Archeologia

Nel deserto israeliano rinasce un vino di oltre mille anni

Israele reintroduce ufficialmente varietร  di uva dimenticate con un progetto di ricerca con le Universitร  di Haifa e Tel Aviv. Le tradizionali Sariki e Beer potranno integrarsi presto con quelle giร  coltivate in quest'area dai climi estremi

  • 25 Settembre, 2023

Fare vino nel deserto รจ possibile, ma se si utilizzano i vitigni autoctoni tutto ha un altro sapore. Un’ultima straordinaria esperienza in questo senso viene da Israele. Il deserto del Negev, splendido contesto naturalistico e meta di turismo da tutto il mondo, dopo secoli torna a ospitare due tipologie di vitigno molto antiche. Merito di un progetto di recupero condotto dalle Universitร  di Haifa e di Tel Aviv, in collaborazione coi maggiori enti di archeologia israeliani.

Le uve nate dai semi di epoca bizantina

Lo scorso 13 settembre, all’interno del parco nazionale di Avdat, attualmente patrimonio dell’Unesco, gli esperti hanno potuto assistere al reimpianto delle uve Sariki (rossa) e Beer (bianca), originate dai semi provenienti dai ritrovamenti durante gli scavi archeologici condotti nel 2017 proprio ad Avdat, rinomato centro di produzione di vino tra il quarto e il settimo secolo dopo Cristo. Una notorietร  tale da far sรฌ che i vini di queste aree, governate dai bizantini, fossero apprezzati anche in Inghilterra.

Archeologia e vigneti

I reimpianti vitati sono stati realizzati lungo il cosiddetto โ€œsentiero dei torchiโ€, nei pressi di cinque torchi scoperti nel sito archeologico. Gli studiosi, come ha reso noto l’ufficio del turismo nazionale, hanno scelto di dare al vigneto una forma che prende a modello proprio gli impianti tradizionali israeliani di un ampio periodo storico come quello della dottrina della Mishnah e del Talmud, compreso tra il primo e il settimo secolo dopo Cristo. Le piante di vite cresceranno in un contesto molto arido, arrampicandosi su cumuli di pietre o appoggiandosi ad altre piante. La scelta รจ stata fatta dopo anni di studi, realizzati in collaborazione con agronomi e archeologi israeliani.

Le due varietร  Sariki e Beer potranno anche integrarsi con altri vitigni giร  coltivati dai produttori locali (come Chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot, Malbec, Petit Verdot). Il deserto del Negev, alla luce della crisi climatica, rappresenta attualmente una sorta di laboratorio per testare la tenuta delle uve ai climi estremi. L’importanza di questo progetto, che coinvolge appunto i vitigni autoctoni e piรน antichi, sta proprio nell’offrire informazioni preziose sulla capacitร  di adattamento delle piante di vite. Bisognerร  attendere i risultati, per capire se sarร  possibile riportare alla luce l’antico vino dell’epoca bizantina.

 

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