Questo inverno sta presentando al mondo della viticoltura un conto amaro da pagare. Non parliamo delle difficoltà economiche, ma della stillicidio con cui si susseguono le scomparse di grandi produttori di tutta le penisola. Produttori famosi e produttori meno noti, grandi imprenditori e contadini che sono rimasti legati al loro territorio. Ai più forse il nome di Luigi Gregoletto dirà poco, ma è stato un dei produttori più importanti del comprensorio veneto, inserito in quel contesto che oggi è conosciuto come terra del Prosecco.
93 anni trascorsi a Premaor fra le sue amate vigne, dove non è mai caduto nella tentazione del facile successo legato alle bollicine, dedicando a ogni piccolo appezzamento di terra il vitigno più indicato, fosse lo chardonnay o il suo amato e poco noto verdiso. Uomo schivo che a prima vista poteva apparire burbero, ha visto il conflitto mondiale, il boom economico, lo scandalo del metanolo, la rinascita del vino italiano senza mai perdere di vista l’armonia della vita legata al mondo agricolo, invitando sempre ad amare la terra, consapevole che essa avrebbe saputo sempre ripagare l’amore.
La vite da queste parti, è storia antica: lo testimoniano le molte mappe catastali d’epoca giunte a noi. È una storia che incrocia quella della famiglia Gregoletto in tempi remoti: risale al 1600, infatti, un primo documento che lo testimonia; si tratta di un contratto con l’Abbazia di Follina, in provincia di Treviso, per la lavorazione della vigna, su quegli stessi terreni ancora coltivati dai Gregoletto che vantano una grande continuità e un importante radicamento sul territorio, testimoniato anche dalla cantina, ospitata i un edificio risalente al ‘600. Nonostante questa storia secolare, bisogna aspettare gli anni ’40 del XX secolo per le prime vendemmie e vinificazioni in famiglia. È nel secondo dopoguerra, infatti, che l’azienda comincia la sua crescita, proprio grazie a Luigi Gregoletto che ha fatto della tipicità e del rispetto della terra, i punti cardine del suo lavoro.
Viticoltore e vignaiolo della vecchia scuola – nel 2016 fu premiato dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – Luigi Gregoletto è considerato uno dei padri del Prosecco, quello col fondo, prodotto con la rifermentazione in bottiglia surlie, esempio e riferimento per tanti produttori poco inclini a vedere nelle bollicine trevigiane solo un prodotto di facile successo, quanto un grande vino da interpretare, mantenendo alto il livello di qualità e tutela dell’ambiente. Viticoltura d’altri tempi forse, con piccoli appezzamenti disseminati fra boschi e colline, grande rispetto per l’uva in cantina e ancor più rispetto per i suoi tempi, proponendo i vini solo dopo il giusto affinamento. In un’epoca in cui la velocità è tutto il suo approccio romantico e rigoroso ne ha fatto uno dei numi tutelari del territorio.
a cura di Nicola Frasson
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