Che gli Stati Uniti siano una fucina di tendenze che poi si diffondono nel mondo è risaputo. L’ultima di queste sta investendo la cosmopolita Los Angeles. E, nel mese dell’astinenza dall’alcol come il Dry January, vede protagonista proprio il mondo della mixology, confermando la California tra le aree più vivaci. In una delle sue città più celebri, si sta registrando un notevole incremento delle richieste di cocktail senza alcol al punto che la stampa locale non ha paura di utilizzare l’espressione ‘nuova era’ per descrivere il fenomeno.
Una vera e propria new wave in tema di no-alcol, che vede in prima linea soprattutto i locali top di questa metropoli della west coast. Dal Baroo al Nuda, dallo Steep al The Wolves, dal Solstice al Kato (nell’elenco dei 50 Best bar). I barman, a partire da Austin Hennelly (pluripremiato bartender del Kato), stanno dando fondo alla loro creatività, sperimentando e offrendo ai consumatori un bere miscelato che unisce freschezza e creatività, colori e sapori intensi, con una cura estrema all’alta qualità delle materie prime. Ma, attenzione: a cambiare è il rapporto con le nuove ricette.
Per tutti, insomma, si tratta di una rivoluzione e di una nuova frontiera che, a queste latitudini, sta trovando terreno fertile e coinvolge sia barman sia grandi chef dei ristoranti più affermati. L’approccio che li caratterizza è, però, di tipo chimico, nel senso che l’elaborazione dei cocktail sta puntando a offrire al consumatore le sensazioni palatali dell’alcol, senza che questo, per l’appunto, sia incluso negli ingredienti. E allora si spiega così l’uso, per esempio, di soluzioni come il succo di aloe o l’acqua frizzante a base di luppolo (sparkling hop), che in bocca danno sensazioni simili a quelle di una bevanda con una media gradazione alcolica.
Il trend è in forte ascesa, come ha rilevato recentemente il quotidiano Los Angeles Times. Non solo innovativi cocktail come l’Amazake Swizzle il Mandarin Garibaldi proposti sui tavoli del Kato, ma anche interi menu degustazione a cui vengono proposte in abbinamento collaudate sequenze di vini dealcolati, provenienti anche dall’Europa. Del resto, la domanda di bevande analcoliche, o a basso contenuto di alcol, negli Usa ha superato ampiamente gli 11 miliardi di dollari di giro d’affari nel corso del 2022 (era di 9 miliardi nel 2018). L’industria del beverage ci crede e sta intercettando e accompagnando questo trend, ampliando la gamma di birre, spirit e vini dealcolati. Non va dimenticato che (secondo una recente indagine Iwsr, istituto britannico specializzato in ricerche di mercato) oltre metà dei giovani consumatori statunitensi non consuma alcolici.
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