Il Collectif des Viticulteurs 33 ha proposto una divisione del vigneto di Bordeaux in una Aoc Cru Bordeaux e Igp Bordeaux Atlantique per far fronte alla crisi che sta vivendo il vino francese.
L’associazione ha ricordato che da anni sostengono “la necessità di riconquistare i mercati, di aprire i disciplinari per ascoltare i consumatori e di creare una segmentazione coerente in cui Bordeaux e gli altri abbiano il loro posto”, rimarcando la situazione di crisi in cui si trovano molti vignaioli francesi. Il gruppo, constando “l’incapacità di cambiare i paradigmi della remunerazione dei viticoltori bordolesi per decenni” ha quindi proposto “un’evoluzione immediata dell’offerta”.
La soluzione avanzata dal collettivo prevede un cambio di passo a partire dalla vendemmia 2024 in cui viene proposta una suddivisione tra “Cru Bordeaux e Cru Bordeaux Supérieur AOC che ci permetta di mantenere ciò che funziona, migliorarlo e rafforzarlo, pur consentendo un periodo di adattamento” e una “Bordeaux Atlantique IGP, mantenendo il perimetro geografico della AOC, ma innovando decisamente in termini di vitigni, tipologie di vino e metodi di coltivazione (rossi freschi, dolci, da vitigni resistenti, meno trattamenti, ecc.) “.
Il collettivo Viti 33 ha sottolineato che queste denominazioni DOP e IGP sono semplicemente delle proposte per avviare il dibattito e che “è indispensabile che mantengano l’identità bordolese”. L’idea, secondo il gruppo Viti 33, permetterebbe “di riportare rapidamente le nostre aziende agricole alla redditività, grazie a rese IGP più elevate, e di soddisfare le aspettative dei commercianti in termini di prezzi e prodotti per l’intero settore.
Inoltre, consentirà all’intero Bordeaux di affermarsi in termini di domanda e innovazione, preservando il nostro know-how di fama mondiale”. Un’altra questione sollevata dal collettivo Viti 33 è “ottenere un prezzo minimo per il nostro vino e la creazione di un’Organizzazione di Produttori (OP) come strumento normativo e di marketing, che autorizzi accordi di prezzo al suo interno” che sarebbe “l’unico quadro normativo che consente la creazione di prezzi minimi”.
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