna: l’impasto di questa focaccia, in effetti, è alto e soffice, spugnoso, condito poi con abbondante salsa di pomodoro, acciughe, origano, caciocavallo e cipolle. Non c’è da stupirsi che a un prodotto così goloso il programma Pizza Doc di Rai2 abbia deciso di dedicare il primo episodio in onda il 6 gennaio.
Si narra che a creare per prime lo sfincione siano state le suore del Monastero di San Vito di Palermo nel Settecento: per arricchire ancora di più la tradizione gastronomica delle feste, decisero di aggiungere all’impasto lievitato i prodotti più comuni del tempo (il pomodoro, probabilmente, è stato aggiunto in seguito).
Rintracciare le origini esatte di questa focaccia succulenta non è semplice, quel che è certo è che lo sfincione conquistò subito cuori e palati dei palermitani. Divenne ben presto un prodotto comune nelle case, preparato dalle massaie nelle occasioni speciali, in particolare per la festa di fidanzamento che tradizionalmente avveniva in casa della sposa. Per chi non ama il pomodoro, ne esiste anche una versione bianca: è lo sfincione di Bagheria, arricchito con tuma e ricotta, oltre a cipolla e mollica di pane insaporita con formaggio, una vera goduria per gli amanti dei latticini.
Ecco il procedimento per realizzare delle versioni monoporzione dello sfincione, perfette per un aperitivo.
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