Il Masaf cambia idea sui dealcolati. Dopo la chiusura netta del ministro Lollobrigida (che in piรน occasioni aveva ripetuto il mantra: โNon chiamateli viniโ) arriva la bozza di decreto ministeriale che apre alla loro produzione anche in Italia: โร possibile ridurre parzialmente o quasi totalmente il tenore alcolico dei viniโ si legge nel testo che il Gambero Rosso ha avuto modo di visionare โma i vini sottoposti al processo di dealcolizzazione sono unicamente i vini senza denominazione di origine e indicazione geograficaโ.
Dopo mesi di braccio di ferro, quindi, anche il Governo ha intuito che il divieto avrebbe portato solo ad un vantaggio competitivo per chi questa tipologia di vino lo produce giร , ovvero tutti i principali Paesi competitor dellโItalia: dalla Spagna alla Germania. Tuttavia, rispetto a questi stessi Paesi e, in generale, alla Pac, lโItalia tiene il punto su Doc e Igt, riservando la possibilitร di dealcolizzazione e di parziale dealcolizzazione solo ai vini generici. La Pac, invece, aveva dato il via libera anche alle Do, ma solo relativamente ai vini low alcol.
Fin qua tutto bene. Se non fosse che il decreto introduce una novitร inaspettata: โIl processo di dealcolizzazione puรฒ avvenire esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcolโ. In altre parole, la dealcolizzazione puรฒ essere praticata solo presso le distillerie e sotto il controllo dellโAgenzia delle Dogane. Alle cantine il compito di imbottigliare il prodotto. Inoltre, lโalcol risultante dal processo di dealcolizzazione potrร essere utilizzato esclusivamente per fini industriali. Una scelta che non รจ piaciuta ai produttori di vino, da tempo in attesa del via libera per poter intraprendere la produzione di low e no alcol anche in Italia (molti per farlo son dovuti ricorrere ai loro stabilimenti fuori confine) e che invece si vedrebbero superati a destra dallโindustria degli alcolici.
โBene il cambio di rotta sui dealcolatiโ spiega a Tre Bicchieri il segretario generale di Unione Italiana Vini Paolo Castelletti โMa chiediamo al Masaf di ripensare al coinvolgimento delle distillerieโ. Dietro a questa richiesta non cโรจ solo la volontร di riportare il processo dentro al settore vitivinicolo, ma anche una serie di difficoltร legate alla stessa produzione dei vini low e no alcol.
โIn primisโ spiega Castelletti โle distillerie non hanno una diffusione capillare sul territorio nazionale, quindi certe zone rimarrebbero fuori. In secondo luogo โ e qui sta il problema piรน grosso โ bisogna tenere in conto le alterazioni di tipo microbiologico che deriverebbero dallo spostamento del prodotto. Il Ministero, infatti, non ha tenuto minimamente conto della vulnerabilitร del vino, soprattutto di un vino dealcolizzato che, proprio per la mancanza di alcol, risulta piรน a rischio di altri nella fase di pre-imbottigliamento. Una soluzione ci sarebbe, ma รจ quella di ricorrere a stabilizzanti chimici. Allora ci chiediamo: perchรฉ utilizzare la chimica se, per evitare attacchi microbiologici basterebbe non spostare il prodotto prima dellโimbottigliamento, permettendo, quindi alle cantine di dealcolizzare in autonomiaโ?
L’articolo completo รจ stato pubblicato sulย Settimanale Tre Bicchieri del 12 ottobre 2023
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