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Tre bicchieri

Vinitaly e gender gap: la foto di inaugurazione diventa un caso

Dieci uomini e una sola donna per il taglio del nastro della 56esima edizione della fiera di Verona. Un'immagine che racconta una realtà a dir poco scoraggiante

  • 18 Aprile, 2024

La foto di “famiglia” dell’inaugurazione di Vinitaly ci racconta lo stato dell’arte dell’inclusività femminile nel mondo del vino. Su undici rappresentanti del settore c’è una sola donna all’estremità dell’immagine (tralasciamo che si tratta della vicesindaca di Verona, Barbara Bissoli, chiamata in sostituzione del titolare Damiano Tommasi, assente per motivi personali). Un piccolo miglioramento rispetto allo scorso anno quando la quota maschile aveva fatto l’en plien: dieci su dieci. Casualità? Sfortuna? Disattenzione? In questo esercizio matematico, che ormai per missione ci porta a contare le presenze femminili in ogni ruolo apicale (come diceva qualcuno «finché le donne non potranno esserci per contare, è essenziale che continuino a contare per esserci»), il risultato è sempre uguale a sé stesso: scoraggiante. Qualche esempio? Prendiamo un Consorzio di peso come quello del Prosecco Doc. Quante donne fanno parte del consiglio di amministrazione? Zero. E nel Chianti Docg? Ancora zero. Così come in Valpolicella e nella Doc Cirò e Melissa, giusto per citarne qualcuno. Si sale ad una presenza in realtà quali Brunello di Montalcino, Doc Sicilia, Maremma Toscana ed Etna Doc.
Di certo i Cda sono lo specchio del sistema produttivo italiano, ma rispetto alle aziende a conduzione femminile (che sono in forte crescita) restano il luogo più restìo al superamento del gender gap. Retaggio culturale o c’è di più?
In ambito aziendale le cose non cambiano poi tanto. Le discriminazioni sono all’ordine del giorno. «Una volta un camionista ha voluto vedere la patente perché non si capacitava che fossi io a guidare il muletto» racconta la produttrice Marina Galli. «A me non volevano vendere il trattore», le fa eco Stefania Carrea. Piccoli episodi di vita quotidiana che però ci mostrano che siamo ancora a metà del guado. Quando una donna che guida un trattore o sette produttrici che si candidano al Cda di un consorzio non faranno più notizia (vedi iniziativa di un gruppo di produttrici di Gavi), allora potremmo dire di aver raggiunto l’obiettivo. Ma fino ad allora continueremo a fare la conta. E a sperare in una foto ricordo da Vinitaly un po’ più inclusiva.

 

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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

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