Un disegno di legge innovativo che punta a creare un “anno zero” nel settore olivicolo nazionale attraverso una serie di iniziative che vanno dall’istituzione del “Sistema EVO qualità”, con i suoi parametri molto più stringenti rispetto a quelli del classico extravergine, al supporto economico e tecnologico dei controlli passando per l’ampliamento della proposta culturale e formativa legata all’olivicoltura. Ne abbiamo parlato con Gisella Naturale, senatrice del Movimento 5 Stelle e prima firmataria del nuovo disegno di legge dedicato allo sviluppo del settore olivicolo italiano.
Come nasce questo disegno di legge?
Il disegno di legge nasce dalla necessità urgente di rispondere alle molteplici sfide che il settore olivicolo italiano sta affrontando. L’olivicoltura rappresenta un patrimonio unico, non solo agricolo ma anche culturale, paesaggistico ed economico, profondamente radicato nella storia e nell’identità del nostro Paese. Tuttavia, negli ultimi anni, questo comparto ha subito un forte contraccolpo dovuto a diversi fattori concomitanti: la crisi olearia internazionale che ha influito sui prezzi e sulle dinamiche di mercato, l’emergenza fitosanitaria causata dalla Xylella Fastidiosa che ha colpito duramente aree chiave come la Puglia, la concorrenza globale sempre più agguerrita e il fenomeno delle frodi alimentari che minano la reputazione del prodotto italiano. Per questo è stato necessario costruire un quadro normativo ampio e strutturato, capace di sostenere le imprese, promuovere la qualità, implementare la conoscenza e la formazione in ambito olivicolo, favorire il ricambio generazionale e l’imprenditoria femminile, salvaguardare la biodiversità e valorizzare le radici culturali di questo settore. In sostanza, questo disegno di legge vuole essere un vero e proprio piano strategico per il rilancio e la competitività del settore olivicolo italiano nel contesto globale.
Quali sono, a suo avviso, i contenuti più innovativi di questo disegno di legge?
Tra gli elementi innovativi più rilevanti emerge senza dubbio l’istituzione del “Sistema EVO qualità” e del marchio “Olio EVO 100% italiano di alta qualità”. Questa proposta introduce parametri chimici più stringenti e rigorosi rispetto agli standard attuali, superando una narrazione ormai obsoleta dell’olio extravergine di oliva come semplice commodity, per promuovere una nuova visione della qualità certificata. Inoltre, il ddl prevede interventi concreti per la ricerca scientifica, la tracciabilità e l’innovazione tecnologica, aspetti fondamentali per migliorare le pratiche produttive e garantire sicurezza e trasparenza al consumatore. Innovativo è anche l’inserimento di un percorso formativo specifico, nelle scuole superiori con indirizzi professionali, sulla “Cultura, tecnica e valorizzazione dell’olivo e dell’olio extravergine di oliva”, pensato per trasmettere alle nuove generazioni non solo competenze tecniche, ma anche un forte senso identitario e sociale legato a questa coltura millenaria. Infine, il testo pone grande attenzione alla promozione turistica, culturale e sociale, sottolineando il valore dell’olivicoltura come attività economica e attrattore territoriale.
Il Sistema EVO Qualità impone parametri più restrittivi rispetto al classico extravergine. Chi sarà il primo a comprendere e apprezzare un provvedimento di questo tipo?
I primi a riconoscere l’importanza di questo sistema saranno certamente gli operatori del settore più dinamici e lungimiranti, ovvero coloro che già stanno investendo in filiere di qualità e sostenibilità e da tempo attendono il giusto posizionamento nel mercato. Queste realtà, spesso a conduzione familiare ma fortemente innovative, sono sensibili alla necessità di distinguersi in un ambito sempre più competitivo e globalizzato. Anche le imprenditrici agricole rappresentano un segmento fondamentale: molte di loro sono impegnate in progetti di olivicoltura sociale, nella valorizzazione della biodiversità, incarnando un modello di sostenibilità e tutela ambientale. Parallelamente, il consumatore moderno, sempre più attento alla provenienza e alle caratteristiche organolettiche, sarà il destinatario privilegiato di questo prodotto di alta qualità. Pertanto, il sistema non solo tutela il produttore attento, ma crea un circolo virtuoso che coinvolge l’intera filiera, dalla produzione al consumo, promuovendo trasparenza, fiducia e riconoscibilità.
Da pugliese, percepisce uno svuotamento delle campagne o, per essere più precisi, l’abbandono degli oliveti?
La situazione in Puglia è estremamente delicata. La diffusione della Xylella Fastidiosa ha causato gravi danni all’olivicoltura, questo ha generato un rischio reale di abbandono degli oliveti, che rappresentano – nello stesso tempo – un capitale produttivo e un patrimonio culturale e paesaggistico di inestimabile valore. Lo svuotamento delle campagne significa perdere una parte fondamentale dell’identità territoriale e mettere a repentaglio la biodiversità. Il contributo straordinario a sostegno della filiera, maggiorato per gli under 41 e per le donne, rappresenta uno strumento strategico per invertire questa tendenza, incentivando il ricambio generazionale e l’ingresso di nuove energie nel settore. Attraverso questi sostegni mirati, si intende offrire alle nuove generazioni e alle imprenditrici agricole le risorse necessarie per rigenerare le colture, adottare pratiche innovative e sostenibili e soprattutto mantenere viva la vocazione olivicola del territorio.
Come presidente dell’intergruppo parlamentare sull’olivicoltura, ritiene che possano esserci convergenze su un testo di questo tipo?
Ritengo che questo disegno di legge rappresenti una proposta equilibrata e lungimirante che affronta nodi cruciali e condivisi da molti attori del settore, dalle associazioni di categoria alle istituzioni locali e nazionali. La sua impostazione integrata, che va dalla tutela della qualità alla promozione culturale, dal sostegno agli imprenditori fino al contrasto delle frodi e all’innovazione tecnologica, crea le condizioni per un’ampia convergenza parlamentare. Come presidente dell’intergruppo sull’olivicoltura, vedo in questo testo una solida base su cui creare un dialogo costruttivo e unitario, necessario per rilanciare un comparto che rappresenta un’eccellenza italiana a livello globale.
Pensa che un disegno di legge di questo tipo possa essere un punto di partenza verso un cambio della normativa europea?
Certamente. L’Italia, con la sua tradizione olivicola millenaria e la ricchezza varietale unica al mondo, ha tutte le carte in regola per avviare un dialogo che porti ad una revisione della normativa europea sull’olio extravergine di oliva. Il modello di “Alta Qualità” proposto dal mio disegno di legge, basato su parametri più restrittivi e su una certificazione rigorosa, rappresenta un cambio di paradigma rispetto agli standard europei attuali, che sono ormai superati rispetto alle tecnologie moderne e alle aspettative di qualità. Questa proposta può quindi costituire un esempio e una spinta importante per avviare un confronto a livello unionale, che tenga conto delle esigenze dei produttori, della tutela del consumatore e della valorizzazione delle eccellenze agroalimentari europee. La leadership italiana in questo campo può contribuire a definire nuovi standard internazionali, rafforzando la competitività e la reputazione dell’olio extravergine di oliva made in Europe nel mondo.
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