Quante vite si possono vivere durante una sola esistenza? Domanda filosofica mai banale, ma che porta con sรฉ il peso delle scelte di ognuno di noi. Soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo attraversando, in cui chiunque – almeno per un minuto – si รจ trovato a confrontarsi con l’idea di โreinventarsiโ, in via ipotetica o reale. La storia di Upperhand Gin รจ interessante proprio per quello che simboleggia, ed รจ a modo suo la dimostrazione della resistenza alle avversitร che sanno dimostrare due dei comparti piรน duramente colpiti da questa pandemia, ovvero il mondo dellโhospitality e quello dello sport.
Ma proviamo a partire dal principio, ovvero da un tatami nel cuore del Veneto dove anni fa un ragazzino sognava di diventare uno sportivo professionista.
Il primo protagonista di questa storia รจ Alberto Borin, ormai conosciuto da tutti come Bert. Come il suo cognome fa intuire, nasce nel cuore rurale del Veneto (Santa Teresina, una frazione del comune di Noventa di Piave), in uno scenario immerso nei vigneti. In lui sono forti quella caparbietร e diligenza tipici dei veneti, quella dedizione che rende questa regione tra le piรน produttive dโItalia. Eppure lo sguardo di Bert inconsapevolmente guarda molto piรน lontano, verso un altro popolo disciplinato e serio sul lavoro, ovvero il Giappone. La strada per scoprire questo paese passa per lui attraverso il judo, uno sport iniziato da ragazzo e diventato con il tempo il grande motore della sua quotidianitร , con il crescere della sua carriera sportiva. Nel 1996 arriva terzo agli Italian National Championships under 18, e da lรฌ in poi la competizione si alza di livello. Negli anni seguenti, i trofei e le competizioni a livello nazionale ed estero si susseguirono, e con essi i risultati: 4 titoli nazionali a squadre e 2 nazionali assoluti, le prestigiose partecipazioni ai campionati del mondo e agli europei, senza contare i numerosi piazzamenti in tornei internazionali. Eppure, tra un ippon e lโaltro, nella mente di Bert nascevano nuove passioni e germogliavano vecchie tradizioni, come la distillazione, che aveva conosciuto fin da piccolo nelle vigne di pinot grigio e cabernet di famiglia, tecnica per la quale il padre era stato il suo primo grande maestro per quello che riguardava la grappa. Ma perchรฉ tutto questo diventasse un percorso di vita e non solo un pensiero sopito, bisogna attendere lโarrivo della seconda protagonista di questa storia, ovvero sua moglie.
Claudia nasce a Stirling, in Scozia, ed รจ fin da subito una cittadina del mondo: la madre, originaria di quelle terre, รจ cantante dโOpera e arriva in Italia grazie al suo talento, con una borsa di studio. Qui incontra il futuro padre di Claudia, capitano di Marina. I due si sposano e dopo aver fatto nascere la figlia nel Regno Unito, decidono di stabilirsi in Toscana.
Anche Claudia ha le radici che affondano nella distillazione: la famiglia della madre, i Lafferty, erano infatti originari di Donegal, nel Nord Ovest dellโIrlanda, da cui partirono nei primi del Novecento per cercare fortuna in Scozia, dedicandosi alla coltivazione di patate, alla produzione di alcol e alla costruzione di botti.
Il progetto di vita di Bert e Claudia, conosciutisi in Italia e sposatisi, va oltre al semplice piano di molte neo famiglie di acquistare una casa in comune e pagare le rate della macchina: il sogno di entrambi รจ quello di tornare a quella radice che gli accomuna, la distillazione, e di poterne fare un lavoro a tutti gli effetti. Decidono dunque di trasferirsi in Scozia, e di cominciare a studiare un gin che possa rappresentare la loro storia. Nell’ottobre 2017 nasce Upperhand, distillato su loro ricetta da una piccola distilleria di Tipperary, in Irlanda. Questo distilled dry gin, ottenuto da un doppio processo di distillazione, contiene al suo interno soltanto tre botaniche (oltre allโindispensabile ginepro toscano): basilico ligure, bucce di limoni siciliani e aneto irlandese.
Il progetto, partito inizialmente con una produzione di sole 3000 bottiglie, viaggia oggi sulle 36 mila unitร , con una distribuzione che si propaga in 10 diversi mercati tra Europa, Medio Oriente e Canada. Sicuramente nellโaffermazione di questo gin hanno giocato un ruolo anche lโattenzione ai dettagli di comunicazione, come la bottiglia di design dal riconoscibilissimo color tiffany, o lโetichetta ispirata alle carte dei tarocchi. Il nome scelto viene da unโespressione โGet the upper handโ che significa in ambito sportivo quando la squadra sfavorita, detta โunderdogโ, vince contro ogni pronostico.
Se si nasce come โunderdogโ e si arriva a un risultato, il rischio รจ quello di perdere la fame iniziale e sedersi sugli allori. Ma uno sportivo sa che ogni traguardo รจ il primo passo per la sfida successiva, e le intenzioni in tal senso paiono ben chiare: in primo luogo a Upperhand verranno a breve affiancati nuovi prodotti che allargheranno la proposta, per poi arrivare al vero grande step, ovvero aprire una propria distilleria in Scozia dove continuare la produzione dei gin, ma cominciare anche a lavorare per creare un proprio Schotch Whisky.
Le volte le seconde vite possono essere ambiziose e stimolanti come le prime, e quelli che sembrano momenti di stop sono solo rincorse per prepararsi a spiccare il grande salto, nella direzione di un sogno di qualitร .
https://www.upperhandgin.com/en/?r=1
a cura di Federico Silvio Bellanca
foto di Fabio Polimeni
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