Attualitร 

Come funziona l'orto del carcere di Modena che rifornisce la dispensa di Bottura

Dal carcere di Modena arrivano le verdure per il bistrot Franceschetta 58. Lo chef Francesco Vincenzi, la dirigente Nicoletta Saporito, l'agronoma Giovanna Del Pupo raccontano il progetto che coinvolge i detenuti

  • 01 Gennaio, 2025

C’รจ uno chef che ยซentra ed esce dal carcereยป a cadenza regolare … per ritirare le verdure che gli servono in cucina. Francesco Vincenzi gioca con le parole, ma il progetto che porta avanti con convinzione e impegno da circa due anni con Franceschetta 58, il bistrot modenese della Francescana Family, anni รจ serissimo. Farsi coltivare verdure biologiche tra le mura di una casa di pena ha una marea di implicazioni e un impatto che va ben oltre la stagionalitร , i sapori e le esigenze di un menรน. Se poi questo avviene in un carcere che quattro anni fa รจ stato al centro delle cronache per una drammatica rivolta, la portata si accentua ulteriormente. In ballo ci sono uomini e donne, il loro riscatto, seconde opportunitร  di vita, libertร , un’idea di societร  che decide di non scartare, le persone prima di tutto. U

n lavoro che vede impegnato il gruppo di Massimo Bottura e Lara Gilmore su piรน fronti da tempo: ยซI refettori, il Tortellante, ora l’orto del carcere per la nostra dispensa, tutto si tiene e acquista un senso completo se si considerano globalmente questi progetti: il valore delle relazioni fra le personeยป, dice Massimo Bottura orgoglioso dell’entusiasmo con cui โ€œi suoi ragazziโ€ hanno preso a cuore il nuovo progetto. ยซE’ un investimento sul futuro. Coltivare e curare la terra per sfamarsi รจ la base di una societร . Quando l’orto del carcere produce a pieno regime riusciamo a soddisfare fino all’80% del fabbisogno della nostra cucina – spiega chef Francesco Vincenzi mentre insieme al personale del carcere ci guida nell’orto appena preparato per l’inverno -. Poi ci sono periodi di passaggio fra una stagione e l’altra o di riposo, come questo, e allora adattiamo il nostro menรน con quello che c’รจ implementando con altri piccoli fornitori del territorio, nell’attesa delle nuove verdure dal carcere. A volte siamo noi a fare richieste specifiche, e questo consente anche a loro di provare nuove colture. In ogni caso facciamo in modo di utilizzare tutto quello che ne esce. L’ultimo raccolto di pomodori, ad esempio, non era arrivato a maturazione per il calo brusco delle temperature, รจ servito per il nostro pre dessert โ€œSant’Annaโ€ di fine estate. Quando sarร  finita la raccolta dei cavoli e resteranno solo le foglie, raccogliamo anche quelle per fare brodi e creme. Anche da qui passa l’idea che nulla รจ inutile e lo scarto non esisteยป.

Una parte dell’orto del carcere di Modena in dicembre

Il riscatto comincia mettendo le mani nella terra

Due donne quotidianamente si battono per questo progetto, mettendo in campo determinazione e coraggio ยซperchรฉ in un carcere niente รจ mai facileยป. Nicoletta Saporito รจ la direttrice dell’ โ€œarea trattamentaleโ€ della Casa circondariale di Modena, quella sezione che mette in campo i progetti di educazione e formazione per il reintegro dei carcerati. ยซLo Stato non puรฒ imporre la virtรน, ma deve mettere ogni cittadino nelle condizioni di essere virtuoso – dice Nicoletta Saporito per inquadrare la sua prospettiva -. La Costituzione ci dice che l’unico scopo della pena รจ tendere alla rieducazione, questo progetto sull’agricoltura fa questo oltre a formare le persone coinvolte ci aiuta a scardinare i pregiudizi su queste stesse persone. Fra le varie attivitร  di formazione professionale che abbiamo, questa รจ la piรน richiesta dai detenuti, intanto perchรฉ consente di stare fuori dalle celle, ma soprattutto perchรฉ li responsabilizza, sanno che si prendono cura di esseri viventi, le piante, e che hanno un compito da portare a termineยป.

Poi c’รจ Giovanna Del Pupo l’agronoma che da circa un anno programma l’orto e una volta alla settimana, tutti i martedรฌ mattina, valica il muro di cinta sorvegliato. Forma i detenuti addetti all’orto e controlla che la produzione proceda. ยซQuando si comincia il percorso vedo arrivare uomini cupi – racconta Giovanna Del Pupo – dopo un anno hanno un volto diverso. Rifioriscono affidandosi a chi spiega loro come far sรฌ che da un seme nasca una pianta, poi un frutto, capiscono che in fondo basta poco per generare qualcosa di buonoยป.

In tutto questo il difficile รจ dato dalle risorse sempre limitate per la progettualitร  rieducativa, dalla burocrazia, dalle ovvie necessitร  di sicurezza che condizionano tutto. L’uso contingentato e controllato degli attrezzi da lavoro, sotto lo sguardo costante delle guardie che controllano anche i laccetti usati per legare le piante di pomodoro: devono essere solo di certi materiali, che si spezzano facilmente. Qui la rotazione delle colture deve tenere conto prima di tutto di una cosa: l’ombra proiettata dai muri alti e sorvegliati, che ovunque si volge lo sguardo impediscono di dimenticare anche solo per un secondo dove ci si trova.

L’incontro con Franceschetta 58

La connessione con Franceschetta58 si innesca circa due anni fa quando lo chefย  viene chiamato per organizzare il buffet con i prodotti del carcere in occasione di uno spettacolo dei detenuti a conclusione di un laboratorio teatrale. Ma il โ€œtenimento agricoloโ€ della Casa circondariale di Modena esisteva dal 2000. Tre ettari di terra strappata all’asfalto di cui due sono quelli coltivati. Dentro il rettangolo delle mura di cinta gli spazi verdi sono punteggiati da alberi che si contano sulle dita di una mano, fra cui un fico, e quasi come un simbolo, a margine delle fila delle nuove insalate appena trapiantate, una rosa solitaria sta fiorendo anche ora, in dicembre.

Fra gli edifici massicci di cemento all’interno dei quali vivono centinaia di detenuti (questo carcere ne ospita oggi circa 560, ma dovrebbe contenerne 372) e i loro guardiani, sotto le stesse finestre sbarrate delle celle da cui provengono voci ma non si vedono volti, ci sono i terreni che alcuni di loro zappano, concimano, irrigano e coltivano a ortaggi, asparagi e carciofi compresi, in regime biologico certificato. ยซL’obiettivo รจ arrivare a coltivare tutta la terra disponibile nel 2025, mettendo in campo aperto anche le fragole per consentire alle serre di riattivarsi e ridiventare fertiliยป dice l’agronoma Giovanna Del Pupo che nel carcere ha messo piede per la prima volta nel 2022, suggerita alla direzione dall’apicoltore che cura l’alveare. Perchรฉ oltre all’orto fra le mura, in una zona cuscinetto fra la reclusione e la libertร , dove cresce un frutteto di albicocche, pesche, susine, mele di diverse varietร , cachi e melograni, ciliegie, duroni e amarene, serre che fungono anche da vivaio e altri orti, ci sono anche una decina di arnie da cui si produce il miele del carcere.

L’alveare della Casa circondariale di Modena

Giovanna forma per 150 ore i sei detenuti, solo uomini, che a turno, selezionati in base a una serie di requisiti fra cui la quantitร  di pena giร  scontata, il tipo di reato commesso, la buona condotta, sono giร  in regime di semilibertร  e autorizzati a lavorare all’esterno a fronte di uno stipendio minimo, che qui si chiama mercede. ยซVorremmo arrivare ad avere nell’orto almeno 10 detenuti, ma dipende sempre dai fondi assegnati. Questo percorso รจ valido per ottenere un certificato di formazione professionale spendibile all’esterno – spiega Nicoletta Saporito -. Molti dei partecipanti hanno scoperto una passione o una predisposizione che non avrebbero mai sospettato. Ricordo un ragazzo che per anni รจ stato chiuso in cella completamente distaccato, poi โ€œagganciatoโ€ con l’orto ha cominciato ad appassionarsi e quando รจ uscito ci ha detto che sperava di poter continuare a vendere verdure, era un vero talento del nostro mercatinoยป.

Il mercatino agricolo del carcere

Prima di avviare la collaborazione con Franceschetta 58 le verdure venivano vendute allo spaccio interno, per il personale del carcere e gli avvocati che di lรฌ passano per assistere i detenuti, era giร  stato avviato anche un mercato all’esterno, nel parcheggio che dร  sua via Sant’Anna, il sabato mattina dalle 9 alle 10, da maggio a settembre, con i detenuti in semilibertร  che coltivano e diventano per quell’ora anche venditori. ยซUn’iniziativa a cui partecipano sempre piรน modenesi che ci fanno i complimenti per la qualitร  dei prodotti – spiega Saporito – e intorno alla quale si รจ creata una vera comunitร  con tanti clienti che portano anche caffรจ e torte per guardie e detenuti impegnati a vendere le verdureยป. Ora l’obiettivo รจ farlo anche in inverno, da gennaio, con la produzione di cavoli e altri ortaggi invernali in ripresa.

Vivaio e laboratorio gastronomico

โ€œLa primavera arriverร โ€ c’รจ scritto sul murale scolorito lungo uno dei corridoi dell’ala un tempo riservata alla massima sicurezza. Qui da qualche mese, anche per rispondere proprio alle richieste della Franceschetta58, รจ stato avviato un altro progetto collegato all’orto: nei โ€œcubicoliโ€, vere e proprie scatole di cemento alte metri e metri disadorne e con solo il tetto aperto, un tempo utilizzati per l’ora d’aria delle detenute, รจ stato ricavato un semenzaio dove a turno le donne, in tutta la sezione femminile sono una trentina, si occupano della semina di piante aromatiche e fiori eduli da trapiantare poi nelle serre. In questa stessa area รจ stato poi ricavato un laboratorio gastronomico, rimettendo in funzione una vecchia cucina. In questo caso รจ la coop sociale Eortรฉ che se ne occupa formando altri sei detenuti insegnando loro a impastare pane e prodotti da forno e fare i tortellini rivenduti poi nello spaccio interno.

Per le donne invece c’รจ dal 2023 la sartoria โ€œManigolde Circondarialeโ€ realizzata in collaborazione con l’associazione Mani Tese di Finale Emilia che con l’aiuto della Diocesi e altre associazioni ha riattivato la vecchia sartoria del carcere e oggi produce articoli con tessuti di riuso. Tre le donne in formazione che hanno cucito le divise degli addetti al laboratorio gastronomico, e la linea di borse โ€œAl di fioriโ€ per il punto vendita dell’associazione, con la prospettiva di un futuro inserimento lavorativo. Tutte attivitร  che tendono a un unico obiettivo: il riscatto attraverso la conquista di un saper fare che possa generare poi un’indipendenza indispensabile per compiere โ€œscelte giusteโ€ nel futuro che queste persone avranno oltre quel muro alto di cemento.

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