«Ci guardavano come marziani». Esordisce così Lucia Barzanò, al timone dell’azienda Mosnel con il fratello Giulio, la quinta generazione della famiglia. L’azienda si trova in un borgo cinquecentesco, interamente circondato dalle vigne di proprietà, 41 ettari coltivati in biologico. Tutte le cuvée maturano, almeno parzialmente, in legno come nel caso della nostra Bollicina dell’Anno per la guida Vini d’Italia 2023 di Gambero Rosso: il Franciacorta Pas Rosé Pas Dosé del 2016. «Ricordo bene le facce quando l’abbiamo presentato per la prima volta a Milano, nel 2004. Aveva colore super scarico, al tempo erano tutti carichi e fragolosi. In più, fin dall’inizio non avevamo aggiunto dosaggio: al tempo eravamo l’unico rosé pas dosé in Franciacorta e tra i pochissimi in Italia. Questo premio è una soddisfazione immensa». La formula non è mai cambiata: 70% di pinot nero e 30% di chardonnay, con le vigne prevalentemente esposte a est e sud-est. La prima annata prodotta è stata la 2001, mentre la 2017 non ci sarà a causa della forte gelata. Che cosa ha di speciale la versione 2016? «Io la trovo molto succosa, mi ricorda molto la 2008 per morbidezza e piacevolezza. La trovo proprio come doveva essere, rappresenta in pieno la nostra idea di rosé delle nostre uve».
Una cifra stilistica pura e garbata, di straordinaria armonia d’insieme, aggiungiamo noi. La produzione si articola in 7.000 bottiglie annue, il costo è di circa 50 euro in enoteca. Consigliamo caldamente una visita in azienda: il silenzio delle cuvée che riposano in cantina sotto le solenni volte del ‘500 è indimenticabile. E veniamo ai consigli in tavola. «L’aneddoto è reale. Quando l’abbiamo assaggiato per la prima volta alla volée, avevamo in cucina un roastbeef – racconta Lucia – Così l’abbiamo tagliato, ancora tiepido, all’inglese, ed era veramente un abbinamento perfetto. Ancora oggi ci piace abbinarlo alla carne al sangue, anche un manzo all’olio o uno spiedo bresciano».
In degustazione è stato difficile scegliere: anche il Franciacorta EBB ’16 ha strappato punteggi altissimi, al pari del Satèn ’18 e del Franciacorta Riedizione Riserva ’07. E il nostro plauso va anche all’enologo Flavio Polenghi. Infine, è stato il Pas Rosé ’16 a centrare il traguardo: incanta per purezza aromatica, è delicatamente balsamico, con profumi finissimi di scorza d’arancia e fiori appassiti. In bocca è un guanto, la carbonica è setosa e infiltrante: toni di anice, caffè e rosa danzano con classe rara. Non solo Tre Bicchieri: per noi è la Bollicina dell’Anno.
a cura di Lorenzo Ruggeri
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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